I
Darkness, nel bene o nel male, sono stati, amati o odiati, una se non la band
più chiacchierata della scena rock del nuovo millennio, con l'apice proprio una
decina d'anni orsono con un successo di proporzioni enormi in seguito alla
pubblicazione del fortunatissimo debut "Permission To Land" che aveva invaso con
le sue hit irresistibili le radio mondiali. Poi però i britannici erano caduti
nel buio più totale per alcuni anni in seguito a problemi di droga e nuovi
progetti che hanno diviso i fratelli Hawkins. Tornati in pista con una reunion
della line up dei primi tempi solo un paio di anni orsono, sono da poco tornati
anche in studio, e il loro ultimo "Hot Cakes" ha raccolto probabilmente molti
più consensi di critica del loro secondo lavoro risalente oramai a otto anni
orsono, da molti oramai dimenticato. E così ecco che, dopo averli visti anche
nei festival europei dello scorso anno –personalmente solo in parte, causa
concomitanze, allo scorso Sweden Rock dove era svanito il tanto scetticismo di
partenza- tanta era ora la curiosità per questa calata italica degli inglesi a
cavallo del primo weekend di Novembre.
Attesa sicuramente suggellata da un certo successo di pubblico a giudicare
dalla ressa che troviamo, al nostro arrivo poco dopo le sette di sera, davanti
all'ingresso dell'Estragon di Bologna, terza e ultima tappa sulla nostra
penisola per questo tour autunnale dei Darkness. Ci mettiamo quindi in attesa
dell'apertura delle casse del locale e dopo un po' scopriamo che saranno attive
solo dopo un'oretta abbondante, in coincidenza con quella delle porte. Con
pazienza arriva il nostro turno e ottenuto il pass, azzannata un immancabile
panino con salsiccia e birra al banchetto lì a fianco, ci tuffiamo anche noi nel
traffico all'ingresso, lentamente anche noi ci addentriamo nel club bolognese le
cui porte sono ingolfatissime dall'entusiasmo dei tanti arrivati qui questa
sera.
All'interno
si sono già formate inevitabili code a bar e bagni quando si parte con
l'apertura di serata, poco dopo le nove, affidata ai milanesi RHYME: il pubblico
è già molto numeroso, la temperatura in sala è molto alta e, seppur il loro
genere sia un po' "fuori tema", con riff potenti e moderni e vocalizzi
aggressivi e immagine non proprio "vintage" come quella degli headliners,
l'accoglienza è ottima e l'energia portata sul palco dai nostri per accendere la
serata è quella giusta, il continuo incitamento al pubblico guidato dal frontman
Gabriele Gozzi è ben ripagato dalla partecipazione dei presenti, per quello che
alla fine, al di là delle attese, si rivelerà un buon set di riscaldamento.
Il
pubblico oramai riempie la sala quasi del tutto, la temperatura interna è alle
stelle e a ogni movimento sul palco il pubblico rumoreggia, ma la lunga attesa è
premiata solo ben dopo le previste ventidue e trenta quando i DARKNESS appaiono
finalmente, introdotti forse non a caso dalle note di "The Boys Are Back in
Town", eccoli quindi in formazione schierata fra la nebbia e dopo pochi istanti
prendono posto per dare inizio alle danze. La grande verve con cui il frontman
Justin Hawkins aggredisce il palco, accompagnato a dovere dai compagni di lunga
data, fanno da subito capire che i britannici non sono tornati giusto per fare
ancora qualche soldo in vista della pensione, ma che nel palco trovano ancora il
loro miglior alleato: energia,
divertimento, bei pezzi rendono il loro show esplosivo e, seppur ci sia un nuovo
disco da promuovere, tanto tempo è dedicato ai primi successi, che
inevitabilmente sono quelli che hanno maggior risposta dal pubblico, "Black
Shuck", "One Way Ticket" o "Love Is Only A Feeling" su tutti. Certo forse un po'
di coraggio in più nello sfoderare qualche pezzo più recente –a memoria viene
fuori solo l'ottima "Nothin's Gonna Stop Us", l'iniziale "Every Inch of You" e
pochissimo altro- e non rimanere ancorati per quasi tutto il tempo al quasi
interamente risuonato "Permission To Land" avrebbe dato maggiore freschezza alla
scaletta vista anche la validità dell'ultimo lavoro in studio. Ma la buona
riuscita del set è garantita anche dal grande calore con cui i presenti
rispondono alla chiamata dei nostri. L'inconfondibile voce con passaggi in
falsetto improvvisi del leader della band, accompagnati da una tutina
aderentissima, gli atteggiamenti alla Freddy Mercury e il magnetismo da vero
mattatore del palco sono sicuramente un passo sopra tutto il resto, ma in fondo
pare che si sia ritrovata anche una buona amalgama fra i vari elementi della
band, la forma generale è ottima, e lo show ne beneficia. Il pubblico esplode
letteralmente quando arriva, sul finale, la classicissima "I Believe In A Thing
Called Love" seguita da una breve pausa tattica, in cui i presenti inneggiano
alla band inglese che torna sulle assi dell'Estragon e sparano l'ultima freccia
di "Love On The Rocks With No Ice". Siamo così arrivati ai lunghi e inevitabili
saluti della buona notte, la sensazione è che il tutto sia durato troppo poco
(un'ora e un quarto o poco più) ma che il tempo sia volato anche grazie a un set
divertente e ben equilibrato, senza lunghe pause o perdite di tempo. Avremmo
forse voluto che il volo durasse ancora un po', ma è già mezzanotte ed è già
tempo di tornare nell'oscurità del parcheggio e fare ritorno a casa quanto
prima, poiché domani sarà Lunedì. Ma con la consapevolezza che i Darkness sono
tornati, più in forma che mai, e per restare, speriamo, a lungo in pista,
intanto vedremo cosa ci porterà l'annunciato nuovo disco il prossimo anno!