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Recensione: A Sound Of Thunder "Out Of The Darkness"

A Sound Of Thunder "Out Of The Darkness"

(Nightmare Records)

Per Chi Ascolta: Female fronted Heavy Metal, Iron Maiden, Judas Priest, un tocco di prog

Un EP nel 2009 ed il debutto "Metal Renaissance" nel 2010 sono le precedenti uscite discografiche del quartetto americano guidato dalla vocalist Nina Osegueda, una vocalist dalle notevoli doti vocali ed interpretative che caratterizzano il potente heavy metal sciorinato da Josh Schwartz (ch), Jesse Keen (bs) e Chris Haren (bt). Dieci le canzoni incluse nel cd cui si può solo imputare una certa autocompiacenza dilatando talora in misura eccessiva le durate dei singoli episodi, laddove una maggiore sintesi avrebbe meglio giovato al risultato finale. Gustiamoci comunque l'opener "The Day I Die", otto minuti e mezzo di heavy metal dalle timbriche alla Judas Priest corrotte da accorgimenti ed inserti strumentali derivati di chiara matrice prog-metal, e proseguiamo con "The Nightwitch" dove il metal classico incontra la teatralità dei Nightwish o dei nostrani Presence, mentre "Kill That Bitch" non accetta compromessi e va dritta per la sua strada. Su "Murderous Horde" vocalizzi goth-metal aleggiano su riffs plumbei di derivazione Judas Priest/Black Sabbath tanto da far apparire la veloce "A Sound Of Thunder" un orecchiabile metal (tanto)-pop (poco) alla Lita Ford, e qui Nina si lancia in improvvisi acuti raggiunti senza tradire alcuno sforzo. La title-track vede la partecipazione di un nome storico nel panorama metal, ovvero John Gallagher dei Raven, per una cavalcata a briglie sciolte lungo i sentieri tracciati dagli Iron Maiden, un buon omaggio alla 'vecchia guardia', mentre "Calat Alhambra" (dedicata alla regina Isabella Di Castiglia) risulta più ricca di spunti progressive e gli otto minuti della sua durata permettono a Schwartz di sfogare le proprie abilità ed idee. Ancora classico heavy metal in "Fight Until The End" che trasuda Hammerfall, Judas Priest ed Iron Maiden da ogni dove, ed a questo punto gli ASOT ci/si concedono una pausa con "This Too Shall Pass", emozionante lento sorretto da tenui suoni di archi che nell'assolo citano addirittura un certo lontano hit dei Kansas. I conclusivi otto minuti di "Discovery" sono molto orecchiabili ed ancora una volta propongono al loro interno un lungo break strumentale ben elaborato con intarsi di tastiere ad esaltare l'eccellente lavoro solista di Schwartz. Prova ampiamente superata dai musicisti sia presi individualmente che come gruppo, coesi, determinati e bravi nell'esaltare la voce non comune di Nina e nel dosare con sapienza l'esuberanza del loro chitarrista/compositore. Bravi!


 

Momento D'Estasi: "Calat Alhambra" e "This Too Shall Pass"

Pelo Nell'Uovo: a voler essere pignoli, alcuni brani sono un pò troppo lunghi