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Recensione: Allen/Lande "The Great Divide"

Allen/Lande "The Great Divide"

(Frontiers Records)

Per Chi Ascolta: Melodic Heavy Metal/Hard Rock

Sensazioni contrastanti precedevano l'ascolto del quarto disco della premiata ditta Allen/Lande. Il primo album che celebrava l'incontro di questi due grandi cantanti,"The Battle",si era rivelato coinvolgente e ricco di potenzialità,mentre il mezzo passo falso rappresentato dal successivo e trascurabile "The Revenge",complici forse il venir meno dell'effetto sorpresa e la presenza di alcuni brani di qualità altalenante,aveva instillato un'insoddisfazione palpabile in coloro che,come il sottoscritto,si attendevano lecitamente un avanzamneto in termini compositivi. Purtroppo neppure "The Showdown" riusciva a riportare in careggiata un progetto apparso sempre più spento,svogliato e privo di ispirazione.I timori comprensibili della vigilia vengono spazzati via dal nuovo "The Great Divide",contrassegnato oltretutto a livello produttivo dalla significativa dipartita del chitarrista/compositore Magnus Karlsson e dall'avvicendamento di quest'ultimo con Timo Tolkki,ritornato in auge con il concept Avalon e qui alle prese con chitarra,tastiere e basso. L'ariosa apertura affidata alle note dell'iniziale "Come & Dream With Me" riesce a rendere il brano classico e radiofonico al contempo,con la voce di Russell Allen contraddistinta da un registro più vellutato rispetto all'aggressività espressa nelle fila degli Adrenaline Mob e degli ultimi Symphony X.La spettacolare"Down From The Mountain",impreziosita da una prestazione maiuscola di Jorn Lande dietro il microfono,è un esempio di power metal diretto e un genere di brano che mancava nell'album precedente, mentre "Reaching From The Stars",giocata su un riff granitico e perentorio, e "Dream About Tomorrow",dalla singolare struttura armonica,sono brani dotati di una valenza melodica elevata.Sorprende in modo particolare l'escursione continua da territori affini all'heavy metal classico ad altri legati ad ambienti più oscuri,come avviene nell'aggressiva e imprevedibile "Solid Ground",ricca di arrangiamenti tastieristici suggestivi e nel mid tempo sostenuto di "Hymn For The Fallen".L'onirica"Lady Of Winter",costruita attorno alle note toccanti di pianoforte,evoca da vicino i Savatage di "Edge Of Thorns" prima di evolvere nel prosieguo in una direzione stilistica più vicina a Ronnie James Dio.La sabbathiana title track è una canzone tenebrosa esaltata da un sopraffino guitar solo di Tolkki mentre spetta a "Bittersweet", unica power ballad presente nel disco,chiudere con una prestazione stellare di Allen un album di grande spessore che si farà ascoltare piacevolmente,soprattutto da parte di coloro che amano il genere musicale a metà strada tra heavy metal e hard rock.


 

Cosa Funziona: La mancanza di passaggi a vuoto,la presenza di brani ispirati,l'ottima produzione e,non per ultimo, l'affiatamento consolidato dei due singers sono sinonimo di garanzia.

Cosa Serve: la ritrovata vena creativa di Timo Tolkki in fase compositiva che,unita all'eccellenza vocale di Allen/Lande,sarà fondamentale per il prosieguo del progetto