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BLUES PILLS + PRISTINE Lokomotiv, Bologna 18 Febbraio 2016
testi e foto di
Gli anni '70 pare non passino mai di moda, e non solo l'arrivo della serie tv "Vynil" è qui farcelo intuire. In Scandinavia in particolare soffia un forte vento di revival seventies, che ha già portato alla ribalta nomi più o meno interessanti, fra cui è impossibile non inserire, oggigiorno, anche i Blues Pills, arrivati da un paio d'anni a un debut pubblicato su e pronti a calare un tris di date in Italia. Band che avevamo già avuto modo di apprezzare durante le nostre scorribande estive per festival svedesi, già prima della firma per la Nuclear Blast. La prima data è fissata al Lokomotiv di Bologna, locale poco fuori dalla città felsinea, dove arriviamo verso le dieci di questo Giovedì sera, così trovato un parcheggio nei dintorni, recuperata una tessera del circolo e l'accredito, ci addentriamo nel club.
Giusto in tempo per avvicinarci al palco, visto che hanno già cominciato gli opener norvegesi PRISTINE. Un nome di cui sinceramente, prima di questi giorni, non avevo mai sentito parlare, ma di cui questa sera saremo piacevolmente colpiti. La voce e la presenza sul palco della cantante Heidi Solheim fanno da catalizzatore, ma la proposta va oltre, come confermato dal recente, terzo lavoro in studio, della band scandinava, "Reboot", che arriva verso la chiusura del set a mettere la ciliegina sulla torta con la caldissima "Derek". Un ottimo antipasto di rock blues con tanta energia e un'ottima voce, validissimo per aprire bene la strada ai più famosi compagni di tour. Tanto da meritarsi un dovuto caloroso applauso finale dei presenti.
Tempo di sistemare tutto per i BLUES PILLS e così in perfetto orario, alle undici è il turno degli svedesi. La sala si fa ancora più calda e il pubblico è discretamente numeroso quando il quartetto di Örebro fa la sua apparizione sulle assi del Lokomotiv. Anche in questo caso il catalizzatore dell'attenzione è la bionda e fascinosa singer Elin Larsson, accompagnata comunque validamente dalla sua multinazionale dai suoni così sixties-seventies, il giovane francese Dorian Sorriaux alle sei corde e l'americano Zack Anderson al basso sono, infatti, i compagni di questo viaggio nella psichedelia e nel blues-rock di tanti anni orsono, cui da pochi mesi si è aggiunto il batterista André Kvarnström. Il loro set nel complesso è caldo e coinvolgente, pur se, sfociando in varie divagazioni a tratti più rock, a tratti più blues, a tratti molto psych, nel lungo periodo fa un po' fatica a spiccare il volo, anche perché il pubblico, pur incitato spesso dalla bionda frontwoman, non è che si dia più di tanto da fare. Sono comunque alcune tracce di un certo spessore e verve a tenerci incollati al palco, fin dall'iniziale "Black Smoke", così come sicuramente la loro trascinante versione di "Gipsy", o la diretta "High Class Woman", ma anche su qualche nuova pillola per il nuovo album, la cover di "Elements And Things", che hanno in gestazione in questi mesi, e è anticipato in piccolissima parte stasera. Giù fino a quando i nostri si concedono una pausa poco dopo l'ipnotica "Little Sun". Giusto pochi attimi d'incitamento e ci troviamo di nuovo sul palco con una nuova e delicata traccia acustica, "Yet To Find" che esalta la voce di Elin in particolare. Ma è solo un momento di pausa prima del graffiante finale del loro cavallo di battaglia "Devil Man", degna conclusione di un'oretta di set. Poco dopo la fine del live, ecco i nostri al banco del merchandising a firmare autografi e fare foto con i fan, giusto in tempo prima di fare ritorno verso casa. Confermiamo il loro nome fra quelli da tenere d'occhio per il prossimo futuro di un genere che, al di là degli anni che passano sempre più, pare più vivo che mai in band che pure, questi seventies li hanno sentiti solo raccontare, in attesa dell'annunciato nuovo disco!
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