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Live Report: Testament

TESTAMENT

Arena Grandi Eventi Sant'Elia, Cagliari

31 Luglio 2014

 

testi e foto di

 

Per decenni la Sardegna è stata puntualmente esclusa da qualsiasi tour degno di tal nome, tuttavia oggi pare divenuta una piccola Mecca concertistica (grazie alle recenti esibizioni di Soulfly, Obituary e le imminenti di Napalm Death, Arch Enemy). Di conseguenza, è una platea in fervida adorazione quella che accoglie la prima, per parecchi versi storica, esibizione sull'isola dei thrashers di Oakland. Preceduti da tre supporting acts locali, fra cui destano un'ottima impressione i Coma, forti di presenza scenica convincente e sound esplosivo, i Testament partono a testa bassa con "Rise Up". L'impatto è deflagrante: quello che fu il motore ritmico dei Death, ossia Steve Di Giorgio (da poco rientrato alla base) e Gene Hoglan fa faville, sfoggiando abilità tecniche mostruose al servizio della causa, capaci di dare nuovo smalto persino ad un classico del calibro di "The Preacher". "More Than Meets The Eye" e "Native Blood", frutto della produzione più attuale dei Nostri, reggono bene il confronto con il catalogo stranoto a tutti (vedi una "Into The Pit" che fa letteralmente saltare in aria l'arena cagliaritana). Chuck Billy continua ad essere il solito mattatore, giocoforza più statico rispetto ad un tempo, ma pur sempre capace di catalizzare l'attenzione generale. Il maestro Alex Skolnick distilla classe a piene mani e sembra divertirsi parecchio persino in brani scritti durante la sua assenza dalla band (una "Riding The Snake", tratta dal capolavoro dimenticato "The Gathering", proposta con una ferocia che mai ti aspetteresti da cinquantenni affermati). Il poker d'assi immortali ("New Order", "Practice What You Preach", "Over The Wall", "Disciples Of The Watch"), rinvigorito dalla batteria di un Hoglan incontenibile, stenderebbe chiunque e viene calato ad arte come mannaia sugli astanti, ben felici di capitolare di fronte a cotanta abbondanza. Prova ne sia che Chuck invoca un wall of death e viene accontentato senza esitazioni, regalando in cambio "Three Days In Darkness" e "The Formation Of Damnation", due brani post reunion che dimostrano quanto i Testament abbiano ancora da dire nel panorama contemporaneo. Un'ora e mezza di storia del thrash ancora migliore in circolazione, offerto sul piatto d'argento da parte di un promoter (la Kuntra) intraprendente ed impeccabile sotto il profilo organizzativo.