![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
||||
Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
|
![]() |
SPECIALE MUSKELROCK 2016 Tyrolen, Alvesta (Svezia), 3-5 Giugno 2016
Testi e foto di
Sono passati due anni dalla nostra ultima
calata e alcune -piccole- cose sono cambiate: tutto tranne la fantastica
location, un'area divertimenti attiva fin dagli anni '60, in cui il tempo sembra
essersi fermato, l'atmosfera da festival underground vivibile, così come il
clima di festa, stupore e calore di fronte a band non proprio di grandissimo
nome, ma che qui, chi più o chi meno, tutti conoscono. Cambiato poco anche il
pubblico, con uno zoccolo duro abbastanza solido che non si perde un'edizione,
manco per scherzo. E non cambia certo la filosofia che prevede nomi di culto,
giovani band, formazioni underground, il tutto in un bel mix di metal più o meno
estremo ma classico, atmosfere psych o doom e sessanta-settantiane-ottantiane,
quest'anno anche qualche nota punk. E' cambiata oramai dalla scorsa edizione la
politica sugli alcolici: se, fino all'ultima nostra calata, si tollerava
l'ingresso con lattine o bottiglie di plastica almeno fino alle sei di sera, ora
si può sì bere alcool ovunque all'interno dell'area –non solo in prossimità dei
bar- ma solo se si acquista ai bar interni. Un compromesso –viste anche le
severe leggi locali- che è stato alleviato dall'invenzione di un happy hour che,
fino alle sei di sera, permetteva di bere a prezzi molto abbordabili: birra
media –vera da mezzo litro- a 30 SEK (poco più di 3 euro) contro i 50 (circa
5,50 eu) o 70 (poco più di 7,50 eu) della sera. Anche il Muskelrock ha proposto
una birra della casa (la più costosa e più alcolica) dallo strano gusto di chili
(da provare ma... personalmente non perseverare).
Entriamo nell'area mentre, sul palco principale stanno già esibendosi gli inglesi SEVEN SISTERS, band di apertura di questa edizione. Tempo di dotarci di un paio di birre e siamo sotto il palco, per questo gustosa prima portata di giornata. Band londinese molto giovane che propone un metallo molto classico e senza grandi scossoni, buono per scaldare l'ambiente ma nulla di così strepitoso e il pubblico è ancora in larga parte latitante. Da rivedere!
Deciso cambio di ritmo sotto il tendone, quando attaccano gli americani AGGRAVATOR, dediti a un energico thrash metal che però forse male si sposa con il caldo che c'è a quest'ora qui a coperta. Il pubblico è discreto per l'ora ma, a parte le prime due file, non ancora così partecipe, siamo solo agli inizi e molti sono ancora fuori a scolarsi litri di birra. La band di San Antonio ci mette comunque il giusto impegno e il loro thrash un po' classico e "europeo" e con due chitarre allieta questo inizio di pomeriggio. ![]() ![]() ![]()
Si torna ora all'esterno per lo show dei canadesi ZEX. Certo con un po' di sorpresa avevamo accolto questo nome sul cartellone del festival, ma alla fine, pur con la loro attitudine punk che sembrava un po' un pesce fuor d'acqua, il loro show funziona. Il loro è, infatti, un set ai confini fra metal e punk, con un'ottima energia sul palco, guidato dall'esplosiva cantante Gretchen Steel, che al di là di un abbigliamento molto aggressivo, trova il modo di farsi apprezzare da una buona fascia di pubblico. Il loro set scivola via con vibrante energia. Prima sorpresina di giornata ben oltre il confine del classic metal.
Si torna al coperto per l'esibizione dei LECHEROUS GAZE. La band statunitense presenta un rock psych abbastanza coinvolgente, guidato da un cantante che sfodera una lattina appesa all'orecchio e un altro paio di bevande in mano. Insomma che siano dei buoni intrattenitori e che si prendano poco sul serio è chiaro fin da subito. Il loro set è divertente e i presenti apprezzano, affollando in discreto numero un tendone sempre più bollente, e non parliamo solo della temperatura atmosferica veramente elevata qui sotto. La loro attitudine punk ben si sposa per continuare il discorso cominciato all'esterno e l'energia trasmessa è tanta, e il pubblico è visibilmente divertito.
Sul palco esterno è ora il momento del primo nome con una certa storia alle spalle, ecco gli inglesi TYSONDOG, che già avevamo visto alcuni mesi orsono al Play It Loud. Si torna anche verso sonorità più classiche della NWOBHM. E il pubblico dimostra di apprezzare, pur se il loro solido set non è che lasci segni indelebili nella nostra memoria nemmeno la loro coinvolgente "Hammerhead": tutto come previsto, da band che non ha mai sfondato realmente, forse perché troppo prevedibile e senza il guizzo che li porti al pari di nomi loro conterranei che invece la storia l'anno scritta a suon di metallo. Piacevole aperitivo per il proseguimento ma nulla di più, mentre ci gustiamo l'ultima delle innumerevoli birre a prezzo scontato.
Il momento di cenare arriva quando sotto il tendone si esibiscono I TAIWAZ, svedesi e nati quasi trent'anni orsono, ma con all'attivo un solo album pubblicato recentemente e comprendente i primi demo e qualche nuova canzone. Un nome quindi di culto, e dato che questo festival è un festival basato su questa tipologia di band, è inutile rimarcare che i locali apprezzano accorrendo in buon numero. Anche per noi è una bella occasione di affrontare quest'oscuro nome proveniente da Uppsala, noi seguiamo dapprima dal tavolo mentre ci godiamo un buon piatto di salsiccia e una birra fresca, quindi dalle retrovie. Il set è chiaramente incentrato su queste nuove e vecchie registrazioni, su tutte "I Am All", legate all'occulto e ha trovato un buon riscontro sui presenti.
All'aperto è ora il momento dei VARDIS: altro nome inglese, altro pezzo di storia che riappare davanti ai nostri occhi qui al Tyrolen: certo non suonano il più classico degli HM, ma il sound del trio fa facilmente presa sui presenti con il frontman Steve Zodiac ancora lì al proprio posto, a deliziarci con tanti assoli e buona parte del materiale pescato chiaramente dai vecchi lavori degli 80s, su tutti "If I Were King". Il loro hard rock blues è tornato a calcare i palchi da un paio d'anni ed è un piacere vederli ora all'opera. Pochissimo spazio per il loro nuovo lavoro in studio, "Red Eye", ma l'ora a disposizione e la location devono aver suggerito un corposo salto nel passato, sicuramente gradito dai tanti presenti.
La prima serata comincia sulle note dei norvegesi FLIGHT. Anche loro giovanissimi e anche loro dediti a un classicissimo heavy metal, sono ben seguiti dai presenti che affollano ora in modo molto corposo l'area sotto il palco. Il quartetto di Oslo mostra un buon savoir faire, pur sfoderando materiale molto derivativo, ma chiaramente manca un po' di esperienza. Altro nome da tenere d'occhio.
Ci siamo persi i BLACK MAGIC che si esibivano sotto il tendone esterno, ma il ritmo incessante ci porta ora sotto il palco principale per le ROCK GODDESS. Il pubblico è ora abbastanza numeroso, ben caldo e pronto ad accogliere questa band dalla lunghissima e travagliata storia, sempre rimasta nell'underground o poco più. Le sorelle Turner sono ancora qui e già questa è un'ottima notizia, non più giovani e fresche come agli esordi ma comunque in grado di offrire un buono show, una buona energia e coadiuvate da un pubblico che canta ogni pezzo. Giù fino alla loro immortale "Heavy Metal Rock'N'Roll" che chiude l'oretta scarsa a loro disposizione. Un'altra piccola chicca che ha sicuramente arricchito questa edizione degnamente.
E' ora il momento di tornare al coperto per uno dei classici del festival, praticamente ogni edizione, infatti, vede la partecipazione degli ANTICHRIST, idoli di casa qui al Tyrolen. E l'atmosfera è sufficientemente calda per garantire la riuscita del loro "solito" travolgente show, fatto di un velocissimo thrash metal sparato ad altissimo volume, guidato da un perfetto vocalist Steken, che non sbaglia un colpo. Osannati dai tanti die hard fan presenti il loro show è come al solito di grande impatto.
Se le energie in corpo cominciano a scarseggiare e le birre in corpo cominciano a essere numerose, è il momento di seguire l'ultimo atto esterno, tocca ai SATAN dare il colpo finale a questa giornata, mentre il buio è sceso del tutto e l'aria è finalmente molto fresca. Inutile presentare la band inglese che oramai da un lustro è tornata stabilmente in circolazione. E anche oggi ci confermano la loro solidità con un set che non delude le attese dei tanti presenti sotto il palco principale, se l'aria si è notevolmente raffreddata, l'atmosfera è ancora bella calda. Un gustoso mix di nuovo –recente l'uscita di "Atom By Atom"- e vecchio materiale ci accompagna così per l'ora abbondante lungo cui i nostri ci deliziano. Solidi e affidabili, guidati con maestria dal frontman Brian Ross, come sempre impeccabile, ci regalano sicuramente il miglior momento di tutta la prima giornata, sciorinando con la consueta classe e potenza la storica "Break Free" così come la più recente " The Devil's Infantry". Immortali!
Ma i titoli di coda devono ancora arrivare, poco dopo l'una è il momento dei britannici WYTCH HAZEL che raccolgono gli ultimi che hanno ancora un po' di energia e lucidità in corpo: il loro set è certamente particolare, combinando folk rock, misticismi e tratti di metallo classico, con tanto di riferimenti medioevali. Insomma non la solita band e una piacevole chiusura di giornata, condita comunque da una buona dose di energia sfoderata da questa band che si presenta biancovestita e guidata dal magnetismo del leader e voce Colin Hendra. Un viaggio musicale che ci accompagna per meno di un'ora fino all'orario di chiusura.
Qualcuno già fugge in tenda o camera, noi andiamo a recuperare un paio di birre e ci rintaniamo nel tendone Live Evil, dove pian piano fluisce chi di dormire proprio non ne ha voglia. E dove si fa un po' di party fra alcool e buona musica fino alle luci dell'alba (che poi arriva ben presto poco dopo le tre), poi quando le energie sono oramai al lumicino, ci incamminiamo verso il B&B in mezzo alla foresta, ci sono ancora due giornate piene e un po' dobbiamo amministrare le forze. (1/3, CONTINUA)
|