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Recensione: Bailey "Long Way Down"

Bailey "Long Way Down"

(Frontiers Records)

Per Chi Ascolta: British Hard Rock/Melodic Rock/AOR

Bailey è il monicker scelto per il nuovo progetto di hard rock melodico ideato dal cantante/bassista dei Three Lions Nigel Bailey.Quest'ultimo evidentemente non è avezzo a riposare sugli allori e, dopo il successo ottenuto con la formazione di cui sopra,si appresta oggi a rilasciare il suo primo album in veste solista.Duplice l'obiettivo raggiunto;se da un lato infatti gli amanti delle sonorità british avranno di che rallegrarsi di questo "Long Way Down",è altrettanto vero che il polistrumentista inglese vede ora realizzato il proprio sogno artistico di esordire con un disco di solido hard rock dalla forte impronta FM.Singolare la carriera di Bailey,si potrebbe a tal riguardo parlare della classica favola andata a buon fine.Dopo una gavetta ventennale fatta di concerti al fianco di numerose cover bands,l'artista britannico non sì è mai dato per vinto,ha accumulato nel corso degli anni un bagaglio cospicuo di canzoni dal mood vincente,alcune delle quali oggi confluite nell'album,fino a destare l'interesse della Frontiers Records,pronta a fiutarne il talento. Per l'occasione Bailey si è attorniato di una formazione di origine italiana,con Mario Percudani alla chitarra (Hungryheart, Lionville, Issa, Mitch Malloy, Shining Line),Alessandro Mori alla batteria (Glenn Hughes, Bernie Marsden, Issa) e l'onnipresente tastierista/produttore Alessandro Del Vecchio. L'iniziale "Feed The Flames",con le splendide armonie di chitarra e tastiere,non si discosta molto dallo stile dei Three Lions a differenza della più personale "In The Name Of The King", caratterizzata da un approccio modernista e dall'impatto robusto.L'AOR di "Dirty Little Secret" sorprende per il suo incedere graffiante e le variazioni melodiche della sei corde,mentre il groove blueseggiante di " Bad Reputation" è energico e contagioso per la vivacità che trasmette. La soltanto apparente semplicità dei riff che animano "Stay"e"Somewhere In Oslo"esalta oltremodo le armonie vocali dei cori,particolarmente suggestivi in fase di ritornello,e vicini per ispirazione all'AOR più edulcorato.Il contrasto vivido tra l'energia dirompente sprigionata dallo strumento di Percudani e la dolcezza soffusa del registro vocale di Bailey fanno della title-track uno dei momenti più intensi dell'album insieme alla ballata "Spend The Night",toccante e ricca di pathos. Se "Love Falls Down"e "Ticket To Yesterday" sono entrambe tracce che non avrebbero sfigurato nel disco d'esordio dei Three Lions,con i loro tempi ritmici sostenuti e la capacità di ammaliare per tiro radiofonico,è la finale "Dirty Angel" a concludere l'album in maniera esemplare con una cascata di note incisiva e perentoria.Consigliato a chi predilige l'hard rock più elegante e raffinato.


 

Cosa Funziona: l'indovinata commistione di canzoni vicine all'indole personale di Bailey con altre dalla forte natura Three Lions

Pelo Nell'Uovo: c'è da domandarsi come un artista sopraffino del calibro di Nigel Bailey abbia raggiunto la luce dei riflettori solo in età adulta.Un grazie sentito alla Frontiers per averlo individuato e valorizzato appieno!