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MUSKELROCK Alvesta (Svezia), 2-4 Giugno 2011 Testi e foto di
Ci sono festival pubblicizzati ad ogni angolo del globo, con palchi enormi, pubblico di decine di migliaia di unità, nomi altisonanti. E poi festival di "campagna" organizzati con tanta passione, piccoli, particolari e con nomi conosciuti, ma non troppo. Quale occasione migliore di tuffarsi in entrambe le realtà se non quella offerta, da due anni a questa parte, dalla prima decina di Giugno nel sud della Svezia? Si parte con un weekend nel piccolo e divertente Tyrolen di Alvesta,in piena campagna, e dopo una breve pausa ci si tuffa nel megafestival di Sölvesborg (leggi Sweden Rock Festival), poco distante, sulla costa est, ma distante anni luce dalla prima situazione. Il Muskelrock lo scorso anno aveva lasciato un'impressione più che buona e così, pure quest'anno, una piccola delegazione della redazione ha ben pensato di ripetere l'esperienza, approfittando della posizione in calendario. E le aspettative non sono state deluse. A cominciare da un bill pieno zeppo di nomi se vogliamo di nicchia, ma di buona qualità, un'atmosfera molto rilassata, pubblico variegato e abbastanza competente, e la (in)solita ambientazione al Tyrolen di Alvesta, posto in mezzo al nulla, fra foreste, laghi e allevamenti di cavalli, in una location dove il tempo sembra essersi fermato nei seventies! In fondo anche quello SRF che oggi attira folle oceaniche, aveva cominciato una ventina di anni orsono da una piccolissima arena ed oggigiorno è oramai di diritto fra i più importanti eventi musicali al mondo!
Il Festival Il Muskelrock si disputa da tre edizioni e rimane un evento per amanti di band di culto: di sicuro si sfrutta bene il fatto di avere tanti buoni nomi in casa, in più ogni anno si cercano occasioni per dare in pasto al pubblico nomi di un certo rilievo, almeno nell'ambiente "underground". L'area è la stessa, pochi gli aggiustamenti, tanto che, come l'anno passato, all'ingresso c'è sempre il "solito" signore un po' appesantito e non certo solertissimo nei controlli, ma l'atmosfera è così rilassata che solo a sera si provvede con un certo servizio d'ordine, e si evita al più di far entrare bottiglie di vetro, tutto il resto è ben accetto. I palchi sono stati dotati di transenne, un po' per evitare arrampicamenti selvaggi (soprattutto sullo stage esterno che si trova su di una collinetta rocciosa) e inevitabili possibili rischi, il tutto apprezzato anche da chi deve lavorare e fare foto, anche se sotto al tendone lo spazio photo-pit è veramente poco. L'affluenza è apparsa cresciuta, non facile trovare posto nel campeggio esterno -gratuito come i parcheggi- già dal venerdì sera, e qualche disservizio nei bagni interni all'area (comunque integrati con alcuni wc chimici) sono segno di un aumento di presenze, che comunque lascia l'area sempre su livelli molto più che vivibili e godibili. Comodo e sfruttato il lago raggiungibile in pochi minuti a piedi, i locali non mancavano di tuffarsi durante le calde e lunghe mattine oziose. L'area ha ampliato, seppur di poco, la proposta di cibo, seppur, con poca spazio a disposizione non troviamo proprio una scelta proprio per tutti i gusti, ma facile ripiegare, soprattutto per chi, come noi, è abituato ai monotematici banchetti ai festivals italici. Possibile anche fare colazione, la mattina, sotto al tendone esterno, anche se, a certi orari la coda era talmente lunga da fare desistere i presenti, meglio attendere l'apertura dell'area. Aprrezzatissima l'idea e affollatissimi gli after show party -quest'anno meno improvvisati e soprattutto più pubblicizzati- sotto al tendone appena fuori dal Tyrolen, con lunghe feste tirate fino al mattino successivo! Il tutto in un clima di grande festa e voglia di puro divertimento come si conviene a questo festival!
Venerdì 3 Giugno Quest'anno avevamo pianificato il tutto ben decisi a non perderci la serata di "riscaldamento" del Giovedì, aiutati dal ponte del 2 Giugno, che in quest'occasione casca come festività pure in Scandinavia. Il programma era succulento, c'era la proiezione di un film, “Thor The Rock Opera”, l'esibizione degli spagnoli ‘77 e dei rock'n'rollers locali Scams fra gli altri. Ed invece, problemi fisici ad un collaboratore, esplosi mentre eravamo già in viaggio sul nostro aereo SAS per Copenhagen, ci hanno costretto ad un pit stop lungo una mezza giornata all'ospedale di Malmö, facendoci rimettere in viaggio solo la mattina successiva. E forse non tutto il male viene per nuocere, visto che la sera prima a Pegognaga, poco distante da casa nostra, non ci eravamo lasciati scappare un live delle amiche Crucified Barbara, con conseguente notte quasi del tutto insonne e levataccia impossibile per fare rotta verso Malpensa. Mentre da noi l'estate sembra essersi fermata all'improvviso, da queste parti siamo già entrati nel pieno, con sole e caldo che ci accolgono all'arrivo al Tyrolen e ci terranno compagnia per tutta la durata della kermesse. Una volta preso possesso di accrediti, relativi braccialetti e le t-shirt riservateci dall'organizzatore (altrimenti riservate solo agli acquirenti del biglietto in prevendita), tempo di montare la tenda in uno dei pochi buchi rimasti nel campeggio e siamo pronti per tuffarci nell'arena in piena forma.
Purtroppo, sistemate le ultime pratiche a Malmö, ci siamo persi gli openers di giornata, i NOCTUM, i successivi RISE AND SHINE sono già a buon punto del loro show e non possiamo fare altro che godercene il finale. Così ci concediamo una bevanda in attesa dell'inizio del set dei BLACK OATH, prima di due bands italiche ad esibirsi in questo festival. I milanesi, si fanno ben valere, sfoderando un buon doom classico (alla Candelmass per intenderci), guadagnandosi anche un discreto riscontro dal seppur ancora sonnolento pubblico svedese. Una piacevole sorpresa vedere che anche da noi è possibile fare musica ed entrare a pieno titolo nel bill di un festival che, pur con nomi se vogliamo dire "minori", dispensa comunque sempre bands di buona qualità. Qui siamo ampiamente sulla buona strada!
Arriva il momento degli HELVETETS PORT, band accusata forse di scarsa originalità che però sul palco sa produrre uno show di tutto rispetto, gradito dai tanti presenti sotto al solleone del pomeriggio. Pacchiani e tamarri lo sono, il loro sound è classicissimo Heavy Metal di stampo “britannico”, se vogliamo infarcito a go-go di clichè, ma il tutto fa il suo sporco lavoro e soprattutto la gioia del pubblico anche grazie alla carica con cui è portato sul palco. Veramente divertenti!
Gli IMPERIAL STATE ELECTRIC, creatura di Nicke Andersson che sta colmando una parte del vuoto lasciato dai suoi Hellacopters, arriva a questo punto, nel mezzo di questo torrido pomeriggio, ad incendiare con il proprio rock'n'roll il piccolo palco sotto al tendone. E il pubblico viene sconquassato a dovere, dal vivo la band dimostra più ruvidezza e cattiveria rispetto alle tracce registrate in studio. Verso il finale sul palco vengono chiamati sul palco i "fratelli" '77 (cantante e chitarrista della band spagnola), che l'anno scorso avevano incendiato questo stesso tendone e stanno registrando il loro nuovo disco proprio con Nicke qui in Svezia. Naturale sbocco della loro presenza, una cover degli AC/DC: “Touch Too Much”, che è accolta calorosamente dai presenti. Il lunghissimo finale vede sulla scena due batterie, con Nicke che suona quello che era stato il suo primo strumento. La classe è immutata!
Si prosegue con i cechi DRAKAR, primo nome con una certa storia alle spalle, che però non ci impressiona tanto da tenerci incollati sotto al palco. In più il cantato è incomprensibile, forse anche per via del modo di vocalizzare del singer della band o per qualche strano effetto... preferiamo quindi prenderci una pausa!
In tutto questo susseguirsi di band, è arrivato, infatti, anche il momento di concedersi un momento per cibarsi e prepararsi per la sera, le temperature scendono velocemente e così ci perdiamo anche buona parte dei GRIFTEGÅRD, per presentarci in tempo per il primo evento della giornata... ovvero il concerto dei padroni di casa, i BULLET! Erano stati annunciati alcuni special guest, quando arriviamo sotto al "main" stage, da dietro il sipario appaiono un paio di buffi personaggi, un anziano e alquanto divertente mangiaspade/mangiafuoco e la sua "assistente", che intrattengono con una scenetta -forse anche più del dovuto- il pubblico prima di lasciare il posto ai divertiti idoli locali che si godono la scena. Si apre quindi finalmente il sipario e il set è incendiario, e parliamo sì dei tanti fuochi e petardi preparati accuratamente per l'occasione, ma anche del massiccio e solido apporto musicale e scenico. Il tutto seppur breve -anche a causa del prolungarsi forse oltre le aspettative del "pre-show"- ma carico di energia con il pubblico che da queste parti li supporta meglio che da altre parti. Sul palco apparirà anche Thor e la sua band per il gran finale sul classico "Bite The Bullet". Giocano in casa ma come l'anno passato dimostrano di guadagnarsi alla grande l'ottima posizione in scaletta!
Giusto il tempo di renderci conto che tutto è già finito e siamo pronti per i WOLF: anche loro sono oramai una sicurezza sul palco e chiaramente non deludono i tanti che si riparano sotto al tendone. Gli svedesi hanno il merito di tenere accesa la fiamma in corpo ai presenti in attesa degli headliners di giornata. C'è anche spazio per vedere sul palco la guest star del festival, Messiah Marcolin, qui intervenuto per un ottima cover di “Black Night” dei Deep Purple, che è sicuramente il momento più caldo di un’esibizione che vede comunque i "Lupi" per tutta la durata incisivi e solidi!
La sera è ora scesa del tutto ed è il momento clou della giornata, ovvero il set delle britanniche GIRLSCHOOL. Le eterne “ragazze” sono in gran forma oggi ed il pubblico che si affolla attorno al main stage è bollente. “Demolition Boys” arriva presto a scaldare ancor più gli animi, mentre nel mezzo oltre ad “Emergency” spicca la dedica a Ronnie James Dio sul pezzo, “I Spy”, a cui aveva collaborato il nostro amato folletto nell'ultima fatica in studio delle inglesi. Quando anche le ultime note della conclusiva “Race With The Devil” si spengono, è tempo dei dovuti calorosissimi applausi a questa band che ha dato questa notte un'altra grande dimostrazione di forza, tanta l'energia che ancora trasuda nella loro esibizione. Inossidabili!
L'incalzare perpetuo delle band è quasi arrivato al capolinea ed è quindi il turno, poco dopo mezzanotte, dei PORTRAIT, band svedese con una certa esperienza alle spalle e dedita ad un metallo abbastanza classico. La loro esibizione è solida e potente, però forse un po' troppo statica, così ci pensa il “solito” Messiah Marcolin a dare sostanza saltando sul palco per la conclusiva, cover dei Mercyful Fate, “Black Funeral”, il pubblico apprezza e risponde calorosamente!
Siamo all'epilogo di queste lunga giornata, appena dopo l'una è l'ora degli statunitensi, PENTAGRAM, leggendaria band, nominata fra i pionieri del doom metal. Nome che è stato rimesso in pista dal cantante, Bobby Liebling, che si dice si sia disintossicato dall'eroina e di recente ha reclutato uno dei chitarristi originali della band, Victor Griffin, a rendere più credibile il tutto. Sicuramente presenza sul palco di Bobby è una garanzia, e il pubblico resiste e segue con attenzione nonostante l'ora tarda, la stanchezza e il gelo che sta scendendo sul Tyrolen! Ci avviciniamo all'uscita e viene il momento di protrarre un po' il divertimento all'esterno. Quest'anno gli organizzatori hanno ben pensato, visto il successo dell'improvvisato party finale dell'anno scorso, di organizzare le cose un po' meglio e così in entrambe le serate dalle due, ora di chiusura dell'area concerti, fino... oltre l'alba ci si può divertire sotto ad un affollatissimo tendone esterno dove è stato parcheggiato un furgone che funge da consolle e "bar" dove rifornirsi di birre in lattina e quant'altro contenga alcool. Così anche noi ci intratteniamo finché, quando il sole splende alto facciamo ritorno in tenda per il meritato riposo!
Sabato 4 Giugno La sveglia ci viene data dal calore che sprigiona la tenda chiaramente al sole, e la lunga attesa la ammazziamo andando anche noi sulla "spiaggia" del vicino lago, che è abbastanza affollata di gente in cerca di refrigerio visto che il solleone picchia già durissimo ed i bagordi della sera precedente si fanno ancora sentire... L'area apre a mezzogiorno e così finalmente troviamo ristoro all'ombra del tendone, in attesa delle due, quando, ad aprire questa terza e ultima giornata di Muskelrock, tocca all'altra band italiana chiamata a partecipare a questa kermesse, parliamo degli HANDS OF ORLAC. Un doom molto particolare il loro -con tanto di flauto traverso suonato dalla cantante- accolto con un certo calore -più che discreto vista anche la posizione in scaletta- dai presenti. Il loro genere sfocia ampiamente in momenti più prog -alla Jex Toth potremmo dire- e maschere e trucco di scena quanto basta, aggiungono valore alla loro presenza sul palco. Il pubblico risponde positivamente!
Suonare sotto a questo sole sul palco principale non dev'essere il massimo e alle tre tocca agli olandesi EMERALD. Il pubblico è ancora perlopiù defilato e così, capendo la situazione, il singer della band scende ben presto fino alle transenne a ringraziare gli accalorati che si sono avvinghiati alle transenne rischiando l'effetto barbecue. Propongono un metal classico di ottima fattura e hanno anche una buona energia da trasmetterci, sicuramente un buon momento!
Si torna sotto al tendone per i MARULK, e in pochi attimi cambiamo così completamente genere, passando ad un rock'n'roll pervaso di momenti psych, forse troppo psych, tanto che alla fine non riesce a tenerci a lungo incollati al loro set, mancando questa band della giusta verve mostrata dai due set visti in apertura di giornata.
Di ben altro tenore ciò che ci si prospetta davanti nella successiva ora, quado siamo pronti sotto al main stage per i WARRANT, naturalmente non i "posers" americani, bensì i thrashers tedeschi. E che goduria per il pubblico, seppur penalizzato ancora dalla calura, sciogliersi sulle note energiche della formazione di Dusseldorf, accompagnata sul palco da un vistoso “enforcer” incappucciato e dotato di un’enorme ascia, che riempie la scena se ce ne fosse bisogno. La parte del leone la fanno alcune “antiche” composizioni, “The Enforcer” e “Nuns Have No Fun” su tutto il resto. Energia pura!
Eccoci ora al momento dei LORD VICAR. Con loro si torna alle sonorità doom, tanto care ai creatori del festival. E tocca così ai finnici, recente creazione di Peter Vicar, già chitattista dei Reverend Bizzarre, tenere vivo l'interesse del pubblico in questo pomeriggio. Uno show di sostanza, godibile, e permeato della gran classe quello che sfodera il combo di Turku, anche se forse manca qualche guizzo in avanti che ci faccia sobbalzare dalla sedia da cui comodamente ce li seguiamo per risparmiare un po' le energie in vista della lunga serata.
Ci accorgiamo che qualcosa sta succedendo all'esterno e così capiamo che è il momento di un piccolo siparietto "wrestling", menzionato sul programma, ma di cui ci sfuggiva l'esatto orario. Quest'anno si è deciso di fare le cose in grande, invitando svariati personaggi della scena locale, a formare un grande "tutti contro tutti" che, tempo di un paio di -finti- cazzotti, si spinge ben oltre la flebile linea tracciata con del nastro a definire un ipotetico ring proprio sotto al main stage, per diffondersi su tutta l'area del Tyrolen, con il pubblico che segue divertito questo o quell'altro scontro finché non si torna al centro dell'arena per il gran finale. L'uomo con la testa da maiale, accompagnato da una poliziotta/dominatrice, vincerà la sfida acclamato dal pubblico.
Dopo questa parentesi di puro colore, che però da sempre è caratteristica di questo festival, sul palco principale si torna a fare sul serio e torniamo in un attimo alle sonorità più classiche grazie ai SILVER MOUNTAIN. La storia di questa band svedese è lunghissima e viene dalla fine dei seventies: la presenza sul palco non è di quelle da strapparsi i capelli, ma sugli strumenti ci sanno ancora fare e sfoderano uno show che sicuramente è degno dell'importante posizione in scaletta. Il loro sound è classico e hard rock e ricorda molto, se il nome non vi aveva ancora destato qualche sospetto, i mitici Rainbow.
Arriva il momento di prenderci una breve pausa per espletare alcune pratiche serali -cena, recupero vestiti più pesanti, etc.- e così, mancando il tempo fisico per seguire tutte le cose interessanti proposte, dobbiamo seguire distrattamente e ad una certa distanza il set dei cileni PROCESSION, altra doom metal band che approfitta della compagnia di Messiah Marcolin per una bella cover di “At The Gallows End”, dei Candelmass, che è chiaramente il momento più apprezzato dal pubblico.
Dopo di loro tocca a BLAZE BAYLEY, che sale sul main stage mentre il sole sta lentamente scendendo oltre l'orizzonte. Il singer inglese è in strepitosa forma, si muove forse un po' troppo alla Bruce Dickinson sul palco, e d'altronde se aveva preso il suo posto negli Iron Maiden, un motivo ci sarà stato. Blaze incita in ogni modo immaginabile il pubblico dall'inizio alla fine del set e si fa sicuramente notare anche per un’intrattenibile e continua gestualità, carico come una molla di fronte ad un pubblico che pende dalla sua ugola. Il suo set è solido e potente al punto giusto, scaldando l'atmosfera che comincia a raffreddarsi sul calar della sera. Immancabile e pezzo forte della sua esibizione, “The Clansman” cantata da tutti i presenti in un lungo coro, ma in fondo stasera non è solo di ex-cantante dei Maiden che dobbiamo parlare, ma di Blaze come entità comunque di una certa importanza ed il giusto carisma. Energico ed efficace!
La serata sale sempre più di intensità e così ecco che sul palco "minore" è il momento dei GRAVEYARD. Il pubblico affolla numeroso il tendone: il loro secondo disco -"Hisingen Blues"- ha riscosso un buon successo e la carica che pervade i presenti è qui a testimoniare l'importanza della loro presenza qui questa sera. Il set della band di Goteborg è un successo, e dobbiamo dire che un po' ce lo aspettavamo. Da annotare che, almeno dal vivo, ora suonano un po' più heavy ed hard rock rispetto agli esordi e di ciò ne beneficia l'impatto sui presenti, anche se la loro formula musicale in una salsa fortemente vintage è inconfondibile. Qualcuno forse li preferiva in una veste più "retrò", ma il successo di seguito è inequivocabile. In forte ascesa!
Il pubblico è già pronto sotto al main stage, è il momento. Sì il momento topico del festival. It's THOR time! Il canadese, seppur non sia nella forma fisica dei tempi migliori -anche se forse qualche foto del periodo era esagerata?!- propone uno spettacolo sempre degno di nota ed in occasione di questa apparizione, ha ben pensato di lanciare una ristampa del suo "Muscle Rock" del lontano 1977. E' il simbolo del festival e sa tenerne le redini, sia da presentatore -il Venerdì- sia suonando i sui grandi classici, come è oggi nella sua esibizione. E se in questa calata l'istrionico frontman non si è potuto portare i suoi attuali "classici" compagni di palco, Steve Price e Mike Favata, ci siamo trovati di fronte alcuni compagni di vecchia data, i The Imps di Frank Soda. Che si presentano, in perfetto stile... partita di hockey, per suonare l'introduttiva “Immigrant Song” dei Led Zeppelin. Finalmente Thor fa la sua comparsa con tanto di martello e pesantissimo travestimento nel delirio dei presenti e si incendia lo spettacolo sulle note di “Call Of The Triumphant“! Se non c'è più posto per le borse dell'acqua calda come nel passato, innumerevoli sono le scenette che animano un set che si prolunga ben più della classica ora concessa. Ma al Re di tutti i muskelrockers tutto è concesso! Così fra qualche hit sparata qua e là – come "Let The Blood Run Red" o "Thunder On The Tundra" – qualche cover, una pausa per un pezzo dall’album solista del chitarrista Frank Soda, un pezzo -”Action” degli Sweet- cantato con Hell Hofer dei Bullet… c’è tempo per una lunga serie di amenità, dalle ballerine sul palco, alla parrucca bionda di Thor, passando per la battaglia a colpi di asta del microfono contro Loki, la barra di ferro piegata con i denti e la successiva richiesta ai presenti in prima fila “Ho perso un po' di denti, se li trovate portatemeli”, un tecnico che lo assale con la chitarra... Un vero mattatore!
Ci sarebbe ora un altro evento sotto al tendone, già cominciato mentre Thor era ancora sul palco, ovvero lo show del nome del momento, almeno da queste parti, i GHOST. Una band assolutamente atipica e misteriosa, tanto che nessuno sa chi ci sia dietro a questo progetto, e, dietro a maschere minacciose e simboli occulti, troviamo un sound incredibilmente leggero e rockeggiante, tanto che nel loro set trova facilmente posto una cover dei Beatles! Nessuna parola proferita oltre al cantato, anche i componenti vengono presentati a gesti, per mantenere ancor più un alone di mistero. Il pubblico apprezza, mai così numeroso e straripante sotto al tendone, un successo inaspettato, forse il primo e unico errore di valutazione da parte dell'organizzatore. il main stage sarebbe stato forse più indicato, ma l'atmosfera è bollente ed è quasi impossibile avvicinarsi alle prime file tanta è la calca. Un grande successo, e pensiamo non si tratti solo di effimera curiosità... Una grande sorpresa per noi! E' arrivato il momento dell'epilogo, e, last but not least, ecco sul palco principale un altro nome di tutto rispetto, gli OZ. Dalle bandiere schierate sugli amplificatori capiamo da subito che, seppur nata in Finlandia, la band annovera oggigiorno sul palco anche strumentisti svedesi e si trova come a casa da queste parti. Un set classico e solido come dalle attese, ma in fondo non c'è mai nulla di scontato quando gli anni passano. Uno show che è veramente la ciliegina sulla torta di questa due giorni di concerti e trova il suo picco sulla classica “Turn The Cross Upside Down”, ancor'oggi di grande impatto sui presenti. Grande la forma del leader e singer Ape De Martini, buon auspicio per il prossimo nuovo album previsto per l'autunno, “Burning Leather”, dal quale sentiamo stasera qualche piccola anticipazione che non esce per nulla dal binario di un heavy metal classico ed energico. Sicuramente non ce li perderemo fra pochi giorni allo Sweden Rock, dove al contrario di qui, saranno in apertura di giornata, e saremo un po’ più in forma per seguire al meglio la loro esibizione!
E' tempo di sparare una gettata di fuochi d'artificio, dal palco arriva il saluto ed i ringraziamenti dell'organizzatore ai presenti mentre scorrono i titoli di coda e un altro Muskelrock è andato in archivio. Dopo una giornata di grande intensità c'è giusto il tempo di rilassarsi un attimo, al fresco della notte, prima di tuffarsi nell'after show. Anche stasera la carica è molto elevata, tanto che una ragazza, saltando su di un tavolo finisce per aprirlo in due parti. Ancora un po' di tempo per godersi l'atmosfera di questo fantastico posto, insieme alla grande famiglia dei muskelrockers più incalliti, prima di tornare in tenda. Domani si smobiliterà l'accampamento per ripartire, fra un paio di giorni saremo già allo Sweden Rock Festival, di cui parleremo in separata sede. Che dire in chiusura se non che... siamo già pronti per tornare nel 2012, appuntamento fissato dal 31 Maggio al 2 Giugno, cosa aspettate?! Ma ricordate che (come recita lo slogan sulla maglietta del festival)... Only The Strange Comes To Muskelrock!
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