Quando
la scorsa estate era stato annunciato questo tour, e le ben tre date in Italia,
di sicuro molti avevano segnato sul calendario questo week end, vero e proprio
evento dell'anno. Certo, forse non per gli Hardcore Superstar, presenza fissa
nel nostro paese, con cadenza più o meno annuale, ma per l'accoppiata formata
con i californiani Buckcherry, nome che il pubblico italiano aveva tanto atteso,
invano, per tanti lunghissimi anni annullati quando qualcuno pensava almeno di
vederli in festival (vedi Sonisphere 2011). Scelta la data centrale, comoda
logisticamente e piazzata di Sabato, all'Estragon di Bologna, arriviamo in loco
nel tardo pomeriggio attendendoci folle già viste (ricordiamo in particolare qui
una Glam Fest con gli HCSS da quasi sold out nel 2009), e invece il parcheggio è
ancora semideserto e la fila all'ingresso, pur presente, non è così affollata,
ma forse è ancora presto, sono da poco passate le sette. L'apertura delle porte
è poco dopo, e, in attesa che l'ingresso torni sgombero per un accesso più
agevole, c'è il classico appuntamento con il paninaro all'esterno prima di fare
l'ingresso nel locale bolognese.
Ad
aprire le danze tocca ai VENREZ, sconosciuti ai più, guidati da un certo Steven
Berez, non certo più giovane di belle speranze così come i suoi compagni di
viaggio, quanto maturo vocalist con passato da produttore e giornalista,
accompagnato dai non certo incredibilmente noti, Alex Kane (già con Life Sex and
Death e Marky Ramone's Blitzkrieg), Michael Bradford e Ed Davis (già visti con
Juliette Lewis). Il problema principale però, al di là dell'energia del
chitarrista Kane, è nella proposta musicale, che poco si adatta alla serata, un
rock classico ma abbastanza cupo, lento e poco adrenalinico, così come i
compagni di palco dopo ci daranno a vedere, così molti preferiscono starsene in
zona bancone del bar e seguire a distanza. Non ci convincono appieno e non
scaldano troppo gli animi dei presenti pur non essendo alle prime armi.
Rimandati.
Dopo
un buon cambio palco, la sala nel frattempo si è animata ben più che a inizio
serata, raggiungendo il livello di pubblico nelle attese, quando tocca ai
BUCKCHERRY. Chi scrive li aveva visti all'opera allo Sweden Rock un paio di anni
orsono, però l'atmosfera, in pieno pomeriggio, sotto la pioggerellina, su di un
mega palco e con il pubblico distante miglia da loro, non era delle migliori,
così come le sensazioni, così le attese per stasera erano altissime. Hanno in
fondo lo stesso tempo a disposizione degli Hardcore Superstar, trattandosi di
co-headliners e la sala si scalda velocemente, quando sparano in apertura la
loro hit forse più cara e di cui ancora ricordo l'esplosione in radio ai tempi
dell'uscita del loro debut: "Lit Up" incendia l'Estragon con la sua energia. Ma
tutto questo entusiasmo non è sinceramente ripagato da uno show veramente
all'altezza: sì certo Josh Todd è un signor personaggio, perfetta rockstar, con
un grande magnetismo fa capolino sul palco mostrando al mondo i suoi infiniti
tatuaggi, e, pur non impeccabile vocalmente, riempie la scena, ma è troppo one
man show, offuscando il resto della band. Che sì si da fare (su tutti l'esotico
chitarrista Stevie D), ma non dà ai presenti l'apporto che ci si aspetta. Sarà
anche che nel frattempo Todd ha perso per strada tutti i compagni di avventura
che avevano creato con lui i Buckcherry, se si esclude il fido Keith Nelson,
perdendo anche un po' dello spirito originario, sia pur con ottime uscite
discografiche. Anche una scaletta con momenti scialbi a rompere il ritmo non
aiuta, e così pur raccogliendo facili e ampi consensi sulle esplosive "All Night
Long", "Gluttony" o "Crazy Bitch", i californiani sfigurano abbastanza oggi,
soprattutto se paragonati agli svedesi con cui dividono il palco, sarà forse che
ci ricordiamo ancora bene la potenza deflagrante di rabbia verace del debutto
nell'ormai lontano 1999… Dilusione!
E'
così con piacere quasi inaspettato che accogliamo ora i "soliti" HARDCORE
SUPERTAR, che sono anche evidentemente i più acclamati dai presenti in sala.
Questa volta tornano a distanza di diversi mesi dalla pubblicazione dell'ultimo
lavoro in studio "C'Mon And Take Me" e la scaletta ne è chiaramente infarcita,
su tutte le potenti "One Hot Minute" e "Above The Law", ma non mancano le
"solite" "Wild Boys", "Kick On The Upperclass" o la ancor più antica "Someone
Special". L'energia che sprigionano dal palco gli svedesi è enormemente
maggiore, con il solito Jocke in grande spolvero che prende per mano tutti i
presenti accompagnandoli per tutta la durata, da frontman di classe ed
esperienza qual'è, ben coadiuvato dall'oramai perfettamente integrato Vic Zino.
Il tutto è chiaramente ben ricompensato da una grande accoglienza da parte del
pubblico in questa che oramai da alcuni anni è la loro seconda patria, e dire
che meno di dieci anni orsono ce li ricordavamo in piccoli locali non proprio
strapieni! Certo la scelta di portare sul palco, nella prima encore il
lentone "Run To Your Mama" è forse azzardata, anche se il compito ottimamente
portato a termine sempre da Jocke, che fa rifiatare la band poco prima del gran
finale, con la devastante "Last Call For The Alcohol" dove alcune incredule fans
delle prime file sono invitate sul palco a cantare con loro, e l'immancabile "We
Don't Celebrate Sundays" cantata da tutti i presenti a lungo a porre fine alle
ostilità. Un altro grande show, anche se per essere critici fino in fondo,
stasera ad esempio non abbiamo visto proprio il solitamente eccentrico Adde,
nascosto quanto mai dietro la sua batteria e qualcuno avrebbe pensato di
rivedere i Buckcherry con loro sul palco per chiudere in modo memorabile la
serata. Ma le luci si spengono e comincia la serata "disco" dell'Estragon prima
che tutto ciò accada, forse anche noi, a forza di vederli ci aspettiamo sempre
qualcosa di più da loro! Fatto defluire un po' i presenti, anche noi ci
approssimiamo all'auto per il veloce ritorno a casa, nella mente c'è sì una
bella serata, forse mai più ripetibile, ma forse le attese erano così alte e
qualche delusione c'è stata: speriamo di aver modo di ricrederci presto in una
prossima futura calata italica, soprattutto per quanto riguarda i californiani!