Un
po' a sorpresa, dobbiamo ammettere, piacevole sorpresa aggiungerei, qualche
tempo fa era stato annunciato questo tour, con passaggio anche dalla nostra,
spesso tralasciata, penisola di due personaggi di grande spessore artistico,
entrambi svedesi e, dopo tanti trascorsi, di nuovo insieme, seppur in set
separati: Dregen, che dopo la lunga avventura nei suoi Backyard Babies, un
passato negli Hellacopters e molto più recentemente nella band di Michael
Monroe, porta il suo nuovissimo progetto solista dividendo il palco con Nicke
Andersson, capitano dei defunti Hellacopters e già batterista degli Entombed, e
i suoi Imperial State Electric freschi di nuovo disco –il terzo della serie,
"Reptile Brain Music"- in circolazione da pochissimi giorni e già in heavy
rotation sullo spotify di chi scrive. Due ottimi motivi per prendere parte a una
delle due date in programma pochi giorni prima di Natale. Optiamo per la più
comoda e confortevole data sulla riviera Romagnola, presso il Rock Planet di
Pinarella. Essendo Sabato ce la prendiamo comoda, e siamo in zona già sotto
sera, tempo di una pizza e qualche birra per scaldarci nella pizzeria proprio a
fianco del locale dove già incrociamo qualche faccia "conosciuta" e poco prima
delle dieci e trenta è ora di incamminarci verso l'ingresso. Non c'è la ressa,
il club è già aperto da una ventina di minuti e speriamo che dentro ci sia più
movimento, ma intanto, nella fretta perdiamo l'occasione di rifornirci alla
bancarella del merchandising, posta, inspiegabilmente, all'esterno: fosse
estate, potremmo anche capire la scelta del locale, ma fa un freddo porco e chi
come noi deve entrare di fretta, non potendo in teoria uscire prima delle due
per poi rientrare, come farà a fare spese? Il banchetto sarà poi sparito poco
dopo l'inizio dei concerti, saranno anche svedesi, ma così era veramente
difficile resistere. Mi sa che ci rifaremo grazie a internet (con tutte le
rotture del caso), ma per le band non dev'essere stato un grande affare!
All'interno non troviamo certo la folla dei tempi migliori –ricordiamo ancora
un'orda straripante per Hardcore Superstar e Crashdiet qualche tempo fa- e in
fondo è meglio così per goderci il set dal piccolo palco del Rock Planet, ottimo
per ricreare un'atmosfera più intima e rock'n'roll con gli artisti, un po' meno
con il pienone, ma ecco, almeno metà sala ci aspettavamo di vederla piena,
qualcuno incolperà alla nebbia, ma probabilmente semplicemente per band del
genere non c'è poi così tanto spazio da noi e pochi si spostano per seguire nomi
così interessanti che da altre parti fanno invece il pienone, peccato!
Ma
passiamo alla musica suonata, infatti, nemmeno il tempo di appoggiare la giacca
in guardaroba e partono già le prime note dal palco, forse un po' a sorpresa
tocca agli IMPERIAL STATE ELECTRIC esibirsi per primi, puntualissimi alle dieci
e trenta! Se li avevamo già visti –soprattutto nella natia Svezia- e quindi
sapevamo cosa aspettarci dalla band di Nicke Andersson e Rudolf de Borst (già
nei Datsun), la conferma del loro stato di grazia è arrivata ben presto, seppur
i pochi presenti non rendano giustizia a una band che ha saputo certamente
colmare dal vivo una parte del vuoto lasciato dagli Hellacopters. Un set tirato
bello tirato, in bilico fra vecchie e nuove hits, partendo dalla freschissima
"Emptiness Into The Void", seguite poco dopo da pezzi come "Underwhelmed" o "Apologize",
ottime dal vivo come su disco, ma anche diversi passaggi del passato, su tutte
"Uh Huh" e "Deride & Conqueer". Ma scendiamo a tratti anche su ritmi più
"Rock'n'Roll Boogie", tipici dei loro primi tempi, ecco però che se Nicke chiede
al pubblico di ballare, la risposta non è forse come quella sperata
-ricordandoci le scende viste in Svezia, con improbabili capelloni intenti a
danzare sotto il palco come in una balera anni cinquanta- peccato! Sul finale
troviamo anche un cambio di ruoli su "Reptile Brain", dove Rudolf assume il
comando, il chitarrista Tobias il basso e Nicke si defila un po'. Alla fine pare
terminare tutto un po' troppo presto, qualcuno forse sperava di rivedere Nicke
sulla batteria, come già in passato, ma attualmente forse, con più materiale
valido in scaletta, i nostri hanno preferito sacrificare il siparietto finale,
per darci più sostanza e che sostanza!
L'atmosfera
è abbastanza calda, seppur con poche persone in sala è ora il momento tanto
atteso di vedere DREGEN calcare il palco in solitaria. C'era attesa, dopo un
debut d'impatto ma comunque fuori dai soliti schemi rock'n'roll, con passaggi
molto alternativi, volevamo vedere il funzionamento di tutto on stage. Dregen ha
perso i capelli in questo periodo, sarà lo stress dei mille progetti in piedi, e
si presenta con bandana e cappello, accompagnato da una band di elementi quasi
sconosciuti: Martin Tronsson al basso, che ci ricordavamo molti anni fa nei
Babylon Bombs, l'italian stallion Michael Santunione, chitarrista già visto con
gli Oz e Hux Nettermalm alla batteria, di cui non abbiamo proprio memoria. Il
set è chiaramente incentrato sull'ultima uscita, a partire dall'opener "Division
Of Me", giù per le varie "Gig Pig" o "Pink Hearse", "One Man Army" o "Bad
Situation", fra quelle più ortodosse soprattutto dal vivo, ma anche le più
anomale, la blueseggiante e lenta "Flat Tyre On A Muddy Road" e la danzereccia
"6-10" fanno la loro porca figura e non sono passaggi a vuoto come temuto. Il
pubblico però risponde a fasi alterne, non è certo dei più entusiastici visti da
Dregen in giro, se almeno un paio di volte ci chiede se è domenica sera invece
che sabato. Lui come solito, non sta fermo un attimo sul palco, pur legato più
del solito al microfono cantando tutti i pezzi, è una scheggia impazzita per
tutta la durata. Di certo molti dei presenti si fanno sentire quasi solo per i
passaggi del passato, che arrivano puntuali su "Star War" e "Minus Celsius"
preso dal repertorio Backyard Babies. Dopo i primi saluti, il pubblico quasi
non si fa nemmeno sentire ma la band ritorna comunque sul palco, dapprima per la
tirata "Mojo's Gone" e infine, chiamando a raccolta tutti gli Imperial State
Electric, come prevedibile, si chiude con la giusta energia, quando è sparata
una "(Gotta Get Some Action) Now" degli Hellacopters e i presenti finalmente
reagiscono in massa alla chiamata sotto il palco.
Si spengono le luci e tempo di una
birra diamo un'occhiata per vedere se le bands si faranno vedere in sala, ma
pare stiano smontando in gran fretta e dopo pochi minuti tutti spariranno prima
in camerino e poi via nel bus. La sala, solita riempirsi dopo i concerti,
stasera pare più svuotarsi, forse per colpa della nebbia anche da queste parti?!
Le tante sale presenti sono tutte chiuse, il bar è quasi deserto… Resistiamo
fino a chiusura, sono oramai le tre e il locale viene chiuso, e la delusione,
più che altro per lo scarso pubblico ed energia è tanta perché comunque le due
band si meritavano un'accoglienza più calorosa per l'impegno profuso sul palco!