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Live Report: Play It Loud 2014

PLAY IT LOUD 2014

Circolo Colony, Brescia

15 Marzo 2014

 

testi e foto di

 

Ecco finalmente di ritorno un appuntamento che da troppo tempo mancava nel calendario dei concerti della penisola: il Play It Loud, dopo un travagliato passato che aveva portato alla cancellazione dell'edizione 2010 -causa scarsissima prevendita si diceva- e a mettere la parola fine, si pensava, su questa grandiosa esperienza. Tre anni dopo il nome Play It Loud era invece tornato alla ribalta, sorta di fenice risorta dalle ceneri, grazie ancora alla My Graveyard. Che dapprima aveva sondato il terreno con una versione tutta italiana in autunno, seguita da una versione in una veste doom in Gennaio, per arrivare oggi nel formato "originale" tanto atteso. A ospitare la kermesse oggi è il Colony, situato in zona periferica di Brescia, in una zona industriale, e quando arriviamo, verso le due del pomeriggio, i parcheggi nei dintorni sono ancora poco affollati, ma è ancora presto e ci aspetta una lunga giornata di metallo classico!

 

Dentro fortunatamente troviamo comunque un buon numero di persone, a supportare l'apertura a quest'infima ora appena dopo pranzo, che tocca ai RULER, band milanese in circolazione da pochi anni, ma che ci porta subito sulla via principale della giornata, facendoci respirare fin da subito atmosfere NWOBHM, tinte prettamente anni '80. Siamo arrivati un po' lunghi con i tempi e la tabella di marcia è stata rispettata al secondo (e meno male sennò con tutti questi nomi si tiravano le 5 del mattino!), così ci perdiamo la parte iniziale del set, comunque di buon livello, seppur chiaramente ispirato al metallo tanto in voga un trentennio fa, soprattutto nella terra di Albione, tanto che l'Union Jack non manca di figurare nel look dei nostri. Il loro ultimo e secondo full lenght "Rise the Power" è da qualche tempo nei negozi e come in studio anche live la loro crescita è facilmente riscontrabile. Superano con disinvoltura il compito di aprire una lunga giornata di concerti!

 

Sono solo le tre del pomeriggio ma è già il momento di dare un tocco d'internazionalità alla nostra giornata con gli statunitensi VOLTURE. Pur arrivando da oltreoceano, ed essendo una band di recente formazione, non hanno deciso di seguire le correnti più moderne e attuali negli States, ma piuttosto strizzano l'occhio più a sonorità britanniche che US-Metal, anche se la loro tessitura va oltre il classico copia-incolla dei grandi del passato. Metallo abbastanza veloce e potente il loro, hanno da poco debuttato sulla lunga distanza con un lavoro, "On the Edge", che, forse un po' scontato, ci ha fatto ben capire cosa potevamo trovarci di fronte oggi, il tutto condito da una buona energia sul palco, purtroppo non del tutto ripagato dal pubblico, inizialmente quasi assente poi un po' più attento quando i nostri volgono verso la chiusura passando fra le altre da un'intensa "Volture". Da tenere d'occhio!

 

Il ritmo incessante della giornata ci porta ai toscani AXEVYPER, quando sono le quattro. Il pubblico mostra di conoscerli e fin da subito è abbastanza partecipe. Il loro metallo molto classico e americano, ben tirato, pur seguendo inevitabilmente molti cliché del genere, è ben portato sul palco, rendendo l'esibizione molto energica, anche grazie a una certa interazione con i presenti. Certo alla fine sembrano genuini fin dal primo momento, anche se la loro immagine sembra uscire dallo stereotipo della band HM degli eighties, cantano anche in lingua madre e non è cosa da poco (da segnalare il passaggio su "Non E' Finita Qui"). Non sono in giro da tanto tempo ma si danno da fare con buon mestiere, così il loro set alza immediatamente il livello di energia in sala. Solidi ed efficaci ci accompagnano per quaranta minuti di divertimento, tutto ciò di cui c'è bisogno!

 

Mentre all'esterno, soprattutto nelle pause fra un set e l'altro, e non solo si forma un discreto movimento degno di un festival estivo d'altre lande, aiutato dal clima clemente, e dalla tanta birra nei bauli, musica sparata ad alto volume che tanto nessuno si lamenta qui in mezzo al nulla, in sala si sale ancora la scaletta verso i britannici SALEM, primo vero appuntamento con la storia dell'Heavy Metal. Hanno da poco date alle stampe un nuovo, positivo lavoro, "Forgotten Dreams", e, a vederli sul palco oggi non si direbbe che sono da poco tornati dopo ben ventisette anni di pausa. Certo non molti li conoscono proprio a menadito ma pian piano la sala si ripopola e lo show prende quota: certo i ritmi sono un po' più smorzati e melodici, sfondando spesso il muro con l'hard rock, ma la gran classe ed esperienza degli inglesi rende il loro uno dei momenti più caldi della giornata, mischiando senza grandi problemi nuovi e vecchissimi cavalli di battaglia, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

 

Ecco quindi il turno dei CAULDRON: il trio canadese è uno dei nomi "buoni" della nuova scena dell'Heavy Metal, tanto da ricevere apprezzamenti fin dal debut – "Chained To The Nite" - ma soprattutto, e oggi chi non li aveva mai visti se ne può rendere ben conto, per quello che danno sul palco. Guidati da un travolgente tandem di leader sul campo, la premiata ditta Ian Chains-Jason Decay si è ora dovuta affidare a un nuovo batterista Miles Deck che pur in disparte dietro gli ingombranti protagonisti ben si pare integrato. Il loro metallo suona potente ed energico, grazie anche a un'ottima presenza sul palco e coinvolgimento del pubblico, finalmente in numero adeguato e partecipe. Certo anche nel loro caso il tutto è fortemente derivativo ma in fondo fanno bene il loro sporco lavoro, pur con qualche calo vocale, ma la forza con cui ci travolgono è energia allo stato puro, incoronata da un pubblico che li incita dall'inizio alla fine!

 

Sono da poco passate le sette, al bancone del bar sono stati aperti i fusti di birra a caduta e la cucina comincia a lavorare a pieno ritmo, la lunga sequenza di banchetti del merchandising e quello dei dischi sono ben frequentati, quando arriviamo all'ultimo spazio per una band tricolore, i NATIONAL SUICIDE. I trentini, già all'ultimo PIL nel 2009, mettono ora a soqquadro il Colony con il loro thrashettone di vecchia scuola, guidati da un frontman, Mini, che spadroneggia agilmente sul palco, scatenando a breve del movimento lì sotto, fra una roboante "National Suicide" e una esplicita "Let Me See Your Pogo". L'artiglieria pesante che portano sul palco, con buona tecnica, pur anch'essa molto derivativa, è di ottimo impatto: non sono in giro da tantissimo neppure loro, ma ci sanno fare eccome, seppur vivano ancora sulle strofe di un debut album oramai abbastanza datato, anche se qualcosa di nuovo pare sia nell'aria (e qualcosa è stato portato anche stasera). Insomma una degna chiusura della sezione "italian play it loud"!

 

Sono arrivate le otto e ora comincia una serie di piccoli grandi eventi, solo prime visioni in Italia: si comincia con i britannici BLACK ROSE, qui per aprire la parte alta del tabellone. Certo non è il nome di punta della giornata, molti ancora si chiederanno da dove saltano fuori, eppure il leader e cantante Steve Bardsley così come il chitarrista Kenny Nicholson erano lì nel pieno del ciclone NWOBHM quando è scoppiato, pur non salendo mai alle cronache come nomi ben più affermati. Anche per loro vale il discorso fatto con i Salem, nonostante i più di vent'anni di stop dalla fine degli eighties al loro primo concerto post reuinion di pochi anni orsono, sono ancora una band ben viva e riescono a farci vivere un'ora scarsa di buon metallo anche per loro un po' più melodico ma comunque energico, pur non facendoci esaltare per presenza sul palco, lasciano parlare corde e pelli. Non risulteranno alla fine fra i più coinvolgenti della giornata, ma possiamo ben dire… ben tornati!

 

Sarà anche che dopo pochi minuti la nostra serata si accende definitivamente, volando verso vette emozionali ben più alte, quando arriva il momento degli spagnoli MURO, pure loro al debutto sulla nostra penisola. E oggi oltretutto abbiamo l'onore di accogliere il debutto sul palco della nuova cantante, Rocksa Pérez, che ha da pochissimo sostituito Silver, voce storica, che noi avevamo avuto la fortuna di apprezzare giusto lo scorso anno al Muskelrock in Svezia. Compito non facile, ma il tanto pubblico accorso sotto il palco del Colony sospinge la nuova front-woman in questa grandiosa marcia metallica, in un'atmosfera caldissima che in poco avvolge la sala. Si passa così per momenti di grande intensità e movimento fra quel pubblico che da lungo li attendeva dalle nostre parti, qualche lungo accenno di pogo non manca. Le varie "Juicio Final", "Traidor", "Aciero Y Sangre" o  "Mirada Asesina", che chiude il set, sono momenti di grande intensità. E in pochissimo la nuova cantante si ritrova perfettamente a suo agio, sfoderando una grinta degna dei nuovi compagni di avventura. Inossidabili, per uno dei momenti migliori della giornata.

 

Altro debutto italiano poco prima delle undici: è il momento degli scozzesi (se aveste qualche dubbio in merito, guardate la bandiera sul palco…) HOLOCAUST, ennesimo nome britannico chiamato a popolare un bill sempre più variegato. Tanto che ora il ritmo scende parecchio verso lidi più hard rock ora, e sarà ancora per l'adrenalina ancora in corpo da post-Muro, ma inevitabilmente l'interesse e l'energia del pubblico scemano un poco. Ma i motivi per rimanere incollati al palco ci sarebbero seppur se il solo John Mortimer sia ancora qui dagli esordi a fine anni '70 e la band è ora diventato un trio e così il grosso del lavoro lo fanno alcuni passaggi di grande spessore come "Death Or Glory" o "The Nightcomers". Un altro bel tuffo nel passato di matrice puramente britannica, questa volta a tinte molto più hard rock e raffinata rispetto a ciò che abbiamo visto finora...  Mortimer pur confinato nel suo angolino è sugli scudi, oscurando anche un po' la sezione ritmica che eppur non demerita, certo manca materiale nuovo, ma… va bene così! Un altro bel momento, pur se più d'uno ha preferito prendere un attimo fiato prima del gran finale.

 

Ultimo capitolo di una lunghissima giornata di metallo è dedicato ai SATAN, anche loro alla prima esperienza suo suolo italico. Il nome, se non dei più famosi, è sicuramente conosciuto a livello underground, non fosse altro per una gemma come il loro debut di più di trent'anni orsono, "Court In The Act". E il pubblico che si accalca sotto il palco questa sera, nonostante sia già passata la mezzanotte e qualcuno stia capitolando sui divanetti dopo qualche birretta di troppo, è importante. Attraversate diverse vicissitudini (e nomi, oltre al moniker attuale ricordiamo Blind Fury o Pariah) sono da poco tornati con un nuovo, ottimamente recensito, disco, "Life Sentence", recuperando anche un grandioso Brian Ross (dei Blitzkrieg ma con un lontanissimo passato anche nei Satan a completare la reunion totale) e rispolverando così la premiata ditta d'asce Ramsey /Tippins. Avevamo avuto la fortuna di vederli in azione allo scorso Sweden Rock, seppur in orario non proprio consono (era mezzogiorno) e oggi va decisamente meglio, forse anche perché sono in giro da più tempo di allora e l'intensità è maggiore. Il loro metallo, con divagazioni più thrash o speed, tecnicissimo e presentato da elementi in grandissima forma, è accolto da stage diving e pogo dal divertito pubblico in sala, mentre i pezzi nuovi, abbastanza tirati e ben fatti, s'incastrano alla perfezione nei momenti di quel lontanissimo passato, fin dall'iniziale accoppiata "Trial By Fire"/ "Blades Of Steel", lasciando poca tregua per tutta la durata del set che si conclude su una tiratissima "Kiss Of Death". Titoli di coda? No, c'è ancora un po' di tempo per una devastante "No Turning Back". Certo se qualcuno entrasse in sala ora potrebbe pensare che la NWOBHM sia oggi più che mai viva fra i giovani e molto meno giovani che si accalcano oggi sotto il palco, ma soprattutto su quel palco dove i nostri stanno facendo un signor lavoro. Di nuovo… BENTORNATI!

 

Scendono le luci sul palco ed è il momento di tirare le somme di una lunghissima giornata di metallo, quasi dodici ore di classico heavy metal, con le band tutte molto disponibili con i fans e fra i fans sia al banchetto merchandising che al bancone del bar, un ottimo suono per ogni band (non facile in festival così lunghi e con tanti nomi), un buon numero di persone in sala (anche se non tante come avrebbero tutti voluto, forse sulle trecento unità?! Pochi ma buoni, ma qualcuno in più non avrebbe guastato alla resa della giornata…), pubblico comunque attento a tutte o quasi le band in ballo oggi, nonostante non fossimo proprio di fronte a nomi roboanti e stra-famosi, seppur la qualità non mancasse proprio, anzi! Insomma per noi è stato un successo, ben tornato Play It Loud, lunga vita al Play It Loud!