Sembrano
lontani anni luce i tempi in cui una band di cugini di origini filippine
irrompeva nel bel mezzo della Bay Area, e il loro demo veniva prodotto da un
certo Kirk Hammet. Di strada ne hanno fatta tanta questi Death Angel e così oggi
a distanza di più di vent'anni da un debut clamoroso com'era stato "The
Ultra-Violence" sono ancora qui, in giro, pur con qualche rimaneggiamento di
formazione, a mettere a soqquadro le platee di mezzo mondo, pur senza aver mai
raggiunto tutto il successo meritato, forse anche per colpa dello scioglimento,
temporaneo, nel lontano 1991. Ma oggi sono di nuovo in pista, da più di un
decennio continuativamente, e sono fra i nomi più "sicuri" su cui puntare per
una serata di sano e tecnico thrash metal. Ecco quindi che queste due date in
Italia a fine Novembre sono perfette per rivederli in azione, certo forse due
date a poco più di un'ora di macchina di distanza l'una dall'altra non saranno
il massimo e forse il pubblico non ha partecipato come dovuto alla data da noi
scelta, per ovvia vicinanza -poche centinaia di metri- da casa.
Arriviamo così al Temporock verso le
otto e mezzo, il parcheggio non è nemmeno lontanamente gremito come pochi mesi
orsono per i ben più noti Testament, ma qualcuno c'è già, ci sistemiamo ed
entriamo quanto prima, trovando una pista desolatamente deserta o quasi mentre
sul palco ci sono già gli ADIMIRON. Sul palco loro si danno da fare aggredendo i
presenti a dovere, ma poche decine di persone sono in sala e molti se la
prendono anche comoda, bevendo una birra sul divanetto. Il loro impegno è così
un po' sprecato, l'energia è buona, i suoni forse non eccessivamente perfetti,
non rendendo completamente giustizia al loro moderno thrash death. Da rivedere.
Un
po' a sorpresa, troviamo ora i DEW SCENTED: già visti su questo palco in
apertura ai Testament lo scorso Marzo, i tedeschi fanno salire tempo un paio di
riff l'attenzione in sala. Pur non precisamente "old style", il loro thrash
tagliente è ben più ortodosso di quello della band d'apertura e come già visto
in primavera, il loro solido impatto sonoro è devastante e perfetto per
riscaldare l'atmosfera in sala, al momento ancora solo pochissimi gradi
superiore al gelo che regna all'esterno. Guidati per mano dal buon frontman Leif
Jensen, ottimo e preciso vocalmente così come nel coinvolgere i presenti,
attirati ora a dovere e in numero più che degno ai loro piedi. Una mezz'ora
abbondante che scivola via in un lampo, fra riff a raffica con un immediato il
feeling con i presenti, che si trasforma velocemente in headbanging sfrenato,
certo forse avrebbero meritato un posto più in alto in scaletta, ma essendo in
Italia hanno lasciato maggiore spazio a un nome importante e italiano, va bene
così!
Poco
prima dell'evento principale ecco quindi gli EXTREMA: di certo non li pensavamo
così in alto nella scaletta ma i presenti pian piano alimentano un parterre
sempre più affollato e i nostri si meritano così sul campo la posizione. Certo
sono più "modaioli" dei Dew Scented, per cui le sonorità proposte questa sera
sono un po' meno nelle nostre corde, ma anche nel loro caso è immediato il
feeling con i presenti, l'headbanging compulsivo e un moshpit a tratti corposo.
Loro sono in buona forma e ci propongono un buon set, di circa quarantacinque
minuti, a spaziare fra nuovi e vecchi classici, su tutte sicuramente le fresche
"Again And Again" e "Pyre Of Fire" e la più classica "Money Talks",
confermandosi una delle migliori realtà italiane in ambito thrash death, di
sicuro quando anche loro abbandonano il palco, il pubblico è caldo a puntino per
proseguire la serata.
Sono
oramai le undici passate quando sul palco arriva finalmente il momento dei DEATH
ANGEL. Da poco hanno pubblicato un nuovo album, "The Dream Calls For Blood",
così è facile attendersi una scaletta incentrata sulle cose più recenti, ovvio
focalizzarsi sulla resa live. Dobbiamo anche dire che quando parliamo degli
americani non abbiamo grandi dubbi su quando ci aspetteremo sul palco, in
quanto,
loro come pochi altri, sono quasi una sicurezza. Il piccolo-grande frontman Mark
Osegueda è ancora lì a capitanare la brigata e ad afferrare per mano i presenti,
ora in numero più che sufficiente. Pur visibilmente invecchiato (forse anche
colpa della nuova capigliatura senza dreadlocks?!), non denota grandi cali
vocali nell'affrontare questa serata, lavorando sempre alla grande soprattutto
con Rob Cavestany, chitarrista sicuramente sopra le righe in quasi ogni momento
del set. Suonano tecnicamente quasi ineccepibili, potenti e violenti il giusto,
ma senza tirarsela e anzi Mark ne approfitta per interagire con i presenti ed
esprimere il proprio legame con l'Italia ogni qual volta c'è una pausa. Gli
elementi più nuovi sul palco, ovvero la sezione ritmica di Damien Sisson (forse
il più "poser" del gruppo con pose poco thrash ma ben piazzato sul suo basso) e
Will Carroll, arrivata da quattro anni, si è oramai integrata a dovere e la resa
sul palco ne beneficia, mentre il lavoro di Ted Aguilar è più nell'ombra ma
comunque sempre preciso e presente. Il nuovo e freschissimo materiale, parte
preponderante nella scaletta, è accolto con calore dai presenti e ben
s'inserisce in una serata che ha ancora, inevitabilmente, il fulcro incentrato
sulle varie "The Ultra-Violence", "Evil Priest" o "Mistress Of Pain", così come
un po' a sorpresa (ma non troppo, vista la presenza come bonus sull'ultimo
lavoro) troviamo anche la cover di "Heaven And Hell", incastonata nella storica
"Bored". La risposta deipresenti è sempre energica e un moshpit si forma fin
dalle prime note, arrivando ora fino alle -poche- transenne poste di fronte al
palco. Un palco che stasera ci appare più alto e godibile rispetto al passato,
nota positiva per il locale (ricordiamo ancora i Testament e la fatica per chi
non era in primissima fila a vederci qualcosa!). Un'ora e mezza circa volano in
loro compagnia e siamo già ai titoli di coda, ma tutte le energie dei presenti
pensiamo siano ora al lumicino. Grande set, ottimi suoni (non scontati in una
discoteca come questa) e conferma se ancora ce ne fosse bisogno della validità
dei Death Angel, che fra le altre cose pare abbiano riservato per questa serata
un set diverso da quello di Brescia, facendo felice chi si è concesso entrambe
le date.
Sembra tutto finito ora, alcuni già
sfollano, e invece, dopo una breve attesa, su di un palco improvvisato
nell'angusta saletta metal, ecco i reggiani INJURY a completare la serata con
una quarantina di minuti di old style thrash che sembra provenire direttamente
dalla Bay Area. Certo i presenti riempiono facilmente la sala e seguire il set è
difficoltoso, i suoni non sono buoni come in sala centrale, ma se qualcuno aveva
ancora un po' di energia ecco un altro momento interessante prima di lasciare
definitivamente il campo ai ragazzini che come ogni sabato invadono il locale
emiliano.