Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Attack Demons "Atlantis"

Attack Demons "Atlantis"

(Pure Steel Records)

Per Chi Ascolta: metal tradizionale, Iron Maiden , Manowar, primi Helloween.

Solitamente le note di accompagnamento rilasciate dalle case discografiche tendono ad enfatizzare le qualità dei propri gruppi, così quando leggo che “Artur Almeida potrebbe esser il figlio illegittimo di Bruce Dickonson” liquido la battuta con un sorrisino ed inserisco il cd nel lettore. Che gli dei dell'heavy metal mi fulmino, invece è tutto vero. Timbro ed estensione sono praticamente uguali, sembra di sentire soprattutto il Bruce giovane e acerbo dei Samson, se volete giuocare uno scherzo a qualche amico passategli il disco dei portoghesi Attick Demons e spacciatelo come un ritorno dei Maiden alle origini, quasi tutti ci cascherebbero. Non è solo la voce di Almeida comunque a rendere piacevole l'album, i sei lusitani dopo una lughissima gavetta approdano al disco d'esordio e le nove tracce sono quindi il risultato di anni di lavoro e sacrifici. Lo speed metal dell'opener “Back In Time” ricorda gli Helloween di “Walls Of Jericho”, ma la band è capace di spaziare dal metal più epico alla Manowar di “In Memoriam” e rallentare fino alla ballad “Meeting The Queen”, con tanto di ospitata femminile, passando per “Sacriface”, che con il suo intro per piano e voce e i cori alla Queen non può che evocare i Savatage. Si innalza comunque l'influenza maideniana, evidanziata anche dalla formazione a tre chitarre. Cavalcate come quelle di “City Of Golden Gates”, “The Flame Of Eternal Knowledge” e “Listen To The Fools” ci portano indietro all'epoca di “The Number Of The Beast”-”Piece Of Mind”, se poi consideriamo che nella title track sono ospiti Ross The Boss e Paul Di' Anno tutto quadra. Piacevole scoperta, la testimonianza che con cuore e passione c'è spazio per l'heavy metal anche in questi anni.


 

Massima Allerta: Iron Maiden epoca “Piece Of Time” in “City Of Golden Gates”

Colpo Di Sonno: originalità zero ma in fondo che importa