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Recensione: Alpine Fault “Iraena's Ashes”

Alpine Fault “Iraena's Ashes”

(Rare Breed Records)


Per Chi Ascolta: Gothic metal con un tocco progressive, Epica, After Forever.

Delle volte la bellezza appare quando meno te lo aspetti e dai luoghi più improbabili. Conosciuti una sera di fine dicembre, tramite l'indicazione di un amico, gli Alpine Fault sono diventati miei fedeli compagni musicali durante queste fredde serate invernali. Penserete alla classica band female fronted proveniente dal Nord Europa, magari un po' troppo carica di cliché e gonfiata dai media. In realtà gli Alpine Fault arrivano dall'altra parte del globo, dall'Oceania per essere precisi, e forse proprio per questo conservano ancora quella freschezza, quella spontaneità, quell'originalità che le band europee della scena hanno ormai perso quasi del tutto. Quando pensavo a quali gruppi potevano essere comparati, mi son trovata a scartare molti tra i più noti e non, in quanto gli Alpine Fault sono riusciti nella dura impresa di creare un sound accessibile, elegante e completamente loro, unico. Senza perdersi in eccessivi e prolissi tecnicismi prog, senza abbondare in tetraggine dark, hanno saputo raggiungere il giusto equilibrio tra gothic metal e influenze progressive dando un ruolo importante al violino di Kalen. Il concept dell'album è ispirato ad una storia vera, quella di Iraena, una donna neozelandese misteriosamente sparita dopo esser stata vista passeggiare lungo una spiaggia, con l'aggiunta di spunti da parte degli Alpine Fault. Il full-length è aperto da “Into The Night”, un pezzo abbastanza tirato, quasi power, in cui possiamo ammirare la dolce voce di Nadia Vanek, che duetta con la voce maschile pulita e non di Ant, chitarrista e mente del gruppo. Nella parte finale il pezzo rivela la sua natura prog, tramite un interessante break strumentale in cui le chitarre hanno il loro giusto palcoscenico. Il tutto è realizzato con una grazia tale che nemmeno ci si accorge del tempo che trascorre e ci guida ad “Above The Storm”. Aperta da una delicata chitarra acustica, prosegue con il violino che duetta con sezione ritmica e chitarre distorte. Mi preme far notare che negli Alpine Fault, gli archi non sono uno strumento di appoggio, quasi sepolti dal resto, come avviene in molti altri lavori, ma sono bene in vista, alla pari con il resto, e ci deliziano con i loro volteggi. Nadia mostra anche una certa versatilità, passando dal falsetto ad un registro più scuro, dando sempre la giusta sfumatura al brano. Essendo il più lungo del lotto (più di otto minuti), si potrebbe pensare al rischio noia. In realtà è scritto in maniera tale da essere molto vario tra parti più melodiche, altre più metal, più tecniche e meno. Vi assicuro che noia non è un termine contemplato in relazione a “Iraena's Ashes”. “I'll See You Soon” è il singolo, la canzone tramite cui ho conosciuto gli Alpine Fault, di cui si trova anche un video su YouTube. Ciò che mi colpì fu l'emotività di cui è ricco, specie nelle linee vocali, nella maniera in cui si intrecciano al violino e come il brano cresca, guadagnando in sinfonicità. La prova corale della band è incredibile e questa traccia è un esempio perfetto dell'equilibrio di cui parlavo prima. “Mourning Has Broken (Sleep)” è affidata alla voce maschile ed è la canzone perfetta per assaporare la bravura dei componenti della band come musicisti e compositori. Quello che stupisce è che, pur essendo una band giovane e al debutto, sono riusciti a limare alla perfezione le nove tracce, senza farsi prendere dalla voglia di strafare. La ballad non può mancare e “Requiem” arriva puntuale. E' una ballata power dal forte contenuto emozionale, in cui Nadia e Ant duettano accompagnati da chitarra acustica e dall'intera band nel proseguio del brano. “The Watcher Beneath” è una lunga strumentale dai toni drammatici, mentre “Severance” ha un inizio quasi hard-rock che si stempera ben presto nello stile tipico degli Alpine fino ad un'apertura sinfonica da brividi che lo pone di diritto tra gli highlight dell'intero lavoro. In chiusura di “Iraena's Ashes” troviamo una cover del compositore classico Palladio, in versione metal ovviamente. “March of The Tides” che precede “Under A Dying Sun”, tripudio di archi e chitarre che non fa altro che confermare il valore di questa band. Non posso far altro che raccomandare caldamente un ascolto ai fan del female fronted. Potrebbero rimanere stupiti.


 

Momento D'Estasi: Le linee vocali di “I'll See You Soon” sono speciali.

Colpo Di Sonno: No, no, niente noia.