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Recensione: Cradle Of Filth "Manticore And Other Horrors"

Cradle Of Filth "Manticore And Other Horrors"

(Peaceville/Audioglobe)

Per Chi Ascolta: black metal moderno

Puntuale per Hallowen, come accade ormai da qualche anno, ecco arrivare nei negozi la nuova release dei Cradle Of Filth. Dopo due dischi stilisticamente simili, e anche ben riusciti, che avevano riavvicinato Dani & soci alle sonorità di fine anni '90, che direzione intraprenderà la band inglese? La risposta è questo “Manticore...” che conferma i COF più recenti, e contemporaneamente cerca di far emergere l'influenza NWOBHM ovviamente presente nel bakground degli inglesi. In realtà non si tratta di nulla di sconvolgente, l'album si distingue dai due predecessori più che altro perchè non è un concept, bensì una raccolta di storie di mostri, demoni e creature mitologiche. Musicalmente si notano un mixaggio che mette in maggior evidenza le chitarre, tastiere usate prevalentemente per semplici sfumature e soprattutto un cantato più scandito e distinguibile (dire melodico mi sembra esagerato), con escursioni in growl e screaming sempre più limitate. Il trademark degli inglesi rimane comunque ben percepibile, così come purtroppo la sensazione di eccessiva omogeneità, tanto che dopo diversi ascolti è difficile indicare canzoni che si distinguano l'una dall'altra. Qualcosa però emerge, come “Illictus”, tematiche vampiriche per una canzone che è ancora capace di trasmettere quell'oscura malvagità tipica dei COF anni '90. Si fa notare “For You Vulgar Delcatation”, con chitarre che passano da minimali riff hard core ad assoli rallentati, mentre solo nella title track Dani recupera la sguaiatezza vocale tipica del suo cantato. Forse non le migliori, ma particolari, “Frost On Her Pillow” e “Pallid Reflection”: la prima, della quale non a caso è stato girato il video”, è un brano più pacato con malinconiche melodie di chitarra che ricordano i Dark Tranquillity; la seconda è la traccia dove realmente emerge l'influenza del metal classico, chitarre alla Maiden che viaggiano a velocità sostenuta, intervallate da rallentamenti e voci femminili. Prima dell'outro “Sinfonia” chiude “Succumb To This”, dove chitarre in stile Slayer ben si amalgamano ad un ritornello cantabile e ad un finale corale e solenne. In alcune dichiarazioni la band ha citato “Midian” come termine di paragone; personalmente tirerei in ballo maggiormente un album come “Thornography”, sia come sonorità, sia per quel che riguarda il loro periodo storico. Così come all'ora i nostri sembrano attraversare un momento di transizione, ed ascoltando “Manticore...” la sensazione è proprio quella di una band incerta sul da farsi, ma che si salva grazie a classe e mestiere ormai acquisiti.


 

Massima Allerta: “Illictus” cita i COF anni '90

Colpo Di Sonno: a parte rari sprazzi tutto l'album è pervaso dalla sensazione di eccessiva ripetitività