Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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Una band fuori dagli schemi. Complessa, originale, così poco “italiana”. Da prendere con le pinze: Tongs, appunto.
intervista di
Innanzitutto, c’è una correlazione tra l’inquietante cover del vostro album e le tematiche nello stesso trattate? “La relazione sta nell’arte e nella sensibilità di un artista di grande personalità come Scarful, che ha realizzato l’artwork per il nostro disco dopo ripetuti ascolti e dopo aver raccolto le nostre idee e sensazioni rispetto al senso di questo lavoro. Dalla sua sintesi è nata un’immagine potente ed evocativa che secondo noi introduce e rappresenta bene la nostra musica.” A cosa si riferiscono il titolo “Fractal” ed anche il vostro (curioso) monicker? “Un frattale è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse, e vuole rappresentare il nostro tentativo di indagare e sviluppare la nostra musica con la stessa attenzione dalla struttura generale al più piccolo dettaglio sonoro, mentre Tongs è prima di tutto un nome che ci piace e che significa pinze, quindi in quanto utensile rimanda a un immaginario di lavoro e di creazione che non rifiuta la parte manuale ed artigianale, servendosi degli strumenti più appropriati ai propri scopi. Alla fine questi strumenti o medium siamo noi al servizio della musica.” Dove e con chi è stato registrato “Fractal”? “Fractal è stato registrato con Ivan Rossi, un vero mago del suono, nello studio “Sam” di Lari. Ivan ci ha seguito fin dall’inizio del nostro percorso e ci conosce bene quanto le sue macchine, quindi è stato una componente importante alla creazione del nostro sound. Rispetto al vostro debutto, quali ritenete siano le maggiori differenze rispetto a “Fractal”? “Direi sicuramente la potenza e la comunicazione, in quanto è un disco molto più aggressivo e diretto e la presenza della voce e dei testi manda un messaggio inequivocabile.” Soddisfatti al 100% del nuovo ellepì o cambiereste qualcosa? “Ovviamente siamo già rivolti al futuro con nuove idee e nuove strade da intraprendere, ma crediamo che questo disco rappresenti bene quello che siamo attualmente e ne siamo orgogliosi.” Love/hate question per ogni musicista: come definireste la vostra proposta musicale? “In effetti è una domanda più hate che love, le etichette non piacciono a nessuno e spesso i critici che se ne riempiono la bocca le usano in modo che ti fa dubitare abbiano ascoltato realmente qualcosa...art-rock forse? Comunque è una musica fatta di opposti, dura e poetica, complessa ma diretta.” Il vostro sound è un caleidoscopio di molteplici (e parecchio differenti) influenze. Chi indichereste tra i vostri numi tutelari e/o bands preferite? “Abbiamo suonato e ascoltato di tutto, forse in questo disco emergono maggiormente le influenze di Tool, Primus, Einstürzende Neubauten, King Crimson, Motorpsycho, Melvins e chi più ne ha più ne metta.” Taluni dei vostri testi sono alquanto provocatori (“Sex In Sacresty”), altri lasciano trasparire una coscienza politica non sospetta (“Politics”). Da dove traete ispirazione per la nella scelta delle tematiche da affrontare? “Ci ispira, come tutti, quello che ci circonda e quello che abbiamo dentro, che spesso essendo in conflitto, creano una scintilla di poesia o di rabbia, da cui nasce un testo che si può sviluppare in direzione più introspettiva o più politica a seconda dello stato d’animo in cui ci troviamo.” Come avviene la scrittura di un tipico brano dei Tongs: lavoro d’equipe o c’è un mastermind tra di voi? “Un po’ di tutti e due, alcuni brani sono nati dal lavoro di gruppo e altri sono stati proposti da qualcuno e poi sviluppati ed arrangiati insieme.” Avendo un suono molto internazionale mi chiedo se avete in mente di proporvi anche oltre confine (sia come distribuzione del cd che come attività concertistica). “Ovviamente sì, non vogliamo porci limiti o confini...tra l’altro, considerando l’imbarbarimento culturale avvenuto in Italia negli ultimi anni, bisogna guardare per forza altrove.” Cosa avete tratto dalla collaborazione con il Teatro Degli Orrori? “Ci siamo confrontati con una delle realtà più interessanti del panorama italiano ed abbiamo trovato in Pierpaolo l’interprete perfetto per realizzare la nostra idea, scoprendo tra l’altro una persona fantastica, disponibile e limpida come l’acqua in un mondo come quello della musica dove spesso le apparenze ingannano. Direi che ne abbiamo tratto motivi di speranza in un mondo migliore!” Ultime parole famose: quale obiettivo vi proponete di raggiungere con “Fractal”? “Suonare tanto e magari vendere pure tanti dischi! Ahahah!”
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