Tornano
in Italia i Saxon per due date molto attese dai fans, sempre calorosi con Biff e
soci. Certo la mente corre a un anno fa, era sempre Dicembre e molti già
pregustavano il passaggio nella nostra penisola di un vero e proprio dream-team
tour di leggende inglesi: Motörhead, Saxon e Girlschool insieme, a Febbraio.
Anche se qualche data saltava qua e là e c’eravamo messi sull’attenti, si
pensava a guai passeggeri. Purtroppo però poco dopo Natale la doccia fredda, con
la dipartita improvvisa di un Lemmy che pareva fino ad allora immortale, e tutto
era ovviamente saltato. Passano i mesi ed ecco sul cartellone un evento sì in
tono minore ma comunque comprendente Saxon e Girlschool. Ma ecco che, poche ore
prima della serata, arriva la tegola del forfait –per non ben specificate
ragioni ancora oggi oscure ai più- anche da parte delle Girlschool, perlopiù per
le date nostrane. Ed ecco così ridotto il piatto ai “soli” Saxon per queste due
serate tricolori. Certo né la nebbia che offusca la vista da giorni in tutta la
val padana, né la defezione dell’ultimo minuto ha scoraggiato una massiccia
partecipazione da parte dei metalheads. Verso le venti, infatti, nonostante un
freddo che definire pungente è riduttivo, c’è già un discreto pubblico che
scalpita di fronte al cancello d’ingresso dello Zona Roveri e pian piano, aperto
fisicamente le porte, si defluisce verso l’interno del club felsineo, dove pure
non c’è proprio un clima bollente.
Lo
ZR si anima molto lentamente –anche perché molti devono
sbrigare le pratiche del tesseramento- finché verso le nove è il turno della band
di apertura, gli OVERTURES da Gorizia. Catapultati all’ultimo secondo su questo palco, con
sorpresa anche da parte di alcuni dei presenti che non sono sempre collegati a
Facebook per gli ultimi aggiornamenti. Dobbiamo anche dire che la proposta
musicale della band friulana, pur con qualche flebile punto di contatto, non è
esattamente quello che s’apetterebbero i fan dei Saxon, tantomeno chi era qui
per le Girlschool. Passato questa diffidenza iniziale, dobbiamo rimarcare che i
nostri hanno fatto il possibile, almeno a livello di energia per riscaldare i
presenti, e con la giusta umiltà, quasi scusandosi ogni volta di trovarsi sul
palco al posto di qualcun altro, risultando gradevoli e forse anche qualcosa in
più, nell’accompagnarci verso l’evento clou della serata. Una band con una buona
tecnica, tratti prog, pezzi dalle venature power e qualche brano più ruffiano e
hardrockeggiante come il loro nuovo pezzo “Gold” che anticipa l’album in uscita
il prossimo anno.
La
sala si è riempita quasi del tutto quando, poco dopo le dieci è il momento tanto
atteso di vedere all’opera i SAXON. In pochi attimi la macchina da guerra
metallica sfoggia tutta la sua potenza sul palco, inaugurando le danze con la
recente “Battering Ram”, mentre immediatamente Biff stabilisce un contatto
costante con il pubblico calorosissimo che s’inchina ai loro piedi. Sembra che
il tempo per loro sia qualcosa d’impalpabile, direi inesistente: sempre
impeccabili sul palco e veramente capaci di produrre ogni volta uno show di
grande impatto. Unica nota stonata, se così vogliamo dire, è la mancanza sul
palco del bassista Nibbs Carter, oramai presenza fissa nella line up, assente
giustificato per improvvisi problemi familiari, sostituito dal greco Gus
Macricostas, che un po’ standosene lì nel suo angolo, fa però il suo. D’altronde
il grandissimo protagonista –senza nulla togliere al lavoro sporco dei due
chitarristi Paul Quinn e Doug Scarratt - è come il solito l’immenso Biff Byford,
che unisce a un’invidiabile forma vocale –senza mai mollare un colpo per tutta
la durata del set alla faccia dei suoi oramai quasi 66 anni- la sua “solita”
attitudine da aizzatore di folle. Un pubblico eterogeneo che, come pure lui fa
notare, è piacevolmente giunto in ordine sparso, partendo da chi li segue fin
dalla primissima ora e arrivando a chi non ha nemmeno a vent’anni. Tornando però
al set, già dalla seconda canzone in scaletta, dove si scatena il consueto
“Heavy Metal Thunder” è ben chiaro che il pubblico vuole prima di ogni altra
cosa fare un grande tuffo nei gloriosi pezzi del passato della band. Nonostante
alcuni episodi più recenti, su tutti “Sacrifice”, non sfigurino in scaletta, non
facendo mai scendere troppo l’asticella, sono naturalmente i classici a fare
come sempre la parte del leone. Partendo da “Stand Up And Be Counted”, via verso
la sempre potente “Strong Arm Of The Law”, poi la vincitrice spannometrica del
poll a suon di urla fra il pubblico “Power And The Glory”, arrivata a discapito
delle meno “votate” “The Eagle Has Landed” o “Broken Heroes”. Come non citare
altri tuffi al cuore sulla travolgente “20,000 Ft”, le storiche “And The Bands
Played On” o “Dallas 1 PM”, ma è al momento di “Wheels Of Steel” che scatta la
massima partecipazione popolare con Biff a giocare con il pubblico. Poco prima
di innalzare una dedica -che tutti attendevano- al vecchio amico Lemmy,
intonando una cover di “Ace Of Spades” che accende ancor più i presenti che
rispondono con un calore entusiasmante e una commozione sentita. Le luci si
spengono, ma è chiaro un po’ a tutti che non possa essere ancora finita qui,
così, dopo una breve attesa, ecco i nostri di nuovo sul palco per spararci “Let
Me Feel Your Power” (forse per un po’ di pubblicità al DVD uscito da poco), ma
soprattutto “747”, con cui introduce il gran finale. Che dopo un’altra “finta”,
ci riporterà alle classicissime e immancabili, l’epica “Crusader”, l’inno
immortale “Denim And Leather” e last but not least, la massiccia “Princess Of
The Night” per i fuochi d’artificio conclusivi. Lunghi applausi e un inchino a
questi Dei del Metal che sono ancora ben saldi sul palco come tanti anni fa.
Passata l’emozione, si guarda l’orologio e… sono passate circa due ore
dall’inizio e nessuno pare essersene accorto, tanta è stata l’intensità. E’
martedì sera e non ci si può intrattenere a lungo così si fa ritorno a casa,
anche se l’adrenalina ci tiene ancora svegli a lungo.
Immortali Saxon!