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Diabulus In Musica “The Wanderer” (Napalm/Audioglobe)
Dopo l'acclamato debutto “Secrets”, gli spagnoli Diabulus in Musica ritornano con il suo seguito, parecchio atteso nella comunità symphonic. Il primo album era stato prodotto da Ad Slujiter, ex chitarrista degli Epica, e le influenze della band olandese erano più che evidenti. Posso dire che anche in questa nuova release, lo stile è rimasto piuttosto vicino a quello del gruppo della bella Simone Simons. Al classico metal sinfonico si mescolano sferzate più aggressive che attingono al death metal. Anche lo stile vocale della cantante Zuberoa Aznàrez somiglia a quello della rossocrinita vocalist: mescola cantato pulito e lirico con un risultato efficace. Dopo il classico intro orchestrale “A Journey's End” , “Ex Nihilo” ci travolge coi suoi riff aggressivi e i cori imponenti, mentre Zuberoa intreccia vocals melodiche al growl. Tutto molto ben suonato e prodotto, ma io non riesco a fare a meno di sentire gli echi di qualcosa già ascoltato da band più affermate. “Scenaries of Hope” è il primo singolo estratto: intro elettronica, strofa melodica e ritornello orecchiabile. Il bridge è più violento e il climax finale è una delle cose migliori dell'album. Su “Blazing A Trail” troviamo un ospite d'eccezione nel growl di Mark Jansen. Il pezzo potrebbe tranquillamente essere un outtake da uno degli album degli Epica: un ottimo outtake, tra riff granitici, cori, orchestra, voce angelica e melodie di tastiera. Un altro intro è “Call from The Rising Memory”, che divide la prima parte dell'album dalla seconda, che è aperta da “Hidden Reality”, una mid-tempo epica per via dei cori imponenti, punteggiati da melodie celtiche, mentre Zuberoa dà vita ad una delle performance migliori, alternando i suoi diversi stili. Solo vocals maschili per “Shadow of The Throne”, in cui il growl la fa da padrone, in un pezzo che non stonerebbe affatto in un album di death melodico. L'apertura melodica sul finale ricorda la musica del paese natio della band, la Spagna. “Allegory of Faith, Innocence and Future” è una bella ballad acustica nei primi secondi, che si trasforma nel classico pezzo symphonic nei minuti che seguono. I riff sono orientaleggianti e ricordano “Sahara” dei Nightwish nel loro incedere. Uno degli highlight di “The Wanderer”, senza dubbio. “Sentenced to Life” è invece la vera ballata. Piano e voce (duetto tra Zuberoa e una voce maschile) con classico climax finale, per un pezzo che sinceramente trovo piuttosto banale e scontato, se non anche smielato. “Oihuka Bihotzetik” è una canzone dal titolo in catalano, dall'amosfera piuttosto oscura, quasi luciferina che si lega a “No Time for Repentance”. E' la traccia più lunga, che non ha grosse novità rispetto al resto a parte il finale con cori quasi da cattedrale gotica. “The Wanderer” è la title-track ed è una dolce canzone pop-folk. Ricorda i Blackmore's Night ed è sicuramente l'episodio più originale tra le dodici tracce, a riprova che quando si osa cambiare, possono venire fuori risultati più che validi. Mi sento di consigliare l'album ai fan hardcore del symphonic metal, gli altri potrebbero trovarlo un po' derivativo, per quanto i momenti di qualità non manchino. Purtroppo questo è il problema della scena attuale. Pochi riescono ad emergere, più per mancanza di idee che di talento come musicisti.
Momento D'Estasi: I cori sono ben realizzati in tutto l'album. Colpo Di Sonno: La ballata era evitabile.
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