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Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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Deep Purple "Now What?!" (Ear Music)
Per Chi Ascolta: Deep Purple, Hard Rock con pesanti riflessi Prog anni settanta 45 anni fa veniva formata una band con l'intenzione di realizzare un bizzarro progetto dal nome Roundabout: cambiato nome e alcuni musicisti, quella band tutt'oggi esiste ed è una delle realtà più note ed amate del panorama internazionale, i Deep Purple. "Now What?!" è un grande disco come difficilmente ci si potrebbe aspettare dalle leggende che lo scorrere del tempo avvicina sempre di più al momento fatidico che rende uguali il bello ed il brutto, il ricco ed il povero, il fortunato e lo sfigato. Vi avviso che non si tratta di una raccolta di brani che già dal primo ascolto si riescono ad amare incondizionatamente, occorre tempo e ripetuti ascolti per poterne comprendere la grandezza e la qualità, ma poi ne sarete totalmente soggiogati. Dedicato al membro fondatore Jon Lord che ci ha lasciati lo scorso 16 luglio 2012, il diciannovesimo studio album propone dodici momenti di eccellente musica composta e suonata con l'inconfondibile marchio di fabbrica che contraddistingue le migliori canzoni dei Deep Purple che si ripresentano nella stessa formazione di "Rapture Of The Deep" (2005) con Ian Gillan (vc), Roger Glover (bs), Ian Paice (bt), Don Airey (tast) e Steve Morse (ch). Una malinconica chitarra e un distante tappeto di tastiere creano una suggestiva trama sonora che Ian Gillan dipinge con delicate e sentite frasi, ma dopo poco più di un minuto il brano decolla sulle ali di un debordante Airey che domina col suo Hammond sorretto dalla possente sezione ritmica, un brano che subito mi aveva lasciato perplesso circa il suo utilizzo come opener, ma poi mi sono (ovviamente) dovuto arrendere perchè è una partenza azzeccatissima. Si prosegue senza sosta con "Weridistan", mirabile trasposizione in chiave attuale della miscela psichedelica-prog-hard rock tipica del periodo fra la fine dei '60s e gli inizi dei 70s, complice anche la strumentazione dal sapore vintage utilizzata da Don Airey, vero mattatore del disco insieme ad un rivitalizzato Gillan. La minacciosa "Out Of Hand" riprende la magnificenza di "Perfect Strangers" con un tratto più progressive ed un gran lavoro solista di Morse, mentre la veloce "Hell To Pay" è puro hard rock made in Deep Purple con un refrain anthemico quanto sentito già tante altre volte, ma oggi chissenefrega! Lasciamoci travolgere dalla sua carica e godiamo! Più funkeggiante nel ritmo, "Body Line" non si fa pregare in quanto energia e voglia di divertire giocando con temi che a metà degli anni settanta trovarono diversi discepoli anche nel campo hard rock ed è una bellezza sentire Morse ed Airey affrontarsi negli assoli con dietro Paice e Glover a dettare il coinvolgente ritmo. Il tempo a 3/4 di "Above And Beyond", con architetture organo/chitarra fra Yes e Kansas anni settanta, è dedicata in particolare a Jon Lord, anche perchè tale notizia arrivò alla band proprio mentre il brano era in fase di composizione. Gillan canta con particolare trasporto il racconto di uomo che lascia un amore e promette di tornare. Le imperiose e pompose parti strumentali sono un buon omaggio all'amico scomparso e delizia per le nostre orecchie. "Blood From A Stone" è una sorta di power-ballad colorata da un piano elettrico che sa molto di "Riders Of The Storm" dei The Doors, canzone ove Gillan alterna frasi quasi sussurrate ad altre più rabbiose dimostrando una volta ancora la sua classe ed esperienza. Una lunga introduzione strumentale caratterizza "Uncommon Man", hard rock virile e pomposo che riecheggia di corti reali inglesi ed ospita anch'essa un buon assolo progressive di Airey. "Après Vous" è più diretta ed orecchiabile, offrendo l'ennesimo e godurioso duello Airey/Morse, ma spetta al mid-tempo "All The Time In The World" la palma di ritornello più radiofonico del disco ed anche la sua struttura è più lineare e semplice. I ripieni di un organo di chiesa e cori campionati aprono la sinistra "Vincent Price" cantata con piglio cooperiano da Gillan, un piacevole omaggio all'attore interprete di tante pellicole horror, ed anche alcune linee di chitarra si adeguano all'atmosfera tetra del brano. Il primo cd dell'edizione limitata in mio possesso si chiude con il bar-rock di "It'll Be Me", bonus track divertente quanto superflua e i Whitesnake o i Quireboys in questo campo offrono migliore qualità. Il secondo cd contiene una conversazione di venti minuti oltre ad un'alternative radio mix di "All The Time In The World" e le versioni live di "Perfect Stranger" e "Rapture Of The Deep". Niente di essenziale o imperdibile, comunque. Concludendo: a me il disco è piaciuto, nella consapevolezza di trovarmi dinanzi a musicisti di tutto rispetto che nella propria carriera hanno detto cose molto importanti. Gillan, saggiamente, evita di avventurarsi su ottave che ormai faticherebbe a raggiungere senza provocarci tristezza; Glover e Paice sono una garanzia di precisione e solidità; Airey e Morse confermano le loro doti strumentali di altissimo livello. Se non volete novità ad ogni costo o un disco che alla prima vi entri nelle orecchie (per spesso uscirne subito dopo), ma vi va bene un onesto e gustoso piatto di Hard Rock fortemente contaminato da atmosfere Progressive, il tutto in rigorosa chiave anni settanta (tranne la perfetta produzione del veterano Bob Ezrin), accomodatevi alla festa e non abbiate fretta, ascolto dopo ascolto vi sintonizzerete sulle giuste coordinate sonore!
Massima Allerta: le imperiose intuizioni di Don Airey e tutto il cd (versione normale) Pelo Nell'Uovo: il meglio è stato dato, ma questa terza età sa ancora tenere a bada giovani indolenti presunti artisti
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