Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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Venerdì 17 Luglio: altra giornata di fuoco!
Anche il Venerdì si apre con un bel sole cocente, tanto che nel pomeriggio agilmente le temperature saliranno ben oltre i trenta gradi penalizzando un po' gli show pomeridiani… ma andiamo con la cronaca cominciando dai TANK che aprono le danze alle undici e mezzo, un po' troppo presto per essere alla Balingen Messegelande in forze in vista di una lunghissima giornata di metallo, così ci accontentiamo delle note di coda del loro show.
Ben altro interesse abbiamo per il secondo act di giornata e alla mezza siamo così in campo in tempo per i JAG PANZER: certo un'ora non molto consona allo spessore della band statunitense, e il caldo sul piazzale di fronte al palco potrebbe arrostire chiunque… se non i fedelissimi metalhead già lì in prima fila. E dobbiamo dire che tanta fatica e sudore sono ripagati da uno show di grande impatto: guidati da uno strepitoso Harry "The Tyrant" Conklin, frontman di peso degli statunitensi, che fin dall'iniziale "Black" ci fanno capire di cosa sono capaci. E la scaletta scivola via toccando il top sulle storiche "Chain Of Command" e "Warfare", poco prima del gran finale che arriva forse troppo in fretta, dopo tre quarti d'ora, sulle note della cover degli UFO "Lights Out" e quelle di una "We Are The Champions" che chiude la loro fugace presenza oggi qui a Balingen. Devastanti, peccato per l'ora!
Altro nome terribilmente alto sulla scaletta e costretto a fare i conti con temperature sempre mostruose… è quello dei TYGERS OF PAN TANG che, poco dopo l'una e mezzo, salgono sul palco di Balingen, attesi comunque da un numero crescente di persone sprezzanti del solleone caldo in cielo. Impossibile perdersi poi l'unica presenza italiana sul palco del festival: un buon Jacopo Meille che guida con disinvoltura la band britannica da oramai più di dieci anni. Certo è rimasto solo Robb Weir, ma come spesso accade, i nomi del passato qui hanno un'accoglienza molto calorosa, e le classiche "Suzie Smiled" e "Hellbound" sono la ciliegina sulla torta di questo set della storica band che fu parte della NWOBHM e oggi ancor più viva che mai nonostante tutto.
Sono oramai quasi le tre ed è il momento dei Rag… ehm REFUGE, ovvero la reincarnazione della più classica formazione dei Rage. Con Peavy Wagner (voce e basso), Manni Schmidt (chitarra) e Christos Efthimiadis (batteria). Il tutto nato quasi per caso con un concerto segreto nella loro città d'origine la scorsa estate e ora i nostri sono di nuovo qui a Balingen con grande gioia per i fans dei Rage presenti. La scaletta è chiaramente completamente dedicata ai loro tempi nei Rage, ma quello che si nota certamente sul palco è un piacevole ritrovarsi fra vecchi amici di nuovo uniti su di un palco, inutile dire che pezzi come "Invisible Horizons", "Nevermore ", "Don`t Fear The Winter" (già che co' sto caldo….) e l'immancabile e finale "Refuge", suonate dai protagonisti di quegli anni d'oro della band tedesca, sono una goduria mettallica, peccato solo che non ci sia nulla di nuovo sotto al sole, almeno per il momento!
Il pomeriggio tutto teutonico continua con il turno dei PRIMAL FEAR. Ralf Scheepers e Mat Sinner sanno sempre come fare centro sull'audience, soprattutto se giocano in casa, e oggi offrono uno show solido ed efficace che incendia ancor più le prime bollentissime file. Con una presenza sul palco sempre importante –a volte anche ingombrante- e anche con un buon metallo sparato con precisione fanno il loro sporco lavoro in pieno. Il loro set scivola via in parte pescando dal loro ultimo e ben accolto "Delivering The Black", ma anche passando dai classici, per quanto possibile in un'ora scarsa che non può però chiaramente prescindere la classicissima "Metal is Forever", così come la potente Nuclear Fire o "Final Embrance".
Stesso posto stessa spiaggia stesso mare… dopo cinque anni, di nuovo per un nuovo anniversario del BYH, ecco sul palco alle cinque del pomeriggio i LOUDNESS. Accolti da tantissimi fan, a ben vedere le tantissime magliette con il sole nipponico, i giapponesi sono ancora in buona forma. E come allora ci regalano un'ora scarsa con una raccolta delle perle migliori della loro lunga discografia con grande professionalità, forse un poco freddini ma comunque ben piazzati sul palco. Il giro in giostra parte con "Crazy Nights", si va giù per la storica "Heavy Chains", passando per "Crazy Doctor" e finendo con "SDI"… una goduria vedere i nipponici sul palco, vista la rarità dei loro passaggi in Europa e come sempre una certezza di buona riuscita, con la gran bella voce di Minoru Niihara sugli scudi insieme alla grande classe di Akira Takasaki. Immortali!
Sono passate le sei ed è il momento di avvicinarci alla pit per gli ARCH ENEMY. E' però con grande sorpresa che scopriamo che gli svedesi hanno deciso di non volere alcun fotografo sotto il palco! Peccato perché la scelta è certamente infelice e senza senso. Il pubblico nel frattempo ha riempito sempre più l'arena e ora il colpo d'occhio è notevole, mentre il clima è leggermente più gradevole. Parlando della musica… Alissa White Gluz è oramai entrata per bene nei meccanismi della band svedese che pare stia avendo una seconda giovinezza con il suo innesto nel ruolo di frontwoman e non solo per via del buon successo del recente "'War Eternal". Il pubblico risponde entusiasta al richiamo della cantante dalla chioma giallo-blu, che sul palco sembra veramente dare quel tocco in più a una band a tratti noiosa nel recente passato. Neppure un improvviso scroscio d'acqua rinfrescante (finalmente!) fa diminuire l'entusiasmo dei presenti… In forte risalita!
Ci rimane giusto il tempo di una fugace presenza sotto la halle quando è il turno degli STORMWITCH, band tedesca dedita a un metal dalle tracce cupe e occulte in giro da ben più di trent'anni, troppi gli eventi in programma oggi per seguire tutto con attenzione, così magari è meglio cenare prima che vengano i momenti clou e così alle sette e mezzo siamo già pronti per una lunga serata.
Potevano mancare dopo le loro tante, più o meno clamorose, presenze nelle scorse edizioni, culminate nel famoso Operation: Balingen del 2008? No i QUEENSRYCHE hanno fatto nel bene o nel male la storia di questo festival e oggi arrivano in una sorta di co-headlining nel venerdì sera. Certo non c'è più da qualche tempo Geoff Tate alla guida del combo americano, così come oggi manca –per motivi di visto come ci è stato raccontato in seguito- anche il bassista Eddie Jackson, il cui posto però, vista l'improvvisa assenza, è preso solo da alcune registrazioni. L'impatto della band è comunque forte e Todd La Torre si rivela, pur scenicamente molto meno possente, un'ottima resa vocale e buon frontman, che non ci porta proprio a rimpiangere il predecessore. E tutti nella band fanno di certo di tutto per non fare sentire la mancanza anche di un elemento fondamentale come il basso, pur dopo qualche momento più teso in apertura. E il set è, sorprendentemente (visto il nuovo corso in atto), un classico set dei Queensryche, con quasi tutti i grandi classici al loro posto (qualcuno si è dimenticato "Jet City Woman" ma non se n'è sentita la mancanza oggi) ma nulla del recente passato più legato a La Torre… scelta opinabile ma alla fine la parte del leone fanno "I Dont Believe In Love", "Eyes Of A Stranger" ma soprattutto, oggi i 'Ryche fans hanno potuto godere delle strepitose pietre miliari "Queen of the Reich" e "Take Hold of the Flame", che Tate non portava più da tanti anni sul palco!
Quasi in contemporanea sotto la Halle possiamo ammirare all'opera anche per un po' i PROTRAIT, band svedese dedita a un metallo classico ma a tinte oscure, che, pur senza i picchi dei conterranei Enforcer, fa un discreto bottino di pubblico in quest'affollata serata. Per Lengstedt è oggi in grande forma e la prestazione dei nordici è sopra le righe, tanto da porli sempre più in forte ascesa nella nuova scena heavy metal europea. Da rivedere con più calma!
Mentre fuori si prepara la scena per gli headliners di giornata, sotto la Halle, in molti classic metallers si affollano per accogliere al meglio i canadesi ANVIL, forse un po' sacrificati in questa posizione. Ma comunque ben seguiti dai tanti che con il metal estremo non hanno molto a che fare…così questa sorta di secondo "headliner", pur nella piccola ma strapiena Halle è un evento gradito a molti. Certo quando cinque anni orsono erano qui per i quindici anni di BYH, l'attesa era forse maggiore. Ma i nostri non hanno perso la verve e l'energia con il tempo e i tanti concerti seguiti al loro film-documentario. Lips è ancora lì a rubare la scena al resto della band, con la sua simpatia e le smorfie ma soprattutto con un set preciso e potente, che non può certo prescindere di scivolare prevalentemente sui grandi classici, come l'immortale "Metal On Metal". Ben più che un'alternativa agli headliner per molti!
Se ieri sera con i Sabaton headliner molti avevano storto il naso, anche oggi il nome di punta, seppur in coabitazione con i 'Ryche, ovvero i KREATOR, aveva sollevato un po' di perplessità fra il pubblico, che avrebbe preferito, visto lo slot libero fino a pochi giorni prima del festival, un nome a sorpresa e ben più inatteso. Ma tant'è, al BYH puntano più alla sostanza di dodici-quattordici ore giornaliere, piuttosto che spendere milioni per un solo grande headliner, è forse sbagliato? Il mastodontico palco dei tedeschi è comunque piacevolissimo da seguire, con tanto di video e pyros, e, pur non eguagliando altri nomi ben più conosciuti, l'arena è discretamente affollata pure per loro. Quello che non manca a Mille Petrozza e soci è la classe e la setlist è un bel tributo ai trent'anni di carriera della band in lungo e in largo, con tanto tempo a disposizione, gli highlight non si possono fermare alle "solite" "Endless Pain", "Extreme Aggression", "Pleasure to Kill" o "Flag of Hate". Certo non avranno accontentato tutti ma uno show da healiner l'hanno pur fatto pure loro, senza infamia e senza lode.
Sono le undici e molti già sfollano, però noi non ci facciamo mancare di seguire con attenzione la parte finale di questa lunghissima giornata, sotto la Halle. Tocca ora agli irlandesi PRIMORDIAL tenere accesa l'attenzione e… che bella sorpresa!! Guidati dal carismatico e pitturatissimo Alan Averill, non sono dediti, come la maggioranza dei conterranei, a folk da pub e Guinness in mano, ma un ben più solido metal mischiato a sonorità irlandesi e celtiche. E giù quindi per l'ora e mezzo a disposizione con highlight sulla sontuosa "Empire Falls". Se le energie erano poche, serviva qualcuno che ci tenesse svegli, chi meglio di loro??
E' oramai prossima l'una e le energie di molti sono quasi esaurite, quando sul palco salgono i FLOTSAM AND JETSAM. Compitino vista l'ora?! Nemmeno per sogno… lo show forse migliore di giornata!! Un'ondata di thrash invade in pochi attimi la sala e i sopravvissuti che hanno resistito a quattordici ore di metallo, ora ne possono godere appieno, muovendo la testa come se non ci fosse un domani, e... che dire, come fare spazzare via dalla memoria in pochi minuti la memoria del concerto degli headliners con un set preciso e bollente. Devastanti!
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