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Intervista: Gotthard

Gli svizzeri Gotthard sono rinati dalla cenere come la Fenice –non a caso loro nuovo simbolo raffigurato sulla copertina dell’ultimo album- riuscendo a sopravvivere al momento più brutto e difficile della propria storia, quello successivo alla morte del loro leader Steve Lee, di più di due anni orsono. E sono tornati con tanta voglia di fare buona musica, forti di un nuovo cantante e di un nuovo disco, “Firebirth”, sicuramente apprezzati anche dai fan che avevano inizialmente pensato fosse meglio finirla lì. In occasione del loro tour di supporto al nuovo lavoro, c’è spazio anche per una tappa italiana e così poche ore prima del concerto -quando un nugolo di persone già è in trepidante attesa appena fuori dall’Alcatraz- noi entriamo dal retro per incontrare Marc Lynn, bassista della band, che ci concede una lunga chiacchierata per fare il punto sui Gotthard.

 

testi e foto live di

 

Vi abbiamo visto allo Sweden Rock Festival ed era una delle prime date del vostro tour, se non erro, come sono trascorsi questi mesi on the road?

Lo Sweden Rock era uno dei primi festival che facevamo, anche se prima eravamo stati un po' in Sudamerica a scaldarci. Chiaramente quello era un grande festival, molto importante per noi insieme con quello di Locarno, che poi è casa nostra. E così abbiamo cominciato a prepararci pian piano, quindi ogni sera abbiamo registrato e guardato ogni show, per vedere dove poterci migliorare, perché volevamo essere in un tempo molto veloce sul punto più alto che potevamo. E così è arrivato l’inizio di questo tour il nove di Ottobre a Montpellier, siamo andati giù in Spagna e per il resto d'Europa, prima eravamo stati in Russia e Giappone, e logicamente tu ogni sera suoni un bel set, ogni tanto lo cambi ed entri sempre più in sintonia, è tutto sempre più bello, alla gente piace sempre un po' di più e anche a te stesso, quindi il set diventa sempre più speciale: adesso possiamo dire di essere arrivati a quel punto in cui abbiamo il set perfetto e per gli ultimi cinque o sei concerti che ci restano ancora da fare lo lasceremo così.


Ad oggi avete una serata memorabile da segnalare?

C'è sicuramente da parlare di quel gran concerto a Locarno, dove abbiamo suonato per la prima volta in Svizzera dopo la perdita di Steve, la prima volta in casa nostra, in Ticino, e per prepararci abbiamo fatto più o meno ogni giorno delle prove per quel festival, a noi mancava un po' più di tempo per arrivare veramente pronti a un grande concerto con diecimila persone, ma alla fine ha tutto funzionato quella sera, è stato bombastico e, per la prima volta da un anno, dopo questo concerto ci siamo concessi quattro giorni di pausa, cosa che ognuno di noi si è meritato, eravamo contentissimi.


Firebirth” è stata per voi una sorta di nuova, inevitabile, rinascita della band?

E' un po’ come se avessimo pubblicato il nostro secondo primo album: ricominciavamo da zero, ed è ancora più difficile perché tanti ti conoscono e ti guardano, quando invece esci con il vero primo album, nessuno ti conosce e tu con questo fai vedere che ci sei, che questi siete voi. Invece questa volta ti dovevi presentare, per dire ‘qui ci siamo ancora noi, è tutto un po' diverso ma è lo stesso’, e quello era il difficile. Logicamente eravamo anche molto curiosi di sapere cosa ne avrebbe pensato la gente, se avevamo scritto un album bello oppure no. E’ stato molto difficile aspettare il momento in cui sarebbe uscito e il momento in cui sarebbero uscite le prime reazioni. Lo stesso è successo quando abbiamo presentato Nic, lanciando il primo brano, “Remember It's Me”: ricordo che siamo usciti la Domenica mattina con la notizia, a mezzanotte ero ancora sveglio per programmare le ultime cose per farlo uscire, alle otto siamo usciti con la notizia, alle nove era oramai dappertutto, dopo di che hanno scritto tutti a bomba, per fortuna tutti commenti positivi. Meno male, così ricevuto il feedback, si alleggerisce un po' il cuore.

 

Avete attraversato un momento molto difficile della vostra storia, com’è stato tornare in studio senza Steve?

Non direttamente, perché se tu vai alla ricerca di un nuovo cantante devi essere pronto a dimenticare il vecchio, chiaramente non dico di scordarsi di lui del tutto ma… è un po' come quando cerchi qualcuno di nuovo e pensi sempre a quello vecchio, diciamo un po' come quando cerchi una nuova ragazza e pensi sempre a quella vecchia, ecco questo non può funzionare. Tu devi essere arrivato al punto che hai accettato che la situazione è così e le cose come prima non torneranno mai più, e così sei pronto per il nuovo personaggio. Ogni tanto ancora torna questa sensazione, ti dispiace, sai che un certo pezzo ti ricorda lui, ma questo è anche il risultato dei vent'anni che abbiamo passato insieme, non sarebbe giusto se non fosse così, penso sia normale. Ma quando noi siamo andati in studio con Nic, lo abbiamo fatto per creare qualcosa di nuovo e l’unico obiettivo che hai è quello di finire quest’album, che diventi bello perché tu vuoi fare un bell'album e lì per lì tu non pensi al passato, pensi solo alla situazione attuale, a come riesci a fare quest’album il più perfetto possibile. E per questo eravamo tanto dentro il lavoro, anche chiaramente cercando di conoscere più profondamente Nic, che era questa la cosa più importante per noi.

 

Dove avete trovato questo nuovo cantante e come stanno andando le cose con lui?

Quando noi abbiamo detto alla stampa che volevamo andare avanti, ci sono arrivati circa quattrocento nastri di gente che si proponeva. Di questi abbiamo contattato le trenta persone che per noi avevano una bella voce, e a quei trenta abbiamo spedito dei nastri con dei brani già esistenti ma senza voce e abbiamo detto loro di cantare con la propria voce e di interpretare come avrebbero cantato loro, infine di mandarcelo. Quindi, quando abbiamo ricevuto questi nastri, abbiamo invitato una decina di persone a venire da noi: in sala di prova un giorno e in studio un altro giorno, passando del resto del tempo a parlare e conoscerci. Dopo questa selezione raggiunta con questo sistema, scegliendo quelli con cui quei due giorni erano stati belli, abbiamo chiesto ai rimanenti di tornare ancora per dieci giorni, e in questi dieci giorni abbiamo guardato e valutato meglio com’era la persona, vivendo più giorni insieme, rispetto ai due iniziali, vedendo se suonava un altro strumento, scoprendo che background aveva, che personaggio era, e in particolare valutando se c'era una magia, perché senza magia non puoi scrivere bei pezzi insieme. E Nic era fra coloro che abbiamo valutato, devo dire che con lui fin dall'inizio c'era una certa magia, inoltre il suo livello era sempre un po' più in alto rispetto a tutti gli altri che sono venuti e logicamente a questo punto abbiamo fatto con lui un test ancora un po' più lungo e profondo. Nei primi dieci giorni che lui ha lavorato con noi sono nati quattro pezzi che poi sono arrivati sul disco e questo è stato grande.

 

Immagino sia stata una scelta molto sofferta quella di continuare senza Steve, anche se poi alla fine è stata probabilmente la scelta giusta, come siete giunti a questa decisione?

Chiaro, è come per una famiglia quando viene a mancare la mamma, è ancora una famiglia? Sì è ancora una famiglia però... Quindi quando una parte importante non c'è più cosa succede, specialmente se vuoi avere successo in quello che fai… diciamo così: quando al Mars manca il cioccolato non è più il Mars. E lì ci siamo un po' persi in tante riflessioni logicamente, in più devi considerare anche le tue sensazioni, oggi magari dici ‘sì andiamo avanti’, domani pensi ‘no, non ha senso’, dopodomani ancora ‘sì dai’. Va tutto un su e giù con le tue emozioni. Una volta che eravamo più ‘stabili’ ci siamo fermati, abbiamo preso il tempo che ognuno potesse parlare con l'altro, riflettere sugli ultimi vent'anni e lì abbiamo visto che eravamo ancora un team che vuole fare insieme musica ed è allora che abbiamo detto ‘andiamo avanti e facciamo musica’, ma questo solo se avessimo trovato quel cantante magico, sennò non avrebbe avuto senso.

 

Ma torniamo alla vostra ultima uscita discografica, alla fine “Firebirth” è venuto fuori come volevate?

Sì molto, perché è vivo, l'album è puro, è un album per noi davvero semi-perfetto. Dico semi perché non contiene una hit che è uscita in tutto il mondo, quando avremo una bella hit che gira in tutto il mondo allora potrò dire che abbiamo fatto l'album perfetto.

 

E come sta andando questo nuovo album? Com’è il feedback dai fan?

Molto bene, io penso che non la gente non si aspettasse un prodotto che è venuto fuori così tanto vivo, che torna alle vecchie maniere. Abbiamo ragionato bene anche con il suono e alla fine abbiamo sovrascritto meno tastiere, meno voci e meno chitarre in studio. Abbiamo scritto bellissimi pezzi, è ancora un album che puoi ascoltare dalla A alla Z, c'è anche un pezzo dedicato a Steve logicamente, C’è questa copertina che ha questa fenice sul davanti, che sintetizza tutto ciò che è successo negli ultimi due anni, dalla cenere cresce nuova vita e “Firebirth” è il titolo che chiaramente racchiude tutto ciò: quando abbiamo scovato Nic abbiamo trovato ancora il fuoco dentro di noi, è nata una nuova speranza e con quella speranza abbiamo fatto un album che alla gente piace parecchio!

 

Nic è stato ai margini nella scrittura dell’album o ha partecipato pienamente al nuovo lavoro?

Ha partecipato molto, lui poi è anche un chitarrista, suona anche il piano: è un musicista fin dai primi anni della sua vita e, per esempio, “Remember It's Me” è un pezzo suo. Poi ha scritto “Starlight” con Freddy. Era coinvolto tantissimo e molto partecipe fin nel profondo del disco.

 

A me ha particolarmente emozionato, fin dal primo ascolto “Where Are You”. C’è qualche canzone di “Firebirth” cui ti senti particolarmente legato?

E' difficile per me dire di essere legato a un solo pezzo in particolare, diciamo così che anche a me “Where Are You” da tante emozioni, ma non vorrei sentirlo dal vivo perché mi tirerebbe giù parecchio, è così personale ed anche triste anche solo da ascoltare che è bellissima. Come dev'essere anche stasera, ogni tanto fare scendere una lacrima fa anche bene perché poi puoi ancora sorridere e per questo “Starlight” mi è piaciuta tanto fin dall'inizio. Ma alla fine quella che mi prende di più è proprio “Where Are You”: quando Leo ha scritto quel brano e me l'ha mandato, gli ho detto subito ‘questa è fantastica, complimenti! Non cambiare nemmeno una nota, lasciala così che è perfetta’

 

Ricordo ancora la dedica proprio allo Sweden Rock a Steve e l’emozione fra il pubblico, difficile tornare su certi vecchi pezzi sul palco?

No perché in fondo Nic è molto vicino a lui, va nella stessa direzione ed io penso questo tributo a Steve debba rimanere in scaletta specialmente in questo primo tour che facciamo. Nello show che citavo prima, a Locarno, abbiamo aggiunto degli archi, abbiamo fatto vedere le sue fotografie proiettate dietro al palco: il nostro modo di rendergli un giusto tributo, per una volta vederlo e tenerlo nella memoria, quindi poi tenerlo per sempre nel nostro cuore. E’ sempre con noi ma non vogliamo portare questa cosa più avanti di quanto sia corretto, non siamo i Queen, che dopo quindici anni vanno ancora sul palco e fanno passare ancora i video di Freddy Mercury. Una volta è sufficiente. Anche per una donna che perde il marito, a un certo punto arriva il tempo per un nuovo amore, ciò vuole dire che tu non dimentichi chi se n’è andato, ma che ora c’è spazio per nuovo amore e puoi andare avanti.

 

Nic sente un po’ la pressione?

Beh è chiaro, ancora oggi da zero a cento ci sono ancora tante cose che dobbiamo migliorare, lui ha così tante cose in testa che dovremmo aiutarlo, dirgli ‘questo è importante, su questo ci lavorerai dopo’. Ma ci vuole tempo, lui non può avere tutta quell’esperienza che ci siamo fatti in vent'anni di carriera, chiaramente. Lui è nuovo ma fa un lavoro fantastico, si deve sempre piazzare, lui guarda mille persone, mille persone puntano lo sguardo su di lui e lo comparano sempre e costantemente con una cosa che non esiste più. E lui vuole fare una buona figura, è un tipo molto simpatico e ha anche una voce fantastica. E’ chiaro che sia diverso, ma noi non volevamo avere una copia dell’originale, bensì un nuovo originale e tutta la gente deve capire questa cosa, accendere dentro di sé l'interruttore, mai dimenticare il vecchio ma dare anche una chance a lui. E per lui logicamente ogni sera è difficile, i giornalisti soprattutto in svizzera, la gente, fanno tanta pressione, ma lui è fantastico e lo fa in maniera molto professionale.

 

Il vostro ritorno ha mostrato che avevate ancora molto da dire, avete già dei progetti oltre questo tour?

Dopo questo tour abbiamo ancora un paio di date, abbiamo già in pianificazione un paio di festival, niente di particolare fino ad ora, ma l'idea è di ricominciare a scrivere dei pezzi l'anno prossimo, poi vedremo in base a quanto saremo veloci che magari riusciremo ad andare anche in studio, quando saremo pronti. Sicuramente è un lavoro difficile arrivare a scrivere pezzi per un nuovo disco che deve replicare il successo del primo disco in modo e anzi superarlo, e questa di sicuro è la parte più difficile. Vogliamo scriverlo chiaramente ancora meglio del precedente, è un lavoro molto sensibile e molto difficile, ma speriamo di riuscirci!

 

Avete circa vent’anni di carriera alle spalle: quali sono i ricordi migliori, le maggiori emozioni che ricordi?

Direi prima di tutto il primo disco d'oro, questo logicamente è stato un evento fantastico perché tu da quando cominci a fare il musicista speri e sogni di raggiungere il tuo primo disco d’oro: e tu ti aspetti che sia in quei vecchi grandi vinili, invece a noi hanno dato un bel sasso con su un CD ed eravamo chiaramente molto delusi ma al tempo stesso soddisfatti lo stesso perché questo era il nostro primo disco d'oro. Chiaramente la prima volta che suoni con un grande gruppo, uno dei tuoi idoli, gli suoni di spalla, e per noi è stato Brian Adams davanti a quarantacinquemila persone, fantastico! Dopo logicamente abbiamo suonato con Aerosmith, Bon Jovi, etc, insomma ne abbiamo fatti tanti ma il primo concerto con una band di un certo spessore è molto speciale. E’ stato molto speciale anche andare in tour con i Deep Purple, lo abbiamo fatto ben due volte, una poco fa e un’altra più o meno quindici anni fa in Francia. Il fatto è che logicamente oltre a dividere il palco con i tuoi idoli ci vai anche in tour, così che riesci anche a parlare e comunicare con loro. Questi che ho detto sono tutti momenti speciali, ma lo sono anche quando hai un po' di paura perché è in uscita il nuovo disco, temi la reazione della gente, come diventerà, come sarà giudicato il tuo lavoro, tanto che hai mal di stomaco tutte le settimane prima del lancio, ma quando poi hai finalmente le reazioni: wow, fantastico!

 

Il mondo della musica è sempre più difficile, come la pensate in riguardo a tutte le evoluzioni dell’ultimo millennio che hanno fatto quasi sparire vinile e CD?

A me piace ancora andare a comprare un CD, anche un vinile, il problema non è lo spostamento da una parte all'altra, il problema è che tutti vogliono la musica gratis e questa è una cosa di carattere delle persone, questo non può certo cambiarla l'industria musicale. Si deve sapere che quando tutto è gratis poi nessuno lo fa più perché non rende e per quello vi dico: quando avete un bel gruppo che vi piace, andate a prendere il disco, per aiutarlo, supportatelo, io lo faccio sempre. Ma anch’io uso i nuovi strumenti che aiutano anche a scoprire nuovi gruppi: quando oggi vai al negozio di musica non hai così tanto tempo per ascoltare tutti i dischi. Per questo è comodo andare su internet, e anche comprarlo su internet il CD. Ma penso che sia più nella testa della gente il problema, tutto il music business andrebbe alla grande se non ci fosse questo problema, siamo arrivati al digitale, prima era analogico, magari un domani tornerà anche l’analogico, chi lo sa potrebbe tornare di moda. Ma tutto il mondo della musica è in crisi solo perché nessuno si compra più un disco, perché tutti pensano che possano avere la musica gratis ed io penso che ognuno che fa un lavoro, indipendentemente dal lavoro che fa, se ciò che fa è apprezzato, deve essere riconosciuto. Così come qualsiasi lavoro anche quello dei musicisti, quindi seguitelo e quando c'è il vostro gruppo preferito o secondo gruppo preferito aiutatelo comprando almeno il CD.

 

Bene siamo in chiusura, ti lascio spazio per un saluto, urlo, qualcosa da dire ai vostri fan italiani e lettori di Flashforward Magazine.

Saluto tutti i lettori e specialmente i nostri fans che ci hanno supportato per tutto quel difficile momento e che hanno dato un benvenuto a Nic in maniera fantastica, spero che avremo davanti a noi un bel paio di anni insieme, in cui potremo divertirci e fare buona musica che a voi piaccia. E grazie per tutti questi bei momenti avuti fino a oggi.

 

Grazie mille per la tua disponibilità e alla prossima!