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PLAY IT LOUD 2015 Circolo Colony, Brescia 24 Ottobre 2015
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Il Play It Loud torna anche quest'anno seppur con una nuova collocazione autunnale, il tutto nonostante le solite grandi difficoltà a organizzare eventi del genere sul suolo italico, e ritrova stabilità nel "solito" ottimo Circolo Colony di Brescia e che un anno e mezzo dopo accoglie i metalheads di nuovo per questo evento unico nel panorama nazionale, potevamo mancare?
Un'edizione che ha visto sulle assi del club lombardo un numero notevole di band, e un bill, seppur con la defezione degli Stormwitch, di assoluto rilievo, anche se in assenza di nomi "eclatanti" o più conosciuti a livello di pubblico, ma con chicche da ogni parte del globo, e una serie impressionante di "prima volta in Italia". L'area, come il solito arricchita da alcuni stand di dischi e i numerosi banchi per il merchandising delle tante band, è ampliata dall'apertura di un pub sulla parte opposta della via, dove possibile cibarsi comodamente seduti, al prezzo però di perdersi parte dei live, mentre come al solito molto affollata è stata l'area esterna, fra un set e l'altro soprattutto, anche grazie alla bella giornata di sole, dove incontrare le band, farsi una birra e una fumata, per poi rientrare agevolmente grazie al comodo braccialetto del festival. Il prezzo del biglietto (50 euro) era notevole, ma l'aumento rispetto al passato è giustificato da un'intera giornata di metallo e dai tanti nomi sì di nicchia ma di grande spessore portati a Brescia oggi.
Si comincia quindi intorno alle 11:30 del mattino con i pugliesi STONEWALL, di cui però ci perdiamo gran parte dello show perché, una volta arrivati, parcheggiato, preso possesso del photo pass e fatta la tessera del locale, entriamo in sala giusto in tempo per il loro ultimo pezzo. Peccato, ma la maratona oggi è veramente lunga e l'orario di apertura veramente mattiniero per la stragrande maggioranza del pubblico.
Seconda band di giornata, tocca ai ROSAE CRUCIS scaldare l'atmosfera in sala, quando da poco è passato mezzogiorno. Il pubblico non è certo numerosissimo ma lo zoccolo duro è caloroso e i romani si danno comunque da fare per tenerci incollati alle transenne, guidati da un inossidabile Giuseppe Cialone, e toccando il picco sulla trascinante "Fede, Potere, Vendetta". Portano sul palco la nostra lingua e già questo rende il loro prodotto notevole (sono fra i pochissimi di un certo spessore) ma purtroppo dobbiamo sacrificare il loro finale per concederci una veloce sosta al pub per pranzare, ma il programma è incalzante e ci sono ancora tanti nomi da vedere… epici e non solo per via dei costumi di scena!
I giovani STALETT SIN, svizzeri, arrivano dopo di loro, in un Colony semideserto, ancora un nome un po' penalizzato dall'ora, perlopiù questo alla prima uscita al di qua delle Alpi. Diciamo anche che molti ne hanno approfittato per cibarsi con calma e i ragazzi di Lucerna suonano quasi nel deserto. Peccato, ma loro portano passione e una buona vena su questo palco, pur essendo visibilmente scontati e saldamente radicati su di un solido metallo ottantiano e fanno la loro sporca figura divertendo i presenti. Da rivedere, magari in orario più consono!
Poco dopo le due sul palco arrivano i portoghesi IRONSWORD, e l'accoglienza è ora molto più calda. Certo l'attesa per la loro calata italica è un po' più grande degli Starlett Sin, non certo oceanica, ma ora la sala è bollente. E, pur trovandoci di fronte un trio che non riempie proprio il palco, la potenza e l'epicità –pur nella semplicità assoluta- del loro metallo accende la voglia di muovere la testa dei presenti. Una bomba a orologeria che in breve fa si che tutti cantino a squarciagola i loro ritornelli, primo grande momento di giornata al Colony. Guidati da un pur non impeccabile, ma carismatico, Tann, con veloci stilettate heavy metal ci portano giù fino alla finale "Ring Of Fire". Trascinatori!
Torna a sventolare il tricolore con i bolognesi CRYING STEEL, che tengono alta l'attenzione in sala, pur se l'accoglienza è ben meno calorosa ora. Peccato perché cominciano a spuntare un po' di capelli grigi sul palco e troviamo pur sempre gente che ha fatto la storia del metallo italiano. Ed è sempre un piacere poter vedere in azione gente genuinamente calata nella scena heavy metal che tanto amiamo. Guidati da qualche tempo da un frontman meno stagionato, ma con il giusto piglio come il vocalist Alessandro Sonato, sparano una serie di classici, pezzi diretti al punto, con picchi sulla potente "Raptor" e sull'immancabile "Rockin' Train". Sempre, fortunatamente, ben piazzati in pista!
Ultimo nome nostrano di giornata è quello degli HOCCULTA, che giocano quasi in casa e per fortuna recuperano un discreto seguito. Cominciano un po' in ritardo (con qualche problema tecnico) e il loro set è bello tirato, pur non sfociando in momenti particolarmente violenti, mentre il loro sound risulta ancora al passo con i tempi, pur dopo tanti anni di attività. E il Klaus Meine italiano, Massimo Lodini, è ancora lì a tenere banco seppur in un'esibizione non troppo dinamica, ma con una buona verve. Giù fino alle immortali e finali "Dream Of Death" e "Warning Games" su cui cala il sipario sull'ultimo nome nostrano di giornata.
Sono oramai le cinque e il pubblico è sempre più numeroso: sul palco svettano un paio di Union Jack ed è il momento dei DESOLATION ANGELS, altro nome mai passato per i palchi italiani. Uno dei nomi storici della NWOBHM che però si era perso nel mare di nomi che avevano invece trovato ben più successo, non sono certo stati dimenticati dai metal heads in sala, che raccolgono questa nuova lezione di metallo britannico, tanto che trenta e più anni sembrano quasi non essere nemmeno passati per i chitarristi fondatori Sharp e Brancher. Guidati dalla voce di Paul Taylor (già visto negli Elixir) sciorinano un'ora scarsa di classicissimo metallo britannico, con buona partecipazione di pubblico, via fino al tripudio finale di "Valhalla" e "Evil Possessor".
Dopo di loro è il momento dei conterranei TYSONDOG (altri debuttanti in Italia), che hanno una verve maggiormente potente sul palco, condotti da un vocalist, Clutch Carruthers, inarrestabile nel suo dimenarsi sul palco, pur se il loro show sembra coinvolgere un po' meno i presenti. Show che non può prescindere di passare per le classiche "Hammerhead" e "Taste The Hate" che chiude la loro esibizione. Vera goduria per i metallers più classici in sala che si possono concedere una pausa solo dopo un'altra ora scarsa di lezione di metallo all'inglese. Anche per loro trent'anni sono passati ma quasi nessun pare essersene accorto così tanto, se non per qualche capello grigio o in meno. Solidi.
Noi ci prendiamo una veloce pausa per cenare nel vicino pub, e siamo di nuovo in pista solo quando è il momento di attraversare la Manica con il momento dei francesi ADX, anch'essi al debutto in Italia. L'atmosfera è caldissima in sala, la serata si avvia e fin dalle prime note di "Tourmente Et Passion" si scatena l'inferno sotto il palco, con il pubblico sempre più partecipe e intento a muovere un primo seppur timido pogo. La band alterna membri molto giovani ad altri ben stagionati come l'ugola di Phil Grelaud, che è calda e ci delizia per l'ora a disposizione con colpo di grazia sulla conclusiva "Caligula", non prima di aver alternato pezzi in lingua madre con quelli inglesi. Buona presenza, solidi e potenti, speed thrash, ma non solo fra le loro frecce, ma non un'ora scarsa così memorabile come l'evento ci portava a credere.
Eccoci al momento che doveva essere degli Stromwitch, sostituiti dai ben più potenti conterranei, IRON ANGEL, anch'essi alla prima calata in Italia. I tedeschi, pur riformatisi solo da un anno, sono ben sul pezzo e sfoderano il set – per il momento- più potente di giornata: la loro "Metalstorm", il loro speed grezzo, è un pugno in faccia dei presenti e le transenne sono ora sorvegliate per la prima volta a vista dalla sicurezza, visto che il pubblico si scatena ora ben più di quanto visto finora. La voce tagliente di Dirk Schröder porta a spasso i presenti, giù fino alle rabbiose note conclusive di "Heavy Metal Soldiers" e "Rush Of Power". Devastante potenza pura.
Poco dopo le dieci arriva il momento del debutto in Italia per gli HEIR APPARENT, unico momento americano di giornata. E momento di calmare un po' gli animi in sala in vista del gran finale. Lo show degli statunitensi è qualcosa che rimarrà nella memoria dei presenti a lungo: la classe della band capitanata ancora da Terry Gorle è evidente soprattutto se opposta al sound più violento e sporco dei tedeschi arrivati appena prima, e va a completare un quadro, mai come quest'anno, variegato nella proposta, pur sempre classica. La fatica comincia a farsi sentire per noi che siamo qui da quasi dodici ore, ma l'ora abbondante a disposizione degli Heir Apparent non ci fa scrollare da sotto il palco un attimo. Il loro metallo classico, permeato di tinte prog, suonato con grande tecnicismo è accolto con calore dai presenti. Un calore meno "violento" di quanto visto finora, ma è tutto ciò che ci aspettavamo. Arriva ben presto il momento di dedicare loro un lungo applauso, spente le ultime note della conclusiva "Another Candle", arrivata poco prima della vibrante "Keeper Of The Reign". Vincitori di giornata? Facile assegnare loro il titolo!
I RAZOR arrivano infine a chiudere questa lunghissima giornata di metallo. E il pubblico, nonostante le tante ore di metallo, è ancora ben caldo, e pronto a mettere a ferro e fuoco il Colony fin dalle prime stilettate thrash dei canadesi, anche loro al debutto sul suolo italico. Si apre così un movimentatissimo set sulle note di "Nowhere Fast", con la sicurezza ben intenta a controllare i presenti che ora sfogano anche in uno scatenato surfing, oltre che un corposo moshpit. Bob Reid dal suo microfono attizza il fuoco e i presenti rispondono a ogni martellante pezzo dei nordamericani che ci regalano uno show di potenza com'era facile attendersi. Certo se qualcuno aveva ancora energie in corpo, sono le vibranti e conclusive "Electric Torture", "The Pugilist" e "Evil Invaders" a farle esalare in un batter di ciglio. Siamo arrivati alla fine e dopo il doveroso tributo agli ultimi eroi di giornata è ora di salutare tutti e metterci in strada, esausti, per rientrare a casa.
Un'altra grande giornata di metallo se n'è andata, per noi con grande successo, ottima l'organizzazione (come non ringraziare Giuliano Mazzardi e la sua My Graveyard che credono ancora in eventi del genere?), bella la location, buoni quasi sempre i suoni nonostante le tante band e il poco tempo a disposizione per i soundcheck, il pubblico non straripante ma competente. Speriamo ora di non dover attendere troppo a lungo un evento del genere di nuovo in Italia!
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