Speciale Muskelrock 2019


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Ciao Alex!


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RECENSIONE: Bullet “Full Pull”

Bullet “Full Pull”

(Nuclear Blast)


Per Chi Ascolta: old school rock’n’roll con intarsiature di metallo classico

I Bullet tornano, a distanza di un solo anno, in sala di registrazione per proporci il loro quarto lavoro sulla lunga distanza, il debutto su di un’etichetta di una certa importanza mondiale come la Nuclear Blast. E lo fanno con l’intento di sfruttare al meglio l’occasione della cassa di risonanza di questa grande label, con un nuovo album che fin dal titolo -“Full Pull”- ci fa capire le idee bellicose che racchiude. La formula è sempre quella, non certo ammorbidita dal contratto con la casa discografica: anzi! Dopo anni a scorrazzare per l’Europa e soprattutto la natia Scandinavia dove un certo seguito già ce l’hanno, si presentano al mondo intero con il loro lavoro in fondo riuscito meglio. Ancora una volta ai più distratti partirà immediato il paragone ad AC/DC e Accept, ma, in fondo, un ascolto più approfondito non può che farci capire che i Bullet suonano solo del buon old school rock’n’roll con buone basi NWOBHM, il tutto proposto con buona energia e vibrazioni giuste. La voce stridula e potente di Hell Hofer di certo da il tocco finale al tutto, creando l’”equivoco” del paragone con gli AC/DC, ma sicuramente non si tratta di un clone e questo disco ancor più lo evidenzia. Non c’è nulla di così nuovo nella loro proposta ma in fondo è proprio questo che ci piace. Questo disco suona ancor più genuino del predecessore, energico quanto serve, ideale per incendiare i palchi di mezza Europa, scritto da gente che vive di pane e rock’n’roll e non prova solo sterilmente ad imitare i grandi Maestri che tutti noi adoriamo: e non solo sul palco –loro habitat naturale- si può ben vedere e sentire l’entusiasmo che portano questi cinque ragazzi nella loro musica. Si parte un po’ lentamente con l’incedere della opener “Midnight Oil”, ma poi è tutto un crescendo di riff ben piantati e cori azzeccati, partendo dalla title track, affondando il colpo e costringendo l’ascoltatore a muovere incessabilmente la testa ed il piede a ritmo, finché non si spengono le ultime note della possente “Warriors” che degnamente chiude questo disco. La produzione affidata alle mani sapienti di due mostri sacri nella loro Svezia come Nicke Andersson (ex-Entombed e Hellacopters) e Fred Estby (ex-Dismember) è sicuramente ineccepibile quanto non pesante, ed il risultato più memorabile del predecessore, rispetto a cui ci sembra proporre anche una band più matura nella stesura dei pezzi. Non è certo un disco che non deve nella discografia di ogni rocker/metaller che si rispetti, ma se nella musica non cercate inutili bizzarrie moderne, o tecnicismi fini a se stessi, ma solo buon vecchio rock’n’roll, genuino, vissuto, vintage ma prodotto da gente che è nata musicalmente nel nuovo millennio, questo disco può fare per voi. E’ un disco fatto per divertire, non ha pretese di diventare il disco più memorabile del secolo, ma fa bene il suo sporco lavoro… Quindi, birra in mano, headbanging libero, zero pensieri e siete pronti per l’ascolto!


 

Momento D'Estasi: Difficile sceglierne solo uno ma la trascinante “Rush Hour” è quella che svolge meglio il compito di altre, insieme a "Rolling Home".

Pelo Nell'Uovo: Nulla di nuovo sotto il sole, solito problema per molti, non per tutti fortunatamente!