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Intervista: Cradle Of FiIntervista: Cradle Of Filth

Una classica pioggerellina inglese accompagna Dani Filth e Paul Allender di passaggio a Milano per la promozione del loro nuovo album. Professionali come sempre e distanti dall’immaginario provocatorio che contraddistingue la band, i due ci raccontano come è nato “Manticore And Others Horrors”, senza nascondere un certo orgoglio per la posizione che i Cradle Of Filth oggi ricoprono nella scena metal mondiale.

 

di 

 

FACCIAMO UN PASSO INDIETRO; COME E' NATA L'IDEA DI UN ALBUM COME “MIDNIGHT IN THE LABYRINTH”, DOVE RIPROPONETE ALCUI DEI VOSTRI CLASSICI IN VERSIONE TOTALMENTE ORCHESTRALE?

D.F. La spinta principale è arrivata dal riscontro che avevamo avuto da parte dei fan quando registrammo delle tracce simili in passato- Solo che all’epoca non se ne fece più nulla perché la nostra vecchia etichetta non era interessata. Alla fine, comunque, abbiamo deciso di andare avanti, anche senza un grosso supporto. E' stato un lavoro che si è protratto nel tempo, il progetto è nato circa tre anni fa, e ce ne siamo occupati nel tempo libero tra un tour e un album. In ogni caso il disco è stato concepito come un qualcosa in più da dare ai fan, non direi che si possa considerare come un album regolare nella carriera dei Cradle Of Filth. Possiamo definirlo più come uno sfizio che avevamo il piacere di toglierci, come il mio libro o come il film “Cradle Of Fear”. Finalmente ora abbiamo trovato il momento giusto per pubblicarlo, prima di iniziare le registrazioni per il nuovo album.


DEVO DIRE CHE E' STRANO ASCOLTARE UNA CANZONE DEI CRADLE OF FILTH SENZA CHITARRA E SENZA BATTERIA

D.F. Si, ti colpisce. E' buffo perchè, in alcune recensioni, specialmente in Inghilterra, molti pensavano che questo lavoro anticipasse una nuova direzione musicale per la band.

P.A. Invece non aveva nulla a che fare con il nuovo album. La nostra idea, almeno in principio, era di adattare qualche canzone sullo stile di colonne sonore di vecchi film horror, poi abbiamo finito col registrare un intero album.

 

TRA L'ALTRO TU PAUL HAI CURATO L'ARTWORK DEL DISCO

P.A. Sì

 

E' LA PRIMA VOLTA CHE REALIZZI UN COPERTINA?

P.A. Per i Cradle Of Filth sì, però un paio di volte ho fatto qualche lavoretto per altri gruppi.

 

RECENTEMENTE ALCUNE BAND COME DIMMU BORGIR, MOONSPELL, HANNO SUONATO DAL VIVO CON UN'ORCHESTRA; PENSATE DI FARE ALTRETTANTO ANCHE VOI?

D.F. No, noi abbiamo già lavorato con una vera orchestra di un centinaio di elementi ed era il 2002, abbiamo registrato un disco con l'orchestra e l'abbiamo fatto prima di molte altre band, quindi per noi è una cosa ormai passata., preferiamo muoverci verso altre direzioni.

P.A. Infatti, una delle nostre caratteristiche è quella di non fare le cose che fanno tutti, ma di guardare sempre avanti.

 

PARLIAMO DI “MANTICORE...”; QUANDO AVETE INIZIATO A SCRIVERE IL NUOVO ALBUM?

P.A. All'incirca nel settembre 2011, per sei-sette mesi ci siamo concentrati sulla musica, prima di passare ai testi. E' stato un periodo di lavoro abbastanza tranquillo, abbiamo preparato dei demo e tre settimane prima di entrare in studio ci siamo seduti con calma a riascoltare quanto realizzato. Nel frattempo spuntavano sempre nuove idee, con il risultato che alcuni demo sono effettivamente diversi da quanto finito poi sul disco. In studio di registrazione è facile che le cose possano cambiare, o perché viene in mente qualcosa di nuovo, o perché ti impegni maggiormente nell'esecuzione dei pezzi, almeno, questo è quello che capita a me. Questa volta, in più, volevamo ottenere un suono più organico; anziché lavorare digitalmente con i pro-tools come nei precedenti album, abbiamo passato più tempo a suonare insieme come band, registrando i pezzi più volte fino a che non eravamo sicuri di aver catturato la giusta vibrazione. Alla fine direi che ha funzionato bene.

 

NELLA FASE DI COMPOSIZIONE HA PARTECIPATO ANCHE IL RESTO DELLA BAND O AVETE FATTO TUTTO VOI?

P.A. No, solo noi due.

 

SECONDO ME SU QUESTO DISCO LE CHITARRE SONO MOLTO PIU' PRESENTI RISPETTO AI VOSTRI DUE PRECEDENTI LAVORI.

D.F. Si è vero, le chitarre hanno un suono più grosso. Quando registrammo e mixammo il nostro disco precedente, il produttore Scott Atkins, che lavorava con noi per la prima volta, ci disse che per il disco successivo avrebbe avuto grandi idee su come massimizzare il suono delle nostre chitarre. Poiché abbiamo portato avanti la nostra collaborazione, lui sapeva già come orientarsi per ottenere il risultato migliore. Inoltre abbiamo cambiato studio di registrazione, abbiamo lasciato il precedente e ci siamo spostati in due studi differenti e più piccoli. Anziché vivere nello stesso ambiente tutto il giorno potevamo spostarci, tornare a casa, avere più tempo libero; tutto questo ci ha permesso di dedicarci con la massima attenzione e lucidità alla registrazione, senza troppa tensione.

P.A. E poi dopo tutto siamo una band heavy metal, quindi le chitarre devono essere potenti per forza!

 

UN'ALTRA DIFFERENZA RISPETTO AI PRECEDENTI LAVORI PENSO SIA LA TUA VOCE, MENO SCREAM MA UN TONO PIU' PROFONDO

D.F. Sì, diciamo che la gamma è ancora abbastanza varia, c'è anche lo scream, però su questo disco volevo che le parole fossero più scandite, in modo da invitare l'ascoltatore a cantare; un approccio che ci avvicina all'heavy metal tradizionale.

 

INVECE, PARLANDO DEI TESTI, NON SI TRATTA DI UN CONCEPT ALBUM, BENSI' CANZONI CON ARGOMENTI DIFFERENTI

D.F. Si, dopo due concept volevamo cambiare, e come suggerisce anche il titolo, si tratta di una raccolta di storie.

 

PERCHE' MANTICORE COME CANZONE PRINCIPALE?

D.F. Perchè è la title track, anche se poi non è stata scelta come title track per un motivo specifico. Poiché evoca questo forte immaginario mitologico, penso sia la canzone più adatta a fare da portabandiera per le altre. Per il video invece abbiamo scelto “Frost On Her Pillow”; le riprese sono durate tre giorni, dopo che in un primo momento c'erano stati problemi con la location.

 

SUL TUO BLOG NEL VOSTRO SITO SI PARLA ANCHE DELLA CANZONE “NIGHTMARES OF AN ETHER DRINKER”, CHE PERO' NON E' SULL'ALBUM.

D.F. Oh sì, è una bonus track per la versione digipack dell'album, che uscirà insieme alla versione normale. Abbiamo un paio di canzoni che non sono state inserite nell'album, nonostante siano sullo stesso livello delle altre. Non volevamo, però, che il disco fosse troppo lungo. Così rimane sui 50 minuti, è un buon tempo, abbiamo cercato di comporre una set list di canzoni che si amalgamassero bene tra loro. Questa volta non abbiamo registrato canzoni in più, da pubblicare eventualmente in seguito, abbiamo preferito concentrarci solo su quelle effettivamente utilizzate.

 

CHI HA CURATO L'ARTWORK?

D.F. Tre artisti differenti, Matt Vickerstaff, Travis Smith e Kevin Micheli.

 

QUALCUNO AVEVA GIA' COLLABORATO PER “DARKLY DAKLY VENUS AVERSA”?

D.F. No, li avevamo Natalie Shau. Penso sia stato utile avere tre artisti diversi, trattandosi di brani che narrano di più argomenti; in un concept deve essere tutto più omogeneo, qua invece hanno potuto sbizzarrirsi.

 

TRA POCO PARTIRETE IN TOUR, VISITERETE NUOVI PAESI?

D.F. Sì, questa volta andremo in Bielorussia, dato che durante il tour precedente il loro governo si era messo d’impegno per non farci suonare. Praticamente ci hanno tenuti fermi al confine e quando l’ufficio immigrazione ci ha dato il permesso per entrare nel paese erano ormai le nove di sera. E’ ridicolo perché è successo anche ad altri gruppi. Questa volta però abbiamo attivato altri canali, quindi non dovrebbero esserci inconvenienti.


CHE PECCATO, CHISSA’ LA GENTE CHE NON VEDEVA L’ORA DI VEDERE IL CONCERTO…

D.F. E noi non vedevamo l’ora di suonare, però sfortunatamente non potevamo fare nulla.

 

PAUL, TI INTERVISTAI QUALCHE ANNO FA E MI RACCONTASTI DI QUANDO, ALL'INIZIO DELLA VOSTRA CARRIERA, CERCAVATE DI COLLABORARE CON LE BAND NORVEGESI MA LORO NON VOLEVANO AVERE NULLA A CHE FARE CON VOI, POICHE' SOLO I NORVEGESI POTEVANO SUONARE IL PURO BLACK METAL. ORA ANDATE IN TOUR CON GOD SEED, AVETE FATTO UN TOUR COI GORGOROTH, E SIETE SEMPRE VOI GLI HEADLINER; E' LA VOSTRA RIVINCITA?

P.A. Ah ah, si è vero

D.F. A dir la verità, se guardiamo bene come stanno le cose, il black metal è nato in Inghilterra con i Venom, quindi quella norvegese è la seconda ondata black metal. Quando iniziammo noi, nello stesso periodo nascevano gruppi come Immortal, Impaled Nazarene, Moonspell, Necromantia, tutti provenienti da aree differenti e ognuno con il proprio sound. Al contrario loro si copiavano a vicenda, schiavi della terminologia “vero black metal”. Probabilmente quelli che ragionavano così oggi sono ancora lì a registrare i loro dischi nei boschi. Invece noi e le altre band che non hanno avuto una visione così ristretta della musica siamo cresciuti, allargando i nostri orizzonti.

Siamo orgogliosi di essere arrivati dove siamo oggi, e allo stesso tempo orgogliosi di essere rimasti nel nostro intimo una band heavy metal

 

E POSSIAMO DEFINIRVI ANCORA UNA BAND BLACK METAL?

D.F. Non mi piace molto il termine, anche se lo stile e le tematiche sono quelle...diciamo che oggi il modo migliore per definirci è dire che siamo i Cradle Of Filth.

 

LA GRAN BRETAGNA HA SEMPRE AVUTO UNA LEADERSHIP NEL MONDO MUSICALE, PERO' DOPO GLI ANNI '90, QUANDO SIETE NATI VOI, I PARADISE LOST, I MY DYING BRIDE...NON E' PIU' USCITA UNA BAND DI ALTO LIVELLO; COME MAI SECONDO VOI?

D.F. E' vero, non è una belle cosa. Ora dall'Inghilterra arrivano gruppi come i Bullet For My Valentine, ma sono più un crossover di generi che heavy metal veramente sentito, è più un prodotto per teenager. Non so, spero che ci sia una resurrezione della scena al più presto, e che la Gran Bretagna riprenda il suo posto.

 

COME SIETE VOI PAUL E DANI, QUANDO NON VI OCCUPATE DEI CRADLE OF FILTH?

P.A. Io vivo in America, ho il mio studio e suono tutti i giorni! Praticamente mi dedico solo alla musica; faccio qualche lavoro per band locali, che usano il mio studio come studio di registrazione: compongo, registro i demo per la band… è utile perché quando ho qualche idea non devo perdere tempo, vado lì e mi metto a registrare un po’ di tracce.

D.F. Io sto con la mia famiglia, anche se poi in realtà la quantità di tempo libero non è mai molta. Specialmente quando si tratta di registrare un disco...alla fine quello che pensi sia tempo libero non lo è!


COSA MI DICI DEL TUO LIBRO, “THE GOSPEL OF FILTH”? HO VISTO CHE NON TRATTA SOLO DI MUSICA MA HA MOLTI RIFERIMENTI A CINEMA, ARTE...

D.F. Sì, il libro è nato per raccontare non solo le origini della band, ma anche tutto quello che l'ha influenzata. Siamo sempre stata una band con una visione “cinematografica”. Quindi si parla di cinema, di letteratura, di religione, tutto quello che ha contribuito a creare l'anima della band.

 

PER FINIRE, AL FINE DI POTER SCRIVERE UNA RECENSIONE, LA VOSTRA CASA DISCOGRAFICA FORNISCE SOLO UN LINK PER L’ACCESSO ALL’ASCOLTO DEI I BRANI, DOPO TRE ASCOLTI BISOGNA NUOVAMENTE CHIEDERE L'AUTORIZZAZIONE; DICIAMO CHE E' UN PO' SCOMODO; COSA NE PENSATE?

D.F. Per quest'ultimo album? Ormai nel rapporto coi media c’è l’esigenza di comunicare più in fretta, tutti vogliono tutto subito; allo stesso tempo le case discografiche sono preoccupate di tornare indietro…praticamente è un problema irrisolvibile.
P.A. Penso che per questo album abbiano fatto bene, che non si possa fare altrimenti. In passato venivano consegnate copie di cd “watermarked”, ma nonostante questo il disco era poi disponibile su internet per il download gratuito prima della sua uscita, oppure alcuni giornalisti vendevano i cd.
D.F. Comportandosi così si causa un danno alle band, se diminuiscono gli introiti non si possono più fare musica e tour, o registrare dischi, sta già succedendo a parecchie persone.


E ANCHE ALLE RIVISTE MUSICALI...
D.F. Esattamente, tutto quello che è collegato con il nostro mondo finisce per sparire!

 detto non abbiamo ancora nulla di pianificato ma il progetto è quello di partecipare a tutti i più importanti festival.