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MUSKELROCK Alvesta (Svezia), 30 Maggio-1 Giugno 2013 Testi e foto di
Il Muskelrock è giunto alla sua quinta edizione, ritagliandosi un proprio spazio in pur così poco tempo, come festival "di culto", che attira, e non solo dalla patria Svezia o dalla vicina Danimarca, un pubblico variegato ma competente e con tanta voglia di divertirsi, in quello che è per molti che l'hanno conosciuto in questi anni, uno dei pochissimi open air che conserva un certo spirito originario dei festival musicali del passato. La solita piccola delegazione di Flashforward, oramai di casa da queste parti, poteva mancare a quest'anniversario? Certo che no!
QUINTO ANNO… BILL SEGRETO! Ci voleva il giusto spirito quest'anno per approcciarsi al Muskelrock. Sia da parte degli organizzatori che avevano predisposto un festival con bill segreto, ispirando magari i più fantasiosi, ma lasciando magari a casa i più scettici, e quindi rischiando il flop. Sia da parte degli ignari spettatori cui è stato richiesto un atto di fede per questa quinta edizione: un po' come un ultras farebbe per la squadra del cuore, in nome di cui farebbe l'abbonamento anche alla cieca, senza sapere nemmeno il nome di un giocatore. Le uniche cose certe erano il luogo, il "solito" Tyrolen, nel bel mezzo della Svezia meridionale, l'ora del calcio d'inizio fissato per le diciotto di Giovedì 30 Maggio, l'inizio dell'ultimo set previsto per l'una di notte di Sabato 1 Giugno e il guanto di sfida lanciato dagli organizzatori: "Come If You Are Strong Enough". Quest'anno ci siamo organizzati in modo da essere presenti, finalmente, alla nostra quarta spedizione, anche alla prima sera, quella solitamente meno importante, e questa scelta è stata sicuramente premiata dai nomi in campo. Ma se parliamo di nomi importanti, vale la pena di fare una considerazione: se gli anni scorsi comunque una band di una certa "importanza" per attirare il pubblico c'era (vedi i vari Ross The Boss, Angel Witch, Girlschool, Blaze Bailey, Thor, Raven o Manilla Road), quest'anno avendo mano libera al 1000%, l'organizzazione ha puntato di più sulle chicche, nomi sconosciuti al grande pubblico ma di alto livello, nomi conosciuti solo nell'ambiente underground, tanto che la reazione alla vista del programma fornito una volta giunti alla biglietteria, l'esclamazione immediata è stata "Sì se avessero fatto un festival del genere, magari in Italia, non veniva nessuno!!". E invece ecco il pubblico degli scorsi anni, intorno alle 1000-1500 unità (e non di più per non snaturare l'evento), assieparsi dentro e fuori il Tyrolen, ben ripagato da tre giorni di grande musica, forse il migliore bill di sempre, nonostante alcuni problemi e qualche annullamento dell'ultima ora o quasi, comunque ben assorbito da nomi di buon valore.
IL FESTIVAL Difficile raccontare l'atmosfera di questo festival a chi non ci è mai stato, possiamo dirvi solo che chi scrive la prima volta era venuto qua per la prima volta quasi per curiosità, dopo averne tanto sentito parlare da amici svedesi, da lì in poi non si è più perso un'edizione. Quest'anno c'è stato qualche aggiustamento, ma nella sostanza tutto è come gli anni scorsi, sono state cambiate le zone bar e "bevuta" recintate a causa delle strette leggi svedesi, e quest'anno comunque allargate a tutto il tendone dove si trova il palco piccolo, dove gli anni scorsi era limitata alla terrazza e se uno voleva prendere una birra e vedere il concerto da vicino era impossibile, così come a tutto il prato sulla sinistra del vialetto che attraversa l'area, al posto dell'angusta tenda bar sotto il palco delle scorse edizioni. Per il resto la formula è immutata: un concerto al coperto di un "tendone" di legno sul palco piccolo nell'area dove si trova anche un "ristorante" e uno all'esterno su di un palco-casetta posto su di una piccola collina rocciosa. E tutti (o quasi come poi vedremo) avranno solo un'ora a disposizione. Ottima anche l'ora d'inizio dei due giorni interi, fissata per le due del pomeriggio, comodo per riprendersi bene dai bagordi della notte precedente. Non è certo aumentata l'offerta di cibo, limitata a un ristorante self service (capace comunque di offrirci un discreto piatto di carne, l'unico su cui ci siamo affidati, non volendo rischiare con i tortellini o affini), il chiosco degli hamburger e hot dog, e all'esterno un discreto banchetto delle pizze, servite da divertenti cuochi vestiti come medici in sala operatoria, con tanto di macchie di sangue finto su camici. All'esterno dell'area trovavamo la solita zona campeggio molto affollata, il tendone degli after show e a poca distanza sulla strada dentro ad una struttura fissa era possibile trovare anche un bar per le colazioni e le docce, come ben indicato sul dettagliato programma fornito (chiaramente in svedese ma…) quest'anno. Presenti anche alcuni banchetti di vinile e magliette molto ben forniti, nonché quella del merchandising ufficiale delle band presenti, trasformatasi spesso in meet & greed improvvisati. Incredibile la preparazione dei presenti, che hanno riservato un'accoglienza degna a quasi tutti i nomi proposti, pur con un bill così underground, pari alla sete: gruppi di persone che entrano con casse o buste piene di birre sono la normalità, il tutto è regolare fino alle sei di sera, poi è vietato introdurre alcool, ma una volta entrati con la scorta formato famiglia… Ottima l'iniziativa per chi aveva acquistato il pacchetto "extra strong ticket" in prevendita: in una borsa gialla con il logo Muskelrock, è fornito un vinile 80s e la maglietta del festival (non acquistabile separatamente), oltre chiaramente al braccialetto d'accesso all'area. Organizzazione casalinga ma abbastanza semplice e perfetta, molta la sicurezza sguinzagliata in giro dopo una certa ora, presente anche un tendone della croce rossa, ma nessun problema serio da segnalare, festa doveva essere e festa è stata!
IL VIAGGIO E LA PRIMA –MEZZA- GIORNATA All'alba del 30 Giugno alla partenza ci accoglie un timido sole, in questa stranissima stagione italica, ben più simile all'estate svedese. Estate svedese che invece è già sulla buona strada a giudicare dall'ottimo sole che troviamo quando scendiamo su Copenaghen nel primo pomeriggio. Quasi tre ore di viaggio ci separano da Alvesta, vicino a cui siamo alloggiati, in un comodo B&B, dopo anni passati in campeggio qualche comodità non fa male. Sulla strada troviamo viveri e birre per i prossimi giorni, quindi, una volta presa una breve pausa di riposo, partiamo alla volta del Tyrolen. Sono oramai le sette e c'è già un certo movimento nell'area, andiamo in zona "biglietteria", curiosi di scoprire il programma e mentre siamo in fila, non resistiamo e diamo una sbirciatina al volantino. Jacob ci ha tenuto da parte biglietti e magliette come previsto, così, una volta dotati del braccialetto d'ordinanza siamo pronti a tuffarci nell'area dopo aver ben studiato i nomi che a prima vista perlopiù parevano sconosciuti e di cui non vi anticipiamo nulla, così potrete scoprire con noi il bill passo dopo passo. Ci concediamo una birra, all'esterno perché è già ora di divieto d'ingresso per le lattine, quindi eccoci all'interno dell'area. Il pubblico lentamente arriva, ma ancora siamo agli inizi e quasi tutti i set si svolgono all'interno del tendone, come da tradizione. Finalmente ci siamo, si comincia!
Così la nostra giornata, dopo esserci persi per strada gli opener VIDUNDER e VAMPIRE, cenato adeguatamente sotto il tendone, comincia verso le otto di sera con i DEAD LORD, band svedese, dedita a un sound molto seventies –chi ha detto Thin Lizzy?!- e seguita da un pubblico già molto caldo. Hanno da poco lanciato il loro primo LP -chiaramente in vinile- "Goodbye Repentance" e ci lasciano abbastanza soddisfatti dopo aver entusiasmato i presenti con un set bello tirato, ruvido e pieno di giuste melodie, condito da un'immagine e una presenza buona sul pur piccolo palco. Sicuramente la prima buona sorpresa di giornata, come (quasi) sempre, quando gli svedesi vogliono tornare sulle sonorità del passato, lo sanno fare più che bene, senza sterili copie. Partenza in quinta piena!
Tocca ora ai tedeschi ATTIC, che invece suonano molto Mercyful Fate: il cantato in falsetto molto simile a quello del ben più noto singer danese e il make up fanno il resto per ricordarci King Diamond. Loro non sono più così sconosciuti, almeno ai più attenti, grazie ad un debut album, "The Invocation", arrivato da qualche mese. Il copione portato sul palco non esce così molto dal seminato, unica sorpresa nel finale, quando la chiusura è affidata a "Dying World" dei Pentagram, quando magari tutti si aspettavano di sentire qualcosa del repertorio di King Diamond. Uno show comunque di buon spessore, che ci lascia nella mente una band che forse qualcosa da dire di suo l'ha, oltre all'aspetto!
Dobbiamo ammettere che, forse anche un po' stanchi per le dodici ore di viaggio, c'eravamo chiesti "Apust chi?!?" leggendo il nome in alto a sinistra sulla maglietta del festival appena avuta fra le mani. Poi però la lampadina si era accesa, era il logo in cirillico dei russi ARIA! E chi si aspettava di poterli vedere mai all'opera? Occasione unica offertaci dal Muskelrock, che già gli anni scorsi aveva spesso proposto una chicca dell'est Europa, come Pokolgep o Drakar. Questa è stata l'unica band con addirittura due ore vere a disposizione -prima volta nella storia del festival!- vero evento principale della tre giorni, chiaramente ospitato sul palco esterno (unico set della serata) e che concerto! Due ore di pura energia e classe quella sfoderata dai russi, che forse oggi si sono trovati un po' in "difficoltà" nell'intimità del Tyrolen, abituati a seguiti ben maggiori in patria, dove sono in giro oramai da ventotto anni e sono stati spesso accostati ai Maiden. Un set che, pur cantato in lingua madre, è seguito da un pubblico adulante che canta a memoria i pezzi, ripagato da una delle migliori serate di tutto il Muskelrock, grande prestazione, ottima presenza sul palco, entusiasmo... non chiedeteci la setlist, ancora non abbiamo studiato il russo! Quando si spengono le luci, siamo ancora un po' increduli e gli applausi si sprecano, e abbiamo capito che quest'anno, la prima serata, solitamente snobbata anche per problemi logistici, era veramente da non perdere!
E' mezzanotte ed è già ora di chiudere per oggi: tocca ai PROCESSION l'ultimo set di giornata. La band cilena si era già vista da queste parti un paio d'anni orsono ed è uno dei pochi nomi doom di questa edizione. Da poco hanno lanciato il loro nuovo e ben accolto "To Reap Heavens Apart", e anche lo show di stasera ce li conferma come uno dei nomi più interessanti della scena: si sono anche oramai trasferiti qui in Svezia, tanto che anche la line-up è arricchita da due strumentisti scandinavi. Il loro è un doom molto classico, lento e macchinoso, che però riesce nell'intento di tenere ben più che svegli i tanti presenti sotto il piccolo palco, il tutto favorito dal buon impatto del cantante e chitarrista, Felipe Plaza, buon frontman. In crescita costante.
VENERDI', LA PRIMA GIORNATA VERA
Il Venerdì mattina –o meglio quando con calma riprendiamo conoscenza- il tempo è abbastanza soleggiato e così verso l'una partiamo per il Tyrolen, dove ci aspetta la prima, calda, giornata intera di festival. Alle due è quindi il momento dei LETHAL STEEL che provano a svegliare i presenti. I giovanissimi ragazzi di Stoccolma sfoderano un heavy metal abbastanza classico e senza grandi scossoni svolgono lo sporco lavoro di aprire la giornata davanti comunque a un discreto pubblico. Sono ancora alle prime armi e si vede, ma alla fine concludono il loro set mostrando anche qualche elemento positivo, quindi se son rose…
Dopo una buona pizza "Shitaliano" dal bizzarro banco appena fuori dall'area è il momento dei DEATHSTORM, band thrash death, con tanto di chitarrista al debutto oggi, e gli austriaci hanno l'ingrato compito di esibirsi in pieno pomeriggio sul palco esterno e di trovarsi a essere uno dei nomi più estremi della kermesse. Portano a termine il loro compito bene, ma senza lasciare particolarmente il segno, forse anche perché alla fine della giornata avremo tanti altri nomi da annotarci.
Arriva quindi il momento dei WYTCH HAZEL che ci fanno tornare in un bollente tendone e ci allietano con il loro gustoso hard rock alla Thin Lizzy, con evidenti influenze celtiche. Gli inglesi hanno un cantante che è difficile non notare e a metà set cercano di attirare un po' i presenti ancora un po' sonnolenti con una cover degli Iron Maiden, "Phantom Of The Opera", forse un po' presto per fare una cover non trovate?! Un set tutto sommato positivo, ma forse un po' troppo statico, alla fine non convince al 100%. Da rivedere!
E' arrivato il momento di una band abbastanza conosciuta nell'underground svedese, i ZONE ZERO, occasione più unica che rara per noi, ma anche per i locali, di vedere questo storico nome all'opera. E pubblico di tutte le età in delirio per questo show, che ci propone un heavy metal abbastanza classico ed eighties di un gruppo che in fondo ha pubblicato ben poca roba pur essendo in giro dagli 80s, e non avendo mai raggiunto la vera notorietà. Il cantante, Anders "Lissa" Listaniels, sembra una via di mezzo fra un Klaus Meine e un UDO dei poveri, ma il risultato è molto buono, siamo saliti di ben più di un gradino rispetto alle giovani speranze viste finora e si sente. Anche la band è in buona forma e risponde all'entusiasmo dei presenti con altrettanto divertita partecipazione, per uno dei momenti migliori dell'intero festival!
Dovevano a questo punto esserci gli inglesi Purson, annunciati già anche l'anno scorso, ma ancora una volta defezionari con nostra somma delusione. Al loro posto troviamo invece la piacevole sorpresa TROUBLED HORSE. Visti recentemente anche in Italia, altro buon set dei ragazzi di Orebro, che ci sciorinano quasi al completo il loro debut album "Step Inside", dimostrandosi ben all'altezza della chiamata del Muskelrock, pur, notiamo, con un chitarrista in meno rispetto al tour nella nostra penisola. Sicuramente in patria ci sono nomi più quotati (vedi Graveyard) ma alla fine l'energia sprigionata dai Troubled Horse è coinvolgente e la loro "versione" dei seventies è convincente e genuina, con il cantante Martin Heppich a trascinare i presenti con le sue mimiche che accompagnano quasi ogni passaggio, scendendo fra l'altro fra il pubblico sul finale a cantare sulle note di "Another Man's Name". Sicuramente in forte ascesa!
Ma la giornata s'incendia definitivamente quando sul palco principale scendono in campo Nicke Andersson e i suoi IMPERIAL STATE ELECTRIC. Se personalmente ce li eravamo persi in Aprile nel nostro paese, li avevamo già visti all'opera più volte, fra cui due anni orsono sempre al Muskelrock ma sul palco "piccolo". Introducono lo show con "Hello Dear" dei Cheap Trick e l'ultimo "Pop War" fa la parte del leone in scaletta, con energiche sferzate rock'n'roll che accendono il nostro pomeriggio, oltre le nostre aspettative, un set ben tirato, ancor più delle volte precedenti, pubblico molto partecipe, in poche parole, un successo, uno dei migliori set dell'intero festival! E il picco è quando i nostri si cimentano in un momento rock'n'roll anni '50, che coinvolge e fa ballare anche le pietre del Tyrolen, coinvolgendo tutti ma proprio tutti i presenti nel molto variegato mondo metallico del Muskelrock! In mezzo a questo bel delirio, c'è anche spazio per un pezzo nuovo, "Reptile Brain", in cui Nicke passa velocemente al basso e il bassista canta (senza minimamente sfigurare, entrambi!), ma non il solito show in cui il frontman si esibiva nel suo strumento originario, la batteria. Rimpiangete ancora gli Hellacopters? Noi non tanto!
Come solito, il concerto delle otto di sera casca a fagiolo per cibarci sotto il tendone e seguire -anche se a distanza- senza soste anche il set della band di turno, in questo caso i BLUES PILLS. Dediti a un blues molto psichedelico -uno dei pochi ma buoni momenti in questa edizione molto più metal del solito- con voce femminile, con tanto di tamburello e lunghi pezzi di chitarra. La band formata da ex membri di Radio Moscow, Corry Berry e Zack Anderson, il chitarrista francese Dorian Sorriaux e la voce della svedese Elin Larsson, riscuote un notevole successo se non numericamente (abbiamo visto molta più gente per altri nomi) ma in quanto a calore del discreto pubblico presente, tanto che viene richiamata a gran voce sul palco quando il set sembrava già abbondantemente finito.
Scende lentamente la sera svedese e verso le nove è il turno degli inglesi QUARTZ: il loro tastierista e chitarrista Geoff Nichols fu nei Black Sabbath per un periodo e il loro debut nel lontano 1977 fu prodotto da un certo Tony Iommi, tanto che chiudono dedicando "Heaven & Hell" a Ronnie James Dio. Ottima forma comunque per la band d'oltremanica, che ci fa rituffare in un attimo negli albori della NWOBHM e che è una piacevole ri-scoperta di questa edizione: " Street Fighting Lady", "Mainline Rider" o "Good Times" fanno ancora una bella figura, grazie anche alla buona interpretazione vocale di David Garner, membro non originale ma comunque ben integrato in questa versione dei Quartz rinata meno di due anni orsono. Un altro grande momento per un festival che man mano che scorrono i concerti risulta sempre più riuscito!
Sotto il tendone troviamo ora gli statunitensi DANAVA, una band a primo impatto un po' indecifrabile, tanto che dopo un inizio molto lento e stoner il set scivola via verso sonorità più heavy. Il pubblico risponde al loro richiamo molto numeroso e coinvolto dalla loro proposta che è un crescendo di energia e positive emozioni, se all'inizio forse, presi anche dalla stanchezza di giornata li avevamo seguiti in poltrona e da distanza, l'entusiasmo è salito nel corso dell'ora scarsa a disposizione. Ancora un altro obiettivo centrato dagli organizzatori, con un nome veramente poco conosciuto, ma di grande spessore!
Al momento clou della giornata troviamo i NIFELHEIM: scelta comunque buona, parliamo di un nome che in patria è certamente di culto e il loro set è sempre qualcosa che vale la pena almeno per qualche minuto, pur se il genere un po' estremo fa inevitabilmente un po' di selezione. Il pubblico presente è comunque in delirio per la band black metal che oltre al pesante uso di fuochi d'artificio, fiamme e petardi vari offre il solito show dinamitardo, pur cominciando con un ritardo di venti minuti mentre il cerimoniere li annuncia due o tre volte. Se li avevamo già visti allo Sweden, ma di pomeriggio (e il black metal di pomeriggio...) e qualche anno fa qui al Tyrolen ma a notte fonda davanti ai pochi rimasti, stasera trovano modo di avere un pubblico e una situazione sicuramente adeguata e loro rispondono alla grande con il solito grande show della premiata ditta dei fratelli Tyrant/Hellbutcher. Devastanti!
Siamo agli sgoccioli per oggi e chi ha ancora tante energie in corpo può buttarsi nella mischia per gli ANTICHRIST, che giocano in casa e dopo tante esibizioni di Giovedì qui al Tyrolen (che gli anni scorsi matematicamente ci perdevamo), sono finalmente in una giornata "normale". Trovano il pubblico delle grandi occasioni pronto a un pogo notevole e stage diving attivato a ogni bordata di thrash metal sparato. Purtroppo la nota negativa è legata alla prestazione del cantante, Anton Sunesson, oggi proprio fuori forma, tanto da sparire dal palco un paio di volte prima di ritirarsi definitivamente, con i compagni costretti a un pezzo strumentale e a chiudere poi con un pezzo cantato dal chitarrista. Fine delle trasmissioni in netto anticipo sui programmi e dobbiamo dire peccato, perché la band svedese ha sicuramente i numeri per fare tanta strada, ma show come questi non fanno certo buona pubblicità. Rimandati a data da destinarsi...
Per chiudere questa lunghissima giornata è infine il turno dei MURO, mitica band metal spagnola, anche questa vista pochissimo fuori dai patri confini. Purtroppo il pubblico -è l'una- oramai scarseggia, anche se uno zoccolo duro –fra cui alcuni spagnoli?!- in prima fila cantano a squarciagola. I Muro comunque offrono un set bello carico a prescindere dai pochi presenti e con il loro Heavy Metal abbastanza classico completano al meglio una giornata veramente notevole. Nel set c'è spazio per qualche pezzo più recente, fra cui la dedica a Ronnie James Dio su "La Voz", ma sono soprattutto i vecchi cavalli di battaglia a tenere banco. Chiudono chiedendo chi conosce il loro primo album e quindi sparandoci "Acero Y Sangre". Forse molti avrebbero fatto meglio a non snobbarli ma così a notte fonda...
La giornata sarebbe finita, alle due l'area viene sgomberata, ma abbiamo scoperto che nel tendone esterno c'è un after show con concerto: In un minuscolo angolo si esibiscono i LECHEROUSE GAZE però la visibilità è ridottissima, in assenza di palco, il tendone è poi preso d'assalto, con tanto di stage diving partendo da un bancone del bar, o aggrappandosi alle tentennanti colonne della struttura, pubblico in balia delle ondate. Dopo un po', stanchi e visto il clima invivibile, decidiamo di ripiegare sul B&B per riposarci al meglio in vista dell'ultima giornata.
SABATO, ULTIMO GIORNO, ULTIMI BOTTI
Il Sabato si preannuncia altra giornata calda, almeno a livello musicale, poiché il sole delle giornate precedenti ha lasciato spazio a minacciose nubi, che fortunatamente solo in brevissima parte, disturberanno la giornata. Come il solito partiamo con comodo dopo l'una per essere al Tyrolen giusto in tempo per un birrino prima del primo set della giornata e ci addentriamo in un'area ancora scarsamente popolata.
Tocca ai britannici AMULET aprire le danze oggi. Band d'indubbie qualità che si sta facendo conoscere con il proprio metal classico con buone melodie, ma abbastanza tirato, ispirato ai suoni dei seventies e chiaramente soprattutto dalla NWOBHM, ciò che ci vuole per svegliare gli animi dei presenti, al momento ancora non troppo numerosi. Un inizio di giornata di sicuro interesse, ancora un altro nome da segnarsi sul taccuino e da tenere d'occhio quello dei londinesi che sono in giro da soli tre anni ma si stanno già facendo un certo nome e che attendiamo al varco del debut album previsto a breve.
Dopo di loro ci trasferiamo all'esterno, dove stanno cominciando i BARBARIÖN: visto l'aspetto e i temi poco seri avevamo subito ipotizzato fosse una band tedesca e invece vengono dall'Australia! Costumi da barbari o centurioni, testi chiaramente poco impegnati e scenette varie sono all'ordine del giorno di questa intrattenibile band con due cantanti e ben tre chitarristi, che pare una via di mezzo fra Thor e Turisas. E che fa divertire i presenti con uno show che va chiaramente bel oltre la sola proposta musicale, forse non proprio memorabilmente originale. I cantanti scendono anche fra il pubblico nel finale. Sono penalizzati da una fastidiosa pioggia (da cui però ci si può agilmente riparare nel riparo lato palco), ma raccolgono comunque un buon successo, attirandosi sicuramente la simpatia dei divertiti presenti. Un po' di divertente spettacolo in mezzo a cotanto serissimo metallo non fa proprio male!
E' quindi il turno dei DEATH HAWKS, una puntata verso sonorità più sperimentali e leggere con la band finnica che però si rivela il primo e unico vero fiasco di pubblico dell'intero festival, forse anche perché un po' fuori contesto, con tanto di tastiere e sax, la loro proposta, che mette insieme anche elementi blues e jazz, ricorda a tratti i Doors, ma anche qualcosa di più hard rock, ma il tutto alla fine è un po' troppo monotono e poco digeribile dai presenti che preferiscono farsi un giro o una birra altrove.
Ben altra accoglienza trovano gli ABRAMIS BRAMA, anche se scende ancora una fastidiosa pioggerellina. In patria sono ben conosciuti, e riconosciuti fra le migliori band seventies stoner/rock, ma forse la scelta di cantare nella lingua madre li ha confinati un po' alla sola patria Svezia. Con loro oggi troviamo anche un altro elemento dei Backdraft, altra band di culto svedese, con loro da poco, ovvero il bassista Mats Rydström, colui che anni fa più di altri ci aveva convinto a venire a questo festival. Il pubblico segue divertito il set che è pieno di ruvida energia con protagonista il cantante Ulf Torkelsson, che si muove continuamente e senza sosta per il palco. Un set veramente esplosivo!
Sul palco piccolo è ora il momento dei TORCH. Li avevamo visti qualche anno orsono allo Sweden Rock e ci avevano ben impressionato, oggi forse, pur su di un palco più piccolo ma più adatto, ci sono sembrati un po' meno carichi rispetto al passato. Quasi irriconoscibile oggi il singer Dan Dark con gli occhiali da vista, ha comunque conservato una buona dote vocale. Erano stati aggiunti all'ultimo per sostituire altra band –di cui chiaramente non si sa il nome ufficialmente- sfoderano comunque il loro solido Heavy Metal, a un discreto seguito che scema però con l'andare del concerto, forse ci si aspettava troppo da questa band, che invece oggi non ha la verve che servirebbe per tenere i presenti sotto il palco.
Cosa che invece sanno ben fare i danesi WITCH CROSS, che arrivano appena dopo di loro. E' una band che aveva visto la luce nel periodo d'oro della NWOBHM, per poi sciogliersi e tornare solo un paio d'anni orsono. Il pubblico è molto numeroso ora sotto il palco principale –forse anche grazie ai tanti pervenuti dalla vicina Danimarca e che frequentano abitualmente il Muskelrock- e lo show è molto carico. C'è anche un nuovo disco, "Axe To Grind" i cui pezzi ben si integrano con ciò che era uscito negli eighties. In chiusura arriva anche il momento della cover di "Strong Arm Of The Law" dei Saxon, un motivo in più per accostare il cantante Kevin Moore al più noto frontman inglese, seppur la classe sia ben diversa. Prestazione ottima da parte comunque di tutta la band che conta ancora Mike Koch alla chitarra e Jan Normark al basso. Un set inaspettato che ancora una volta in questo festival si è rivelato una piacevole sorpresa.
Un'insolita lunga attesa per accaparrarci la nostra cena –eh già sono arrivate in un lampo le otto di sera- ci distoglie un po' dal set dei SOLSTICE, quindi, una volta riempito lo stomaco, ci buttiamo nella grande carica che troviamo sotto il tendone per la band doom epic metal inglese solo verso il finale. Il pubblico è discreto numericamente ma molto partecipe, grande la soddisfazione visibile sui volti di chi sta sul palco. Anche oggi come ieri non c'è tregua, band dopo band, nessuna vera delusione o quasi!
Sono le nove, posizione importante sul palco principale quindi per i DARK QUARTERER, primo e unico nome italiano della kermesse di quest'anno. Ed è con grande e piacevole sorpresa che ci avviciniamo al main stage notando così tanto pubblico assiepato. I toscani tengono altissima la bandiera tricolore, ben conosciuti a quanto pare dai presenti -e nessuno ricordiamo sapeva il bill partendo da casa!- con il loro prog rock di buona classe, di cui sono attori da oramai più di venticinque anni. Il cantante e bassista Gianni Nepi si scusa perché legge i testi, ma i presenti apprezzano e applaudono calorosamente tutta l'esibizione, sono pur forse un po' troppo leggerini per il contesto, ma il pubblico svedese mostra ancora una volta competenza mentre i nostri sfoderano gran classe. Un successo decretato anche da un certo assalto al banchetto del merchandising una volta finito il set, per una band che ha dimostrato di saperci fare in un festival fatto di nomi poco conosciuti in generale ma di altissimo spessore musicale. Bravi!
E' un momento caldo della giornata e anche sotto il palco piccolo troviamo ora un foltissimo pubblico –forse fra i più grandi in assoluto di tutto il festival- in attesa di JEX TOTH. C'è anche un nuovo cambio di genere, che però non trova impreparati i presenti: il doom psych interpretato dell'ammaliante voce della cantante statunitense alterna pezzi più orecchiabili ad altri da cadenze più soporifere che alla lunga fanno selezione anche fra il tantissimo pubblico presente in sala, ma nel complesso possiamo sicuramente parlare di un'altra esibizione sopra le righe: altro centro degli organizzatori!
Quasi ogni anno, in pratica a parte il 2012 tutte le restanti edizioni, i BULLET si esibiscono in quello che è il festival nel loro "giardino di casa", circondati da tanti amici senza snobbare mai comunque l'evento. Gli idoli della vicinissima Växjö hanno un nuovo chitarrista e tanti effetti pirotecnici, ma alla fine, forse un po' meno carica rispetto a volte precedenti. Ma alla fine il sottoscritto, un po' con la scusa di dover fare delle foto -relegato fuori pit causa giochi pirotecnici- si è attaccato come al solito alla transenna per non lasciarla fino all'ultima nota. Solito show coinvolgente degli svedesi in fondo, grande presenza sul palco, vecchie e nuove hit old school sparate in sequenza, il cantante Hell Hofer frontman che svetta su tutti. Dobbiamo solo annotare che il nuovo elemento, il giovane chitarrista Alexander Lyrbo, deve ancora inserirsi a dovere nei "giochi" della band, rimanendo un po' troppo in disparte. Alla fine un successo annunciato, ma anche il pubblico era forse meno presente e partecipe rispetto alle scorse volte qui sotto questo stesso palco, seppur come sempre da queste parti ci sia un feeling particolare. Rimandati a.... fra pochi giorni allo Sweden Rock!
L'area del palco minore ora si anima attorno al ring allestito su nel frattempo a tempo di record per il GBG WRESTLING SHOW, oramai un classico immancabile nella tre giorni del Tyrolen! Ma l'attesa è un po' troppo lunga e snervante dobbiamo ammettere, così dopo qualche incontro fra i "soliti" personaggi della scena wrestling svedese, preferiamo spostarci di nuovo all'esterno, dove un folto pubblico -inusuale per l'ora- sta già attendendo l'ultimo concerto di giornata e di festival: sono gli IN SOLITUDE, nell'oscurità della notte a dover chiudere i battenti di questa edizione. Il cantante Pelle Åhman appare più in forma e più presente rispetto ad altre occasioni, come quella dello Sweden Rock dell'anno scorso, e il risultato globale ne ha giovato parecchio. Set carico di energia che viene però spezzato un po' a causa di un problema tecnico a un amplificatore di un chitarrista. Show comunque degno del nome che si stanno facendo gli svedesi, chiusura con il botto nel giusto clima in mezzo alle tenebre, posizione alquanto azzeccata in scaletta. S'ispirano anche loro ai Mercyful Fate ma in modo più personale rispetto agli Attic visti in precedenza ed hanno sicuramente grandi numeri. Una chiusura che tiene altissima l'attenzione pur dopo una giornata piena di grandi concerti!
Ci trasferiamo ora sotto il tendone esterno, dove questa sera nell'after show party si esibiscono gli SPIDERS, altra fresca band svedese emergente, già vista comunque qui al Muskelrock in una situazione più consona: peccato, infatti, che, nonostante la minor calca della sera precedente, l'assenza di un vero e proprio palco non ci permetta di seguire meglio che ascoltando a distanza, avremo modo di rifarci allo Sweden Rock! Così la stanchezza poco dopo ci porta verso la nostra auto per salutare il Tyrolen e mettere per noi la parola "fine" su questa grande edizione numero cinque, con la solita, ineluttabile certezza, ci rivedremo l'anno prossimo! L'amarezza che si annida a ogni fine di festival, nel tornare nella buia notte svedese al nostro B&B, è addolcita dal pensiero di un paio di giorni nella Capitale (Stoccolma, la Rocktown, ovviamente con la C maiuscola) e lo Sweden Rock Festival dove ci attenderà tutta la truppa di Flashforward al completo. Appuntamento al 2014 con il Muskelrock, ma ricordate che… "Only The Strong Come to Muskelrock"!
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