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Live Report: MUSKELROCK 2014

SPECIALE MUSKELROCK 2014

Alvesta (Svezia), 29-31 Maggio 2014

Testi e foto di

 

IL GRAN FINALE: SABATO 31 MAGGIO

Arriva il sabato e come da previsioni meteo anche minacciosi nuvoloni e tuoni all'orizzonte, gli scorsi giorni sono stati perlopiù soleggiati a parte qualche nuvolone e tanto vento, le temperature fresche comunque, intorno ai venti gradi di giorno, vicine allo zero di notte, ma tutto affrontabile con il giusto abbigliamento, giacca invernale e felpa. Ci attrezziamo e con calma raggiungiamo il Tyrolen, dove anche oggi si comincia alle due a fare sul serio, dopo un'asta con diversa memorabilia, ma anche oggi, visto che tutto si svolgerà in svedese, e, chiaramente non avremo posto per cose troppo ingombranti nei bagagli tipo un martello di Thor, per cui salteremo direttamente al primo concerto di giornata.

 

Tocca ai californiani NIGHT DEMON aprire le danze sul palco esterno e miracolosamente il cielo tiene ancora botta, certo il palco è già stato attrezzato in caso di pioggia ma incrociando le dita.. Il pubblico non è numerosissimo -siamo all'ultima giornata e la stanchezza comincia a farsi sentire- ma almeno è partecipe al set dei californiani che da parte loro s'impegnano al massimo per tenere i presenti incollati alle transenne. Il loro classico heavy metal genuino e ben fatto accende facilmente la nostra giornata. Hanno un solo EP alle spalle. Certo suonano molto europei e si accosterebbero più facilmente alla NWOBHM che a qualcosa di stelle e strisce. Nel finale piazzano anche una personale cover di "Lightning To The Nations" dei Diamond Head. Se il bel tempo si vede dal mattino… (e non parliamo di fulmini e saette all'orizzonte…) (VOTO: 75/100)

 

Mentre fuori diluvia, è il turno dei THE TOWER esibirsi sul piccolo palco coperto, sicuramente aiutati nell'affluenza dalla pioggia. Il loro blues rock atipico, mischiato a elementi psichedelici e mistici, è comunque di buon livello anche se a tratti caotico e il cantante si fa notare per la presenza sul palco un po' "originale". Nel complesso meritano la sufficienza, fra parti meglio riuscite –soprattutto nei passaggi iniziali- e altre un po' dispersive e meno dirette. Enigmatici. (VOTO 65/100)

 

Come per magia, quando ci trasferiamo all'esterno per seguire il set degli IRON THOR, la pioggia si ferma. Sarà la forza della presenza di Thor che aleggia sul festival a fermare tuoni, fulmini e secchiate di pioggia?! Guidati da "Ikon", ovvero il figlio di Thor, che subito saluta i presenti scendendo fino alle transenne, i canadesi ci presentano un gustoso e divertente omaggio al fantomatico Thor, primo e unico vero simbolo del festival. Una vera e propria cover band –pur senza dirlo troppo forte- che forse in gran parte supera allo stato attuale il maestro: certo non sarà memorabile ma divertente certo con le scenette tipiche di un concerto di Thor, con tanto di martello e i pezzi che sono cantati a squarciagola dai presenti, su tutti "Let The Blood Run Red". E come recita ogni comunicato del festival… Long live Thor! Our saviour! (VOTO: 80/100)

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Si torna al coperto, e alle cose serie, per gli olandesi GOLD. Guidati dalla carismatica Milena Eva e dall'ex-The Devil's Blood Thomas Sciarone alla chitarra, che fa sentire molto l'influenza della sua ex band in questo progetto, più live che su disco. Lunghe le parti strumentali che spezzano un po' il ritmo del set, ma senza esagerare ci stanno anche queste. Molto coinvolgenti e ben supportati dal pubblico, si rivelano un'altra piccola sorpresa di questo festival. (VOTO: 70/100)

 

La giornata prende finalmente quota verso le sei quando è il turno degli HOLOCAUST, e c'è una grandiosa partecipazione per uno dei nomi storici della NWOBHM. Avevamo già visto la band guidata da Sir John Mortimer in quel di Brescia per lo scorso Play It Loud, e anche oggi abbiamo sensazioni simili, ovvero di una band in buona forma, seppur si senta nettamente la mancanza di una seconda chitarra a supportare il buon leader scozzese, i suoni sono poi molto incentrati su basso-batteria mettendo in secondo piano la chitarra e rovinando la resa live. E come no, la mancanza anche di materiale più recente, anche se proporre i classici aiuta sempre, facendosi acclamare soprattutto sull'inno "Heavy Metal Mania". Il problema è che alla fine la sensazione è buona ma non esaltante come da un nome del genere ci si aspetterebbe. E più tardi ne avremo conferma con gli altri due mostri sacri britannici. (VOTO: 70/100).

 

Anche sul palco piccolo la giornata sale di tono quando è il momento dei canadesi AXXION. Il cantante e frontman, D.D. "Dirty D" Kerr sembra un bambino ma quando scoccano le prime note e si scatena l'inferno capiamo che è solo l'aspetto esteriore del piccoletto canadese: che grinta! Il pubblico non è di quelli da pienone sotto il tendone, ma di sicuro è ben coinvolto nello show. Lo stile dei nostri è perlopiù un heavy metal molto tirato e sulla falsariga di tante giovani band che ripercorrono questa gloriosa strada. Fra le loro fila troviamo anche la batterista Alison Thunderland e il chitarrista Shred, fuoriusciti entrambi dagli Skull Fist. Ancora una volta il Canada ci propone un'ottima HM band, che dire, volevamo cenare a quest'ora ma vista la carica del momento rimandiamo al primo "buchino" disponibile, ce la faremo?! (VOTO: 80/100)

 

Mentre il sole torna a splendere pur oramai al tramonto e il pubblico si accalca ora sempre più numeroso per godersi un altro nome di nicchia ma abbastanza noto da queste parti: i MINDLESS SINNER. Altra buona abitudine del Muskelrock, quella di riscoprire anno dopo anno un nome di nicchia della storia del metallo svedese: e questo nome proviene dal lontano 1981, quando a Linköping si posero le basi di questa band dedita a un Heavy Metal abbastanza melodico ma al tempo stesso della giusta potenza. E l'evento, il ritorno once again in a lifetime, dopo dieci anni dallo scioglimento, dev'essere ben sentito anche da loro, visto che al banchetto del merchandising troviamo pure una maglietta celebrativa di questo concerto e i presenti rispondono all'evento facendosi sentire cantando tutte le canzoni a memoria. E' così un piacere andare a riscoprire qualche pezzo di storia di questo nome a noi prima quasi sconosciuto fra le varie "Here She Comes Again", "Screaming For Mercy", "Key Of Fortune","Turn On The Power" o "Master of Evil" per citarne qualcuna. Doveva essere un evento unico, ma il recente annuncio di partecipazione al KIT 2015, e quello di essere al lavoro a un nuovo album dopo venticinque anni dall'ultima volta, apre qualche spiraglio di una reunion più stabile. (VOTO: 80/100)

 

Torniamo sotto il tendone, dapprima per una fugace cena, e quindi scendiamo sotto al palco con grandi aspettative per un nome emergente della scena svedese, i BLACK TRIP. Attese ancora una volta rispettate da questa band che ritorna da queste parti dopo un paio d'anni e con un nuovo disco in rampa di lancio ("Goin' Under" arrivato alle stampe lo scorso autunno). La band, creazione di Peter Stjärnvind (già con Merciless, Entombed e Nifelheim e qui alla chitarra) è imperniata sugli Enforcer Joseph Tholl (qui alla voce) e Jonas Wikstrand (qui dietro le pelli), e propone un Heavy Metal abbastanza solido pur con qualche tratto alla Thin Lizzy. Grande e partecipe il pubblico, che è ricompensato con uno show pieno di energia. C'è spazio anche per un paio di cover sul finale, "Outlaw" dei Riot e "Built for Speed" dei Motörhead quando la voce di  Tholl arriva un po' alla frutta rasentando quella di Lemmy. Avanti tutta! (VOTO: 85/100)

 

Sono le dieci e la sera è ancora molto luminosa quando sul palco esterno troviamo i SATAN. Altro nome che chiaramente trova un riscontro pari alla leggenda che evoca il nome, anzi, diremmo pure un pubblico quasi da headliner per gli inglesi. E che dire, visto che li avevamo già visti sia allo Sweden Rock l'anno scorso che qualche settimana fa al Play It Loud di Brescia? Altra superba e impareggiabile prestazione dei Satan, capaci di regalare al pubblico svedese, una delle migliori, se non la migliore prestazione di tutto il festival. Si parte con grande enfasi dalla storica "Trial By Fire" e si prosegue con un gustoso alternarsi di vecchie e nuove hit, perfettamente incastonate e interpretate dal "nuovo" leader della band, questo Brian Ross anch'esso un po' riscoperto in questa formazione, ma è tutta la band che, con il tempo, pare essersi ritrovata a meraviglia e regalare show intensi ed efficaci, credibili e vibranti, tanto da meritarsi le più sonore ovazioni di questo festival. Momento magico! (VOTO: 90/100)

 

 

Il palco "minore" continua a regalare chicche, e la giornata prosegue senza attimi di pausa: si prosegue con i SATANS SATYRS. E un pubblico davvero notevole e partecipe accoglie gli americani, in questo inframezzo fra due leggende della scena britannica, sotto il tendone. E l'energia con cui il trio della Virginia riempie la sala ripaga quest'accoglienza: il sound è molto seventies, il cantante suona molto alla Ozzy, inevitabile accostarli in parte ai Black Sabbath, ma ciò non rende giustizia al loro hard rock'n'roll molto divertente, in perenne bilico fra doom, rock'n'roll, punk. Insomma, un'altra piccola sorpresa, l'ultima di questa edizione, proprio quando siamo vicino ai titoli di coda. Giovani e sulla strada giusta per farsi notare, grazie a personalità e grinta. (VOTO: 80/100)

 

Bene, la notte è scesa –anche con un filo di nebbiolina- e, intorno a mezzanotte, è il turno dell'ultimo headline show: come nel 2010 tocca agli ANGEL WITCH chiudere in bellezza. Stavolta gli inglesi sono chiamati a "combattere" per la supremazia fra leggende britanniche con i Satan visti poco prima. Loro sono un po' meno presi d'assalto dai locali rispetto a quattro anni orsono, quando, in assenza di transenne, era stato un delirio di persone arrampicate sulla collinetta, quasi sul palco, tollerate dalla poca security. Giù dalla collinetta ma non meno partecipe il pubblico di stasera, però forse più coinvolto con i Satan che con gli oramai "soliti" Angel Witch. Oddio, non che vedere la band capitanata da Kevin Heybourne sia da meno, ma, sarà anche che chi scrive e molti dei presenti oramai li hanno visti all'opera svariate volte, così l'effetto sorpresa e la carica dei primi tempi è un po' scemata. Lo show è quasi sempre lo stesso, uguale quasi del tutto a quello di quattro anni orsono, perfetto, problemi tecnici a parte, imperniato su inni inscalfibili dagli anni dorati della NWOBHM, ma con, finalmente, anche qualche freccia nuova al proprio arco (poche ma buone come "Dead Sea Scrolls" dal recente "As Above, So Below") ad allungare la scaletta. Dobbiamo dire che nel frattempo c'è anche stato un cambiamento alla chitarra con Tom Draper (ex Crowning Glory) al posto di Billy Steer, ma poco sembra essere cambiato nei fatti. Ma sono come sempre loro, le varie "Gorgon", "White Witch", "Sorcerers", "Atlantis", "Angel Of Death" e la finale "Angel Witch" e la classe di Heybourne a rapire i presenti e tenere altissima l'attenzione. Immortali! (VOTO: 85/100)

 

Le ultimissime energie residue, dopo un intensissimo week-end, servono perlopiù per trascinarci sotto il tendone dove qualche sedia ci allieta il finale di serata, dove gli ultimi irriducibili del Muskelrock, attendono l'ultimissimo atto di questo festival: KING DUDE. In effetti, di irriducibili in pista per questo show sono ben poco, anche perché, dopo cotanto metallo, scendiamo verso un set anomalo… e ben pochi sono quelli che resistono qui, diremmo solo fans sfegatati a giudicare da quanto sono partecipi. Tentando di dare una descrizione vera a King Dude, parleremmo di una sorta di cantautore americano in bilico fra funk, country e blues. Il trio guidato da TJ Cowgill (alias King Dude) mette così insieme un set di difficile interpretazione, non certo eccitante per le grandi folle, soprattutto a quest'ora un po' soporifero. Certo in fondo anche questo è un buon modo di chiudere la giornata dopo cotanto ben di dio metallico. (VOTO: 65/100)

 

La sicurezza sta già sgomberando l'area e anche noi usciamo per dirigerci di nuovo sotto al tendone after-show per un ultimo scampolo di party al Muskelrock 2014. Un'altra grandissima edizione si è appena consumata e la stanchezza si fa sentire, la via del ritorno è anche a tratti nebbiosa, facendoci sentire anche unpo' a casa, già manco fossimo a Novembre in pianura Padana. Noi abbiamo la mente lanciata verso le imminenti scorribande, Stoccolma (rock city) e lo Sweden Rock ci aspettano nei prossimi giorni, e presto leggerete anche di questo ben più grande festival. Ma come noi, molti dei presenti già contano i giorni mancanti alla prossima edizione. Appuntamento al 2015, 28-30 Maggio, noi ci saremo.. ma ricordate ONLY THE STROG COME TO MUSKELROCK!! (3/3, FINE)


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