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Recensione: BATTLE BEAST “Steel”

Battle Beast "Steel"

(Nuclear Blast/Audioglobe)


Per Chi Ascolta: Manowar, Grave Digger, heavy-power metal di stampo classico..

Solo uno sguardo alla copertina e ai titoli delle canzoni fa già capire dove i Battle Steel vogliano andare a parare. Questi finnici sono decisamente figli della scuola Manowar, come le numerose menzioni di “iron”, “steel”, “metal” possono farci intuire. L'album è una sferzata di metal anni '80, con una coppia di chitarre assai arrabbiate, assoli eroici, e canzoni strutturate in maniera del tutto teatrale. Vorrei sottolineare soprattutto la voce. A differenza di quanto si potrebbe pensare, dietro al microfono troviamo una donzella, Nitte Valo, che però di gentile ha ben poco. La signorina dimostra una certa versatilità passando da urla piuttosto roche ad altre acutissime, fino ad un cantato più delicato come ci si aspetterebbe in genere da una cantante donna. Una vera Metal Queen che presta le sue corde vocali ad un album che sprizza trueness da tutti i pori, a partire dall'opener “Enter The Metal World”. Riff in puro stile anni Ottanta aprono la traccia e la signorina Valo si presenta subito con una serie di urla da pelle d'oca, riuscendo persino a non far sembrare troppo cliché il ritornello, marchiato a fuoco da Manowar e Gamma Ray. “Armageddon Clan” ricorda i vecchi Grave Digger specie nella linea vocale in cui una parte più roca è sovrapposta ad un'altra più pulita. Traccia da manuale del vero metalhead. Mentre le precedenti avevano un approccio heavy-power, le successive “The Band of The Hawk” e “Iron Hand” sono riconducibili all'epic. Notevoli le strofe acustiche della prima e l'intro maestoso più il bridge sinfonico (con tanto di vocals semi-liriche!) della seconda. La title-track è un perfetto manifesto del metal classico: strofe potenti e ritornello corale: “Shake the world with metal, shake the world with steel!”. Interessante “Cyberspace” con il suo inserto di elettronica, crea una perfetta atmosfera spaziale. Sicuramente il punto di forza di “Steel” è Nitte, ma anche le due chitarre di Juuso Soinio e Anton Kabanen fanno la loro parte con i loro riff solidi, aggressivi. La produzione stessa è molto buona, pulita, ma senza perdere il feeling grezzo che il genere richiede. Album perfetto per gli amanti del vero metallo, gli altri si tengano alla larga!


 

Momento D'Estasi: il bridge di “Iron Hand”.

Colpo Di Sonno: album godibile dall'inizio alla fine.