Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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SPECIALE MUSKELROCK 2016 Tyrolen, Alvesta (Svezia), 3-5 Giugno 2016 Testi e foto di
SABATO 4 GIUGNO: LA SECONDA GIORNATA
Sabato è la giornata centrale del festival di quest'anno e si apre con una competizione di braccio di ferro –che ci perdiamo visto che mezzogiorno è veramente troppo presto per riprendersi dai festeggiamenti del giorno precedente- e con la consueta asta di oggetti legati al festival. Arriviamo nell'arena poco prima delle due, sotto a un sole cocente, quando gli ultimi pezzi dell'asta vengono battuti, giusto in tempo per seguire il primo concerto di giornata, quello degli statunitensi BANDITOS. Un inizio di giornata anomalo, ma che oramai da anni etichettiamo "Da Muskelrock". Inizio che comunque allieta i presenti, non ancora numerosissimi e forse ancora un po' assonnati, con un country rock'n'roll all'americana abbastanza caldo, presentato da una band di ben sei elementi, con tanto di banjo. E guidata dalla presenza catalizzatrice della cantante Mary Beth, che scende anche fra il pubblico a cantare e accende la nostra giornata nel mood giusto, leggero ma comunque divertente e coinvolgente –tanto che qualche locale azzarda qualche ballo- giù fino alla finale loro versione di "I Put A Spell On You". Leggerini ma in fondo divertenti.
Deciso cambio di atmosfera sotto il tendone quando incontriamo una delle poche sfumature doom di questo festival, e tocca ai greci THE TEMPLE portarle alla nostra attenzione. La band è già in circolazione da diversi anni e si propone di suonare un "true doom suonato da true doom fan". I greci attaccano con il loro lento e melodico incedere poco dopo le tre del pomeriggio: il pubblico li segue un po' distrattamente e non molto numeroso forse perché, al di là di un'ortodossa versione del genere, non hanno il piglio giusto per fare decollare il loro set. Peccato perché del loro debut "Forevermourn" avevamo letto note positive in giro.
Il cielo fuori nel frattempo si è annuvolato, ma non c'è niente di così preoccupante all'orizzonte, quando è il turno dei SALEM. Gli inglesi sono il primo nome di un certo spessore di giornata e pian piano il pubblico aumenta. Ci troviamo nuovamente di fronte una band che ha vissuto in prima persona la nascita del movimento NWOBHM, pur se la storia si è bruscamente interrotta nel lontano 1983. Ma da qualche anno è tornata in circolazione e così è un piacere farsi impartire una bella lezione di metallo all'inglese da chi la NWOBHM l'ha vissuta nel momento clou. Nemmeno loro hanno avuto colpi di genio che li facessero spiccare così tanto dal mucchio allora, però qualcosa qua e là si lascia apprezzare come la vecchia "Fool's Gold" e l'energia portata da questa classicissima band di Hull sul palco, soprattutto grazie a un frontman di grande carisma quale Simon Saxby.
Sono le cinque ed è arrivato il momento di un'altra di quelle band che oramai definiamo "da Muskelrock": i SECOND SUN. Un nome sconosciuto ai più… fuori dal Tyrolen, visto il folto pubblico accorso sottocoperta. Certo cantano in svedese e questo un po' li limita nei nostri confronti, però l'impatto generale è di grande energia, con un sound che pesca a piene mani da melodie folk, space, doom e rock facendoci muovere a tempo fin dalle prime note a tempo, guidati dalla trascinante verve del frontman Jackob. Una vibrante sorpresa per chi come noi si aspetta proprio questo da questo festival.
L'atmosfera è di nuovo rovente quando arriva il momento di un'altra band della vivace scena Heavy Metal regionale: gli AMBUSH dalla vicinissima –quanto impronunciabile per noi- città di Växjö. Giocano sì in casa, ma hanno anche tanta sana voglia di spaccare il mondo con la loro energetica visione del metallo. Certamente non brillano per originalità, ma hanno una grande attitudine sul palco e hanno in cascina un paio di album che, pur derivativi, sono diretti e efficaci. E loro sul palco sciorinano il loro HM divertendosi e facendo divertire i presenti che li osannano, tutto in un fioccare di pose classiche da un lato all'altro del palco. L'energia che portano è grande e il nostro pomeriggio può dirsi decollato definitivamente solo sulle note sia del loro recente "Desecrator" che del predecessore "Firestorm", a incendiare per bene il pubblico.
Quando ci spostiamo sotto il tendone per cenare, è il turno dei tedeschi WUCAN. Guidati dalla bionda e magnetica Francis Tobolsky, che, oltre ai vocalizzi, si destreggia ottimamente fra chitarra, theremin e flauto, propongono anche loro un classico set "Da Muskelrock", e con un'energia di grande impatto ci fanno scendere immediatamente in sognanti atmosfere seventies. Una vera e propria esplosione impazzita sulla scia di tante band che stanno uscendo nell'ambito retro-rock. La band di Dresda è sicuramente una di quelle da segnarsi sul taccuino e sbrigata rapidamente la "pratica cena" siamo sotto il palco anche noi per questo bollente momento. Altra sorpresa in pieno stile Muskelrock, per una giornata che sta veramente andando alla grande!
All'esterno è ora giunta l'ora di tuffarsi in un appuntamento con la storia: i NEON ROSE, nella loro ultima incarnazione, sono qui oggi per una nuova pagina della loro lunghissima storia cominciata nei primi seventies e portata avanti dal barbuto chitarrista e vocalist Piero Mengarelli, unico membro originale della band a oggi dopo così tanti anni. La band di Stoccolma oggi ripropone chiaramente quel materiale che aveva sfornato in quel decennio (ben tre album!), per poi sparire totalmente o quasi dai radar per tornare in pista oggigiorno. Certo l'energia non è certo quella frizzante che ci ha accompagnato a questo momento della giornata, ma alcuni fan che avevano già perso ogni speranza di rivederli, oggi sono stati accontentati. Un piacevole tuffo nel passato –a parte una breve divagazione più recente- giù fino alle ultime note delle conclusive "Dust And Rust" e "Love Rock".
Arriva ora il momento di una delle band che, pur venendo dalla lontana e latina Spagna, al pari dei loro conterranei 77, è subito entrata nel cuore dei frequentatori di questo festival. Parliamo delle ancora giovanissime LIZZIES, che incendiano letteralmente il tendone, preso d'assalto seriamente dal pubblico per la prima vera volta in queste due giornate. Avevano debuttato da queste parti in un primissimo e assolato pomeriggio due anni orsono, e oggi arrivano in orario ben più serale e con un debut album dato alle stampe da poco. Certo sfoderano il "solito" cliché dell'HM al femminile, però l'attitudine portata sul palco è il loro miglior biglietto da visita. L'esperienza non è ancora il loro forte, ma trascinate dalla veemenza della cantante Marina, si conquistano un posto nei piani alti del gradimento di questa edizione e chiudono alla grande con la loro hit "Speed On The Road". Il pubblico le richiama a gran voce sul palco rumoreggiando con il piede sulle povere assi di legno del tendone… insomma le accoglie molto calorosamente. In ascesa!
Ci perdiamo anche oggi lo show all'esterno, che prevede gli HELVETETS PORT, ma tant'è siamo curiosissimi per uno dei nomi più attesi, i giapponesi –almeno per tre quinti- METALUCIFER, primo di un trittico di nomi del Sol Levante presenti a questa edizione. Della band –almeno qui in Europa- fanno parte anche Blumi e Cliff dei Metal Inquisitor. Nati dalla mente di Gezol, leader dei Sabbat, che domani saranno pure loro su questo palco, si presentano con un heavy metal molto classico (pare che tutti i loro pezzi abbia un titolo che cominci per "Heavy Metal") e l'attitudine è quella che piace ai frequentatori del festival: il leader giapponese della band è anche il simbolo di questa edizione, con tanto di sua vecchia immagine sulla maglietta, e il pubblico lo adula da sotto il palco. Così Gezol scende ben presto fra le prime file per un doveroso bagno di folla giù dalla collinetta. Lo show è potente al punto giusto e i presenti seguono partecipi senza bisogno di grandi incitamenti, il mestiere e l'attitudine di Gezol e soci fa in modo che nessuno si possa allontanare. E così trascorre quest'ora che passa inevitabilmente lungo alcuni loro classici come "Heavy Metal Iron Fist" "Heavy Metal Drill" o "Heavy Metal Samurai"... dominatori di giornata (e forse di tutta la tre giorni) e di gran lunga!
E ora tutti sotto il tendone per scoprire quello che è indicato sul programma come "Hemlig Artist" ovvero artista segreto. In realtà stando attendi qualcosa abbiamo già sospettato, e alla fine il nome prescelto è una chicca, anche se qualcuno forse aveva aspettative molto maggiori: gli HEATHENS FROM THE NORTH, tributo alla band di culto Heavy Load, di cui abbiamo già visto cantante e chitarrista aggirarsi per l'arena. Il pubblico accorre ora numerosissimo e la sala è piena quando i greci attaccano e i presenti apprezzano alla grande questo fuori programma. Un tripudio via per le varie "Singing Swords", "Dark Nights", "Heavy Metal Angels", "Stronger Than Evil" o "Take Me Away" giù fino alla conclusiva "Saturday Night". Tutti in adorazione di questa band rimasta nel cuore degli svedesi e onore a questa tribute band che ha svolto benone il proprio compito. E a completare il tutto, ciliegina sulla torta, la storica partecipazione sul palco del cantante originale degli Heavy Load, Eddy Malm, quasi commosso dal tripudio della folla che è stipata in ogni angolo dell'area coperta, quasi mai vista così piena. Non è che amiamo tanto le tribute/cover band, però in questo caso, visto anche il nome in questione, dobbiamo spezzare una lancia a loro favore. Certo il calore del pubblico ha fatto a tutti balzare un'idea in un lampo: perché non sognare una reunion degli Heavy Load, scioltisi ormai da una trentina d'anni, magari da queste parti??
Altro momento che attendiamo con molta curiosità è quello dei polacchi KAT & ROMAN KOSTRZEWSKI. Band nata una decina d'anni orsono da un paio di membri della storica band di Katowice (appunto il cantante Kostrzewski e il batterista Ireneusz Loth), e di cui questo moniker prende un po' l'eredità. E così come ogni anno abbiamo un nome dell'Est Europa che quasi nessuno avrebbe mai immaginato di vedere sul palco di questo piccolo festival che riesce sempre a sorprenderci. Pur con il limite della lingua polacca per i testi (così non è così facile riconoscere le varie "Czas Zemsty", "Mordeca"…), i presenti seguono e pare conoscano bene Roman e compagni, autori di un metal thrash molto solido e classico con chitarre pomposamente in evidenza, e le solite tematiche sataniche che possiamo facilmente intuire in qualche passaggio pur non capendo una parola del cantato. Certo alla fine sarebbero loro gli headline di stasera, ma dopo i Metalucifer c'è terra bruciata attorno a tutto il resto della giornata.
La chiusura di giornata è affidata quindi ai BLACK LUNG, e intorno all'una arriva quest'altro nome un po' fuori dai classici canoni: nati dall'ex-Alexisonfire Wade MacNeil, e altro nome associato alla scena punk rock classica. Certo oramai molti sono sfollati e le loro energia non è paragonabile a quella vista con gli Zex il giorno precedente, però è inutile negare che anche questa band meriterebbe più attenzione di quella che possiamo dare a quest'ora. Con il loro punk rock misto a folk non sono certo del tutto fuori dagli schemi di questo festival, però alla fine, sarà anche l'ora ma non ci entusiasmano troppo.
Sono le due, e una volta liberato il Tyrolen, ci spostiamo ancora all'esterno, dove il tendone after show è più che mai preso d'assalto per un'altra lunga notte di party, con qualcuno che preso dall'euforia prova e riesce anche ad arrampicarsi su per uno dei pali che sostengono la struttura con conseguenti urla di giubilo da parte dei presenti dopo qualche attimo di fiato sospeso. Un paio di birre e tanta buona musica dopo, mentre fuori è di nuovo giorno –ovvero intorno alle quattro- e ci incamminiamo verso il B&B per il giusto riposo in vista del gran finale. (2/3, CONTINUA)
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