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DREGEN + IMPERIAL STATE ELECTRIC Rock Planet, Pinarella Di Cervia (RA) 14 Dicembre 2013
testi e foto di Un po' a sorpresa, dobbiamo ammettere, piacevole sorpresa aggiungerei, qualche tempo fa era stato annunciato questo tour, con passaggio anche dalla nostra, spesso tralasciata, penisola di due personaggi di grande spessore artistico, entrambi svedesi e, dopo tanti trascorsi, di nuovo insieme, seppur in set separati: Dregen, che dopo la lunga avventura nei suoi Backyard Babies, un passato negli Hellacopters e molto più recentemente nella band di Michael Monroe, porta il suo nuovissimo progetto solista dividendo il palco con Nicke Andersson, capitano dei defunti Hellacopters e già batterista degli Entombed, e i suoi Imperial State Electric freschi di nuovo disco –il terzo della serie, "Reptile Brain Music"- in circolazione da pochissimi giorni e già in heavy rotation sullo spotify di chi scrive. Due ottimi motivi per prendere parte a una delle due date in programma pochi giorni prima di Natale. Optiamo per la più comoda e confortevole data sulla riviera Romagnola, presso il Rock Planet di Pinarella. Essendo Sabato ce la prendiamo comoda, e siamo in zona già sotto sera, tempo di una pizza e qualche birra per scaldarci nella pizzeria proprio a fianco del locale dove già incrociamo qualche faccia "conosciuta" e poco prima delle dieci e trenta è ora di incamminarci verso l'ingresso. Non c'è la ressa, il club è già aperto da una ventina di minuti e speriamo che dentro ci sia più movimento, ma intanto, nella fretta perdiamo l'occasione di rifornirci alla bancarella del merchandising, posta, inspiegabilmente, all'esterno: fosse estate, potremmo anche capire la scelta del locale, ma fa un freddo porco e chi come noi deve entrare di fretta, non potendo in teoria uscire prima delle due per poi rientrare, come farà a fare spese? Il banchetto sarà poi sparito poco dopo l'inizio dei concerti, saranno anche svedesi, ma così era veramente difficile resistere. Mi sa che ci rifaremo grazie a internet (con tutte le rotture del caso), ma per le band non dev'essere stato un grande affare! All'interno non troviamo certo la folla dei tempi migliori –ricordiamo ancora un'orda straripante per Hardcore Superstar e Crashdiet qualche tempo fa- e in fondo è meglio così per goderci il set dal piccolo palco del Rock Planet, ottimo per ricreare un'atmosfera più intima e rock'n'roll con gli artisti, un po' meno con il pienone, ma ecco, almeno metà sala ci aspettavamo di vederla piena, qualcuno incolperà alla nebbia, ma probabilmente semplicemente per band del genere non c'è poi così tanto spazio da noi e pochi si spostano per seguire nomi così interessanti che da altre parti fanno invece il pienone, peccato! Ma passiamo alla musica suonata, infatti, nemmeno il tempo di appoggiare la giacca in guardaroba e partono già le prime note dal palco, forse un po' a sorpresa tocca agli IMPERIAL STATE ELECTRIC esibirsi per primi, puntualissimi alle dieci e trenta! Se li avevamo già visti –soprattutto nella natia Svezia- e quindi sapevamo cosa aspettarci dalla band di Nicke Andersson e Rudolf de Borst (già nei Datsun), la conferma del loro stato di grazia è arrivata ben presto, seppur i pochi presenti non rendano giustizia a una band che ha saputo certamente colmare dal vivo una parte del vuoto lasciato dagli Hellacopters. Un set tirato bello tirato, in bilico fra vecchie e nuove hits, partendo dalla freschissima "Emptiness Into The Void", seguite poco dopo da pezzi come "Underwhelmed" o "Apologize", ottime dal vivo come su disco, ma anche diversi passaggi del passato, su tutte "Uh Huh" e "Deride & Conqueer". Ma scendiamo a tratti anche su ritmi più "Rock'n'Roll Boogie", tipici dei loro primi tempi, ecco però che se Nicke chiede al pubblico di ballare, la risposta non è forse come quella sperata -ricordandoci le scende viste in Svezia, con improbabili capelloni intenti a danzare sotto il palco come in una balera anni cinquanta- peccato! Sul finale troviamo anche un cambio di ruoli su "Reptile Brain", dove Rudolf assume il comando, il chitarrista Tobias il basso e Nicke si defila un po'. Alla fine pare terminare tutto un po' troppo presto, qualcuno forse sperava di rivedere Nicke sulla batteria, come già in passato, ma attualmente forse, con più materiale valido in scaletta, i nostri hanno preferito sacrificare il siparietto finale, per darci più sostanza e che sostanza!
L'atmosfera è abbastanza calda, seppur con poche persone in sala è ora il momento tanto atteso di vedere DREGEN calcare il palco in solitaria. C'era attesa, dopo un debut d'impatto ma comunque fuori dai soliti schemi rock'n'roll, con passaggi molto alternativi, volevamo vedere il funzionamento di tutto on stage. Dregen ha perso i capelli in questo periodo, sarà lo stress dei mille progetti in piedi, e si presenta con bandana e cappello, accompagnato da una band di elementi quasi sconosciuti: Martin Tronsson al basso, che ci ricordavamo molti anni fa nei Babylon Bombs, l'italian stallion Michael Santunione, chitarrista già visto con gli Oz e Hux Nettermalm alla batteria, di cui non abbiamo proprio memoria. Il set è chiaramente incentrato sull'ultima uscita, a partire dall'opener "Division Of Me", giù per le varie "Gig Pig" o "Pink Hearse", "One Man Army" o "Bad Situation", fra quelle più ortodosse soprattutto dal vivo, ma anche le più anomale, la blueseggiante e lenta "Flat Tyre On A Muddy Road" e la danzereccia "6-10" fanno la loro porca figura e non sono passaggi a vuoto come temuto. Il pubblico però risponde a fasi alterne, non è certo dei più entusiastici visti da Dregen in giro, se almeno un paio di volte ci chiede se è domenica sera invece che sabato. Lui come solito, non sta fermo un attimo sul palco, pur legato più del solito al microfono cantando tutti i pezzi, è una scheggia impazzita per tutta la durata. Di certo molti dei presenti si fanno sentire quasi solo per i passaggi del passato, che arrivano puntuali su "Star War" e "Minus Celsius" preso dal repertorio Backyard Babies. Dopo i primi saluti, il pubblico quasi non si fa nemmeno sentire ma la band ritorna comunque sul palco, dapprima per la tirata "Mojo's Gone" e infine, chiamando a raccolta tutti gli Imperial State Electric, come prevedibile, si chiude con la giusta energia, quando è sparata una "(Gotta Get Some Action) Now" degli Hellacopters e i presenti finalmente reagiscono in massa alla chiamata sotto il palco.
Si spengono le luci e tempo di una birra diamo un'occhiata per vedere se le bands si faranno vedere in sala, ma pare stiano smontando in gran fretta e dopo pochi minuti tutti spariranno prima in camerino e poi via nel bus. La sala, solita riempirsi dopo i concerti, stasera pare più svuotarsi, forse per colpa della nebbia anche da queste parti?! Le tante sale presenti sono tutte chiuse, il bar è quasi deserto… Resistiamo fino a chiusura, sono oramai le tre e il locale viene chiuso, e la delusione, più che altro per lo scarso pubblico ed energia è tanta perché comunque le due band si meritavano un'accoglienza più calorosa per l'impegno profuso sul palco! |
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