Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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THE DARKNESS + RHYME Estagon, Bologna 3 Novembre 2013
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I Darkness, nel bene o nel male, sono stati, amati o odiati, una se non la band più chiacchierata della scena rock del nuovo millennio, con l'apice proprio una decina d'anni orsono con un successo di proporzioni enormi in seguito alla pubblicazione del fortunatissimo debut "Permission To Land" che aveva invaso con le sue hit irresistibili le radio mondiali. Poi però i britannici erano caduti nel buio più totale per alcuni anni in seguito a problemi di droga e nuovi progetti che hanno diviso i fratelli Hawkins. Tornati in pista con una reunion della line up dei primi tempi solo un paio di anni orsono, sono da poco tornati anche in studio, e il loro ultimo "Hot Cakes" ha raccolto probabilmente molti più consensi di critica del loro secondo lavoro risalente oramai a otto anni orsono, da molti oramai dimenticato. E così ecco che, dopo averli visti anche nei festival europei dello scorso anno –personalmente solo in parte, causa concomitanze, allo scorso Sweden Rock dove era svanito il tanto scetticismo di partenza- tanta era ora la curiosità per questa calata italica degli inglesi a cavallo del primo weekend di Novembre. Attesa sicuramente suggellata da un certo successo di pubblico a giudicare dalla ressa che troviamo, al nostro arrivo poco dopo le sette di sera, davanti all'ingresso dell'Estragon di Bologna, terza e ultima tappa sulla nostra penisola per questo tour autunnale dei Darkness. Ci mettiamo quindi in attesa dell'apertura delle casse del locale e dopo un po' scopriamo che saranno attive solo dopo un'oretta abbondante, in coincidenza con quella delle porte. Con pazienza arriva il nostro turno e ottenuto il pass, azzannata un immancabile panino con salsiccia e birra al banchetto lì a fianco, ci tuffiamo anche noi nel traffico all'ingresso, lentamente anche noi ci addentriamo nel club bolognese le cui porte sono ingolfatissime dall'entusiasmo dei tanti arrivati qui questa sera.
All'interno si sono già formate inevitabili code a bar e bagni quando si parte con l'apertura di serata, poco dopo le nove, affidata ai milanesi RHYME: il pubblico è già molto numeroso, la temperatura in sala è molto alta e, seppur il loro genere sia un po' "fuori tema", con riff potenti e moderni e vocalizzi aggressivi e immagine non proprio "vintage" come quella degli headliners, l'accoglienza è ottima e l'energia portata sul palco dai nostri per accendere la serata è quella giusta, il continuo incitamento al pubblico guidato dal frontman Gabriele Gozzi è ben ripagato dalla partecipazione dei presenti, per quello che alla fine, al di là delle attese, si rivelerà un buon set di riscaldamento.
Il pubblico oramai riempie la sala quasi del tutto, la temperatura interna è alle stelle e a ogni movimento sul palco il pubblico rumoreggia, ma la lunga attesa è premiata solo ben dopo le previste ventidue e trenta quando i DARKNESS appaiono finalmente, introdotti forse non a caso dalle note di "The Boys Are Back in Town", eccoli quindi in formazione schierata fra la nebbia e dopo pochi istanti prendono posto per dare inizio alle danze. La grande verve con cui il frontman Justin Hawkins aggredisce il palco, accompagnato a dovere dai compagni di lunga data, fanno da subito capire che i britannici non sono tornati giusto per fare ancora qualche soldo in vista della pensione, ma che nel palco trovano ancora il loro miglior alleato: energia, divertimento, bei pezzi rendono il loro show esplosivo e, seppur ci sia un nuovo disco da promuovere, tanto tempo è dedicato ai primi successi, che inevitabilmente sono quelli che hanno maggior risposta dal pubblico, "Black Shuck", "One Way Ticket" o "Love Is Only A Feeling" su tutti. Certo forse un po' di coraggio in più nello sfoderare qualche pezzo più recente –a memoria viene fuori solo l'ottima "Nothin's Gonna Stop Us", l'iniziale "Every Inch of You" e pochissimo altro- e non rimanere ancorati per quasi tutto il tempo al quasi interamente risuonato "Permission To Land" avrebbe dato maggiore freschezza alla scaletta vista anche la validità dell'ultimo lavoro in studio. Ma la buona riuscita del set è garantita anche dal grande calore con cui i presenti rispondono alla chiamata dei nostri. L'inconfondibile voce con passaggi in falsetto improvvisi del leader della band, accompagnati da una tutina aderentissima, gli atteggiamenti alla Freddy Mercury e il magnetismo da vero mattatore del palco sono sicuramente un passo sopra tutto il resto, ma in fondo pare che si sia ritrovata anche una buona amalgama fra i vari elementi della band, la forma generale è ottima, e lo show ne beneficia. Il pubblico esplode letteralmente quando arriva, sul finale, la classicissima "I Believe In A Thing Called Love" seguita da una breve pausa tattica, in cui i presenti inneggiano alla band inglese che torna sulle assi dell'Estragon e sparano l'ultima freccia di "Love On The Rocks With No Ice". Siamo così arrivati ai lunghi e inevitabili saluti della buona notte, la sensazione è che il tutto sia durato troppo poco (un'ora e un quarto o poco più) ma che il tempo sia volato anche grazie a un set divertente e ben equilibrato, senza lunghe pause o perdite di tempo. Avremmo forse voluto che il volo durasse ancora un po', ma è già mezzanotte ed è già tempo di tornare nell'oscurità del parcheggio e fare ritorno a casa quanto prima, poiché domani sarà Lunedì. Ma con la consapevolezza che i Darkness sono tornati, più in forma che mai, e per restare, speriamo, a lungo in pista, intanto vedremo cosa ci porterà l'annunciato nuovo disco il prossimo anno!
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