Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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testi & foto di Giovedì 16 Luglio: la prima bollentissima giornata! Il Giovedì mattina un bel sole, e un certo caldo sono lì ad attendere la prima giornata piena di festival, che ad ampi tratti si tingerà dei colori scandinavi, capitanati da un healiner forse non pienamente considerato dalle nostre parti ma comunque con un buon seguito da queste parti: i Sabaton. La giornata però si apre all'insegna del metallo dei britannici ONSLAUGHT che intorno a mezzogiorno (di fuoco) danno inizio alle danze. E nonostante l'ora, e il solleone, ecco comunque un discreto numero di persone sotto il palco a inneggiare ai thrasher old school. Certo pochi sono quelli che seguono i nostri così intensamente ed è durissima stare sul piazzale a quest'ora, ma uno zoccolo duro li acclama fino alle immortali note di "Onslaught (Power from Hell)" che suggellano questo inizio di giornata col botto.
Deciso cambio di stile e pubblico quando agli svedesi HARDCORE SUPERSTAR tocca il "turno" dell'una. Diciamo subito che qualche anno fa, a vederli così presto avremmo storto il naso con le star di Göteborg così presto in scaletta, no? E invece sono in apertura e il set di oggi, così come in parte il loro ultimo album, sono forse lo specchio di una band non proprio ai massimi storici, diciamo male? Sarà che li abbiamo visti mille volte ma oggi, al di là di una scaletta "classica" -magari volevamo sentire dal vivo qualcosa più che "Touch The Sky" o "Don't Mean Shit", oppure il "nuovo" corso dell'ultimo album è già finito?!- e qualche piccolo lampo sui soliti inni, non si va al di là del compitino oggi. Si movimenta un po' la scena quando chiamano sul palco un po' di ragazze sul palco su "Last Call For The Alchool", accompagnato anche da qualche drink. Il sipario cala sul terzetto "Moonshine", "We Don't Celebrate Sundays" e "Above the Law" con qualche timido segno di ripresa ma nulla di così clamoroso. Rimandati!
Ben altra parabola quella ascendente degli H.E.A.T, che si stanno ritagliando un seguito sempre maggiore. Ricordiamo ancora con simpatia i loro esordi su qualche piccolo palco svedese, e oggi non stentiamo a credere di vedere loro mattatori di questo pomeriggio se non di giornata per qualcuno di noi. Quello che agli esordi con loro, il loro oramai consolidato frontman e cantante Erik, sembrava un po' un "fighetto" è ora più che mai un animale da palco, quello che appunto mancava pochi minuti prima ai conterranei HCSS, vero e proprio trascinatore della band di Upplands Vasby. E così il discreto pubblico che accorre nella bollentissima arena, attirata dai suoni della oramai classica "The Heat is On" che apre loro la strada, non rimarrà delusa dall'ora scarsa della band probabilmente più melodica del festival, ma con il vantaggio di un'energia spropositata portata sul palco. Inutile scorrere i titoli fra le varie vecchie e nuove tracce come "Inferno" (mai posto più azzeccato del piazzale di Balingen a quest'ora), il lentone "Tearing Down The Walls" giù fino al classicone di chiusura "Living on the Run" non dopo aver visto Erik che piomba a cantare letteralmente in mezzo al pubblico per esserne ancora più vicino e sentire meglio il calore dei tanti che si sono assiepati lì sotto sfidando i quasi quaranta gradi all'ombra. Sempre più grandi!
Ben altro ritmo hanno invece i seguenti GRAND MAGUS, a completare il trittico tutto svedese. Certo a volte la loro staticità sul palco è un po' annoiante ma la classe portata sul palco da tutti i tre presenti è notevole, inoltre ci troviamo di fronte l'unico set dalle tinte doom e stoner di tutto il festival e non certo più un nome "sorpresa". Manca un po' di potenza la voce di JB, unica nota. Epici, doom, a tratti potenti e veloci, pur se un po' monotoni alla lunga, fanno anche loro un discreto centro nel pubblico del BYH, soprattutto con alcuni inni, come "Kingslayer", "Iron Will" o la conclusiva e immancabile "Hammer Of The North".
Sono da poco passate la Quattro e mezzo quando sul palco arrivano i DEATH ANGEL e abbiamo un nuovo cambio deciso di ritmo e sonorità. I californiani sono una sicurezza sul palco e pur in pieno pomeriggio ci offrono un set energico guidato con potenza e precisione dal "solito" Mark Osegueda, in bilico costante fra pallottole recenti o meno, da "Left for Dead" e "Son of the Morning" in apertura giù fino alla finale "The Dream Calls for Blood", con l'intermezzo dell'immortale "The Ultra-Violence", preceduta poco prima da un'immancabile "Voracious Souls", decisamente una spanna sopra tutto il resto. Un bel rullo compressore nel bel mezzo di questo variegato pomeriggio.
Sono le sei ed è il turno dei SONATA ARCTICA, e di un nuovo rallentamento di ritmo…e dobbiamo dirlo anche in modo un po' repentinamente lento da sembrare dare agevolmente il via alla cena. Già poco dopo l'introduzione classica di "Can-Can Jaakolla", troviamo l'esibizione dei finnici un po' troppo fredda e distaccata, senza quella verve che servirebbe, per tenerci incollati allo schermo come tanti fan fanno per tutta l'ora a disposizione.
Di ben altro tenore il clima sotto la Halle, dove un foltissimo pubblico accoglie gli svedesi ENFORCER poco dopo le sei e mezza, con tanto di code all'ingresso, favorite anche dal collo di bottiglia formato dalla sicurezza in entrata… e la risposta è un'ora scarsa di metallo sparato a grande velocità pescando a piene mani del recente "From Beyond", fin dall'iniziale "Destroyer". Certo sono derivativi, ma il pubblico apprezza alla grande il loro stile e la loro genuinità. I nostri guidati da Olaf in perfetta forma vocale –a differenza della precedente presenza qui al BYH di cinque anni orsono- sfoderano uno dei migliori show dell'intero festival, fortunatamente in un ambiente più adatto a band del loro calibro come quello della Halle, seppur con un numero abbastanza alto di presenze (record della tre giorni per la Halle?). In forte ascesa!
Gli Enforcer finiscono giusto in tempo per uscire e attendere lo show dei W.A.S.P., a torto o ragione, per molti presenti i veri headliners di giornata. Certo ripensando ad alcune recenti uscite con un Blackie Lawless non proprio in grandissima forma, alcuni forse avranno pensato di snobbare quest'ora abbondante di set. Ma, mentre la sera scende lentamente e le temperature tornano più "normali", ecco che il pur visibilmente appesantito Blackie, pur come recentemente già visto un po' statuario sul palco, ci regala, con i suoi, una bella sorpresa positiva. Seppur perlopiù con una setlist scontata, gli statunitensi sono stati accolti con grande calore dai tanti presenti, fin dall'iniziale "On Your Knees". E il clima è di nuovo torrido di fronte alle solite ma sempre apprezzate hit "LOVE Machine", "Wild Child ", "I Wanna Be Somebody" e la finale "Blind in Texas". Per una volta non ci tocca bacchettare i WASP come accaduto in tempi recenti, hanno fatto il loro sporco lavoro e anche molto bene! Headliners ad honorem!
Nella Halle troviamo in contemporanea o quasi gli ODEN OGAN, ma ben poco spazio possiamo dedicare loro per esprimere giudizi. Così come dopo di loro i FINNTROLL, che sono praticamente in contemporanea con gli headliner di giornata. Il palco principale nel frattempo è stato agghindato come un set da film di guerra, con tanto di carro armato/batteria: tocca agli svedesi SABATON dare l'ultimo assalto all'arena esterna per oggi. Ne è passata di acqua sotto i ponti dall'ultima volta che li vedemmo qui, in pieno pomeriggio, e nel frattempo la band si è quasi completamente sfaldata nel 2012, quando al fianco del frontman Joakim Brodén, rimase solo il bassista Pär Sundström. Ma alla fine i Sabaton sono risorti come la fenice dalle ceneri, anche se questo posto da headliner ci pare un po' esagerato! Il pubblico è effettivamente numeroso -segno di un certo successo qui in Germania- quando le note di "The Final Countdown" (sì avete ben capito!!) aprono la pista alla discesa sul campo di battaglia degli scandinavi, poco prima delle prime note di "The March to War". Certo che le loro marce epiche di guerra, non sono proprio gradite da tutti i presenti, però in fondo grazie anche a una presenza scenica imponente, scenografie, fuochi e luci che giustificano la posizione. Esaltazione collettiva che è incessante fino alle finali "Primo Victoria" e "Metal Crüe", che fanno tornare la pace sull'arena poco prima delle undici.
Finiti i Sabaton, è il momento di trasferirsi sotto il tetto della Halle, dove si stanno preparando i KORPIKLAANI. Il pubblico pur già provato da una lunga e bollente giornata, risponde positivamente dobbiamo dire, ma ecco, a noi che li abbiamo apprezzati fin dalla prima ora, oggi hanno perso forse quell'effetto sorpresa degli esordi, sono un po' noiosi, seppur arrivino a completare un'offerta musicale veramente variegata, come quella di oggi. Così è più il tempo passato al bar che quello a seguire con attenzione i finnici... e il tempo passa alla svelta fino alla mezza, quando anche loro abbandonano la scena, seguiti da un folto numero di persone che alzano ora bandiera bianca.
Ultima fatica di giornata, ecco, davanti a uno sparuto zoccolo duro che occupa quasi solo le prime file, i CRAZY LIXX. Gli svedesi attaccano quando manca poco all'una e le forze sono al lumicino. Certo sono passati diversi anni da quando ce li ricordiamo come una delle prossime bombe svedesi pronte a scalare le classifiche del pianeta. Peccato che la loro ascesa si sia inceppata, prima con il passaggio di Vic Zino ai più noti Hardcore Superstar, e oggi, pur con tanto sforzo da parte dei nostri, faticano a reggere il passo e l'ora con una verve che c'è, ma non è eccellente come anni fa. Ci portiamo stancamente fino alle due, con la solita "21 'Til I Die" a dare un po' di sale alla loro esibizione. Veramente poco da segnalare, meglio prendere presto la via di casa, in vista dell'impegnativa giornata di domani.
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