Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Doogie White & La Paz "The Dark And The Light"

Doogie White & La Paz "The Dark And The Light"

(Metal Mind)

Per Chi Ascolta: Hard Rock britannico, Rainbow, Deep Purple, Whitesnake, Bad Company

I La Paz nacquero nel Lanarkshire, Scozia, nell'estate del 1984 per iniziativa di Chic McSherry (cg), Doogie White (vc) e Alex Carmichael (bs), tre musicitsti influenzati dagli stessi eroi (Deep Purple, Rainbow, Journey, Gary Moore) che subito si misero alla ricerca di altri compagni di viaggio, incontrando Andy Mason (tast) e, dopo svariati tentativi, trovarono in Paul McManus il batterista giusto. L'attività live dei La Paz fu subito molto intensa, arrivando a suonare anche al famoso Marquee Club di Londra e ad alcuni festivals a Milton Keynes, oltre ad essere ospiti assidui delle colonne di Kerrang! grazie anche all'interesse dimostrato per loro da Derek Oliver. Arrivati ad un passo dalla firma con un'etichetta discografica, la band non resse al rifiuto dell'ultimo minuto senza ricevere alcuna motivazione e il 15 ottobre 1998 tennero l'ultimo concerto, dopo il quale Doogie si unì ai Midnite Blue, quindi fece il salto di categoria cantando per i Rainbow di Ritchie Blackmore, per Cornerstone, Yngwie Malmsteen ed ultimamente per i Tank. Quando il famoso dj Tom Russell di 96.3 Rock Radio invitò Doogie per alcuni brani acustici al The Garage di Glasgow per la festa di compleanno di Rock Radio nel gennaio 2008, Doogie accettò chiedendo a Chic di suonare la chitarra, evento grazie al quale scoccò nuovamente la scintilla che ridiede vita ai La Paz che si riformarono e registratono alcuni brani dei loro sets che non avevano avuto un'adeguata produzione ed ecco nascere "Granite", pubblicato lo scorso anno, un album che aveva le radici nel passato, ma l'energia del presente. Quasi un anno e mezzo dopo ecco uscire "The Dark And The Light", un solido e godibilissimo album di hard rock 'vecchia scuola' recitato col vigore e la potenza delle tecnologie attuali che professa lo stesso credo degli Heaven & Earth di Stuart Smith e col recente "Dig" di questi ultimi ha in comune passione ed entusiasmo che rende accattivanti e genuini i brani presentati. "Little Black Book Of Songs" è un'ottimo inizio con quel riff alla Rainbow del periodo post Bonnet ed un ritornello maschio, e si prosegue altrettanto bene con "Don't Drink With The Devil" di chiara matrice Deep Purple era "Stormbringer" dal refrain trascinante grazie alla virile ugola di Doogie (ma perchè si mette qua a imitare Glenn Hughes?), all'incessante lavoro ritmoco di McManus e Carmichael, ai tappetoni di tastiere ed Hammond di Mason e alla vibrante chitarra di McSherry, energia allo stato puro catturata come se la band fosse su un palco dinanzi ad un pubblico adorante. "Old Habits Die Hard" è un piccolo rock & roller dal ritmo più vivace e fortemente impregnato di Free e Bad Company come i Whitesnake re-interpretavano in albums come "Slide It In": divertente da ascoltare e per dimenarsi liberando un pò di tossine. Se "Burlesque" fosse cantata da Anastacia (ad esempio) parleremmo di brano sensuale adatto ad un bar fumoso, coi fiati a corroborare una struttura più blues, comunque anche in questo episodio Doogie non manca di omaggiare/imitare il timbro e lo stile di Glenn Hughes, mentre per la più orecchiabile e 'morbida' "The Good Old Days" i La Paz tornano sulle citate orme dei Whitesnake. In definitiva due discreti fillers cui la band decide di rimediare dapprima con la breve "De La Luz" in cui i turgidi ripieni di un organo da chiesa creano un'ottima intoduzione all'epico heavy rock di "Devil In Disguise" che torna a citare la maestosità dei Rainbow, questa volta del periodo con RJ Dio, ed anche McSherry si fa contagiare e si lancia in un grande assolo di marca blackmoriana. "Lonely Are The Brave" è una decente semi-ballad di hard blues che non manca di citare la Bad Company e trova l'apice in una incendiaria porzione solista. La band mantiene il range di influenze all'interno dell'isola britannica e per "Shadows Of Romance" vengono scomodati i Mott The Hoople di Ian Hunter, con tanto di assolo di sax per rendere ancor più varia la proposta, ma "Sweet Little Mistreated" riporta il discorso sull'originario percorso hard rock senza scomodare alcun brano che conoscete con lo stesso titolo. Le prime battute di "Men Of War" fanno respirare aria di Highlands per lasciare spazio ad epici e rocciosi riffs sempre di marca Rainbow anni settanta, ma i suoi sei minuti e mezzo di durata scorrono senza annoiare l'ascolto, merito di una maiuscola prova di insieme dei La Paz che la sfumano nella conclusiva "The Fallen", breve strumentale che ci congeda con sonorità scozzesi. In definitiva un buon album, qualitativamente non all'altezza di "Dig" degli Heaven & Earth, ma se volete godervi del sano hard rock fatto come si deve, non trascurate questo cd che, data l'età media dei musicisti intorno ai 50 anni, non può che essere figlia delle loro influenze ed esperienze. Due curiosità finali: la scaletta non prevede il brano numero 3 (si salta dal due al quattro) su richiesta di White e McSherry (scaramanzia?), ma la label nelle successive stampe dovrebbe eliminare tale divertente scelta; Doogie White è attualmente al lavoro con Michael Schenker per il prossimo album del chitarrista tedesco.


 

Massima Allerta: faccio prima a dire cosa non va

Pelo Nell'Uovo: brutta copertina, alcuni episodi sotto-tono nella porzione centrale (Burlesque e Lonely Are The Brave in particolare)