Gli anni '70 pare non passino mai di moda, e non solo
l'arrivo della serie tv "Vynil" è qui farcelo intuire. In Scandinavia in
particolare soffia un forte vento di revival seventies, che ha già portato alla
ribalta nomi più o meno interessanti, fra cui è impossibile non inserire,
oggigiorno, anche i Blues Pills, arrivati da un paio d'anni a un debut
pubblicato su e pronti a calare un tris di date in Italia. Band che avevamo già
avuto modo di apprezzare durante le nostre scorribande estive per festival
svedesi, già prima della firma per la Nuclear Blast. La prima data è fissata al
Lokomotiv di Bologna, locale poco fuori dalla città felsinea, dove arriviamo
verso le dieci di questo Giovedì sera, così trovato un parcheggio nei dintorni,
recuperata una tessera del circolo e l'accredito, ci addentriamo nel club.
Giusto
in tempo per avvicinarci al palco, visto che hanno già cominciato gli opener
norvegesi PRISTINE. Un nome di cui sinceramente, prima di questi giorni, non
avevo mai sentito parlare, ma di cui questa sera saremo piacevolmente colpiti.
La voce e la presenza sul palco della cantante Heidi Solheim fanno da
catalizzatore, ma la proposta va oltre, come confermato dal recente, terzo
lavoro in studio, della band scandinava, "Reboot", che arriva verso la chiusura
del set a mettere la ciliegina sulla torta con la caldissima "Derek". Un ottimo
antipasto di rock blues con tanta energia e un'ottima voce, validissimo per
aprire bene la strada ai più famosi compagni di tour. Tanto da meritarsi un
dovuto caloroso applauso finale dei presenti.
Tempo
di sistemare tutto per i BLUES PILLS e così in perfetto orario, alle undici è il
turno degli svedesi. La sala si fa ancora più calda e il pubblico è
discretamente numeroso quando il quartetto di Örebro fa la sua apparizione sulle
assi del Lokomotiv. Anche in questo caso il catalizzatore dell'attenzione è la
bionda e fascinosa singer Elin Larsson, accompagnata comunque validamente dalla
sua multinazionale dai suoni così sixties-seventies, il giovane francese Dorian
Sorriaux alle sei corde e l'americano Zack Anderson al basso sono, infatti, i
compagni di questo viaggio nella psichedelia e nel blues-rock di tanti anni
orsono, cui da pochi mesi si è aggiunto il batterista André Kvarnström. Il loro
set nel complesso è caldo e coinvolgente, pur se, sfociando in varie divagazioni
a tratti più rock, a tratti più blues, a tratti molto psych, nel lungo periodo
fa un po' fatica a spiccare il volo, anche perché il pubblico, pur incitato
spesso dalla bionda frontwoman, non è che si dia più di tanto da fare. Sono
comunque alcune tracce di un certo spessore e verve a tenerci incollati al
palco, fin dall'iniziale "Black Smoke", così come sicuramente la loro
trascinante versione di "Gipsy", o la diretta "High Class Woman", ma anche su
qualche nuova pillola per il nuovo album, la cover di "Elements And Things", che
hanno in gestazione in questi mesi, e è anticipato in piccolissima parte
stasera. Giù fino a quando i nostri si concedono una pausa poco dopo l'ipnotica
"Little Sun". Giusto pochi attimi d'incitamento e ci troviamo di nuovo sul palco
con una nuova e delicata traccia acustica, "Yet To Find" che esalta la voce di
Elin in particolare. Ma è solo un momento di pausa prima del graffiante finale
del loro cavallo di battaglia "Devil Man", degna conclusione di un'oretta di
set. Poco dopo la fine del live, ecco i nostri al banco del merchandising a
firmare autografi e fare foto con i fan, giusto in tempo prima di fare ritorno
verso casa. Confermiamo il loro nome fra quelli da tenere d'occhio per il
prossimo futuro di un genere che, al di là degli anni che passano sempre più,
pare più vivo che mai in band che pure, questi seventies li hanno sentiti solo
raccontare, in attesa dell'annunciato nuovo disco!