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Eluveitie “Helvetios” (Nuclear Blast/Audioglobe)
Consacrati come una delle band di punta dell'ondata folk-metal che ormai da qualche tempo spopola un po' ovunque, gli otto svizzeri ritornano sul mercato dopo due anni passati quasi sempre on the road. Questa volta Chrigel e compagni sono alle prese con un articolato concept che prende spunto dalla storia degli Elvezi, antichi abitanti dei territori di Svizzera e Germania Sud-Occidentale. La voce narrante dello scozzese Alexander Morton ci introduce in un'epoca barbarica caratterizzata da sangue e battaglie, tematiche che ben si adattano alle sonorità dei nostri. Tralasciamo però la parte lirica per addentrarci in quel che più ci interessa, ovvero l'aspetto musicale di “Helvetios”. Alcuni secondi di sonorità epico-sinfoniche aprono la title-track, botta di death metal puro, addolcito appena da un assolo di cornamusa. Nulla di nuovo in realtà, è proprio questa la caratteristica principale degli Eluveitie e stilisticamente l'album non si discosta molto dai predecessori. Qualche minima apertura a nuove sonorità è presente, ed è il caso della successiva “Luxtos”, mid tempo dal ritornello corale che rimanda ai Korpiklaani, oppure “Santonian Shores”, anche qua velocità ridotta e un riff di strumenti da festa abbastanza allegro. Atipica ma di indubbio fascino “A Rose For Epona”, brano che mette in luce la ghirondista e seconda voce Anna Murphy, davvero brava nel trasmettere la giusta enfasi a questa ballata celtica dalle atmosfere drammatiche. La stessa Anna è impegnata in duetto con Chrighel in “Alesia”, un'altra delle eccellenze dell'album, canzone dalla base musicale più robusta rispetto alla precedente ma ugualmente pervasa di malinconia, una sorta di Lacuna Coil che incontrano il death metal. Questi, a mio parere, gli aspetti più innovativi ed anche interessanti di “Helvetios”. Per il resto spopola il tradizionale death melodico accompagnato da inserimenti dei vari flauti, violini, cornamuse e ghironde: mix non sempre brillante, ed arrivati al quarto album, anche abbastanza prevedibile. Brani come “Home”, “Meet The Enemy” e “The Uprising”, non lasciano il segno, mentre si fanno apprezzare maggiormente “Neverland”, resa più epica da un ritornello rallentato, “Havoc”, con chitarre thrash che sostituiscono la classica struttura death”, e “The Siege”, dove su velocità lanciatissime ben si inserisce un grazioso assolo di violino. La voce di Morton ci accompagna alla fine del lavoro, diciassette tracce compresi prologo, epilogo e qualche intermezzo, per un album scorrevole ed aggressivo, complice anche la durata della canzoni, che solo in due casi superano i quattro minuti di durata.
Momento D'Estasi : Le atmosfere drammatiche ma energiche di “Alesia”. Colpo di Sonno: A volte il death melodico degli svizzeri è troppo prevedibile.
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