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RECENSIONE: Enforcer “Death By Fire”

Enforcer “Death By Fire”

(Nuclear Blast)


Per Chi Ascolta: il caro vecchio metallo classico!

Dopo il debutto folgorante di “Into The Night” di oramai più di quattro anni orsono, l’esaltante conferma due anni dopo con “Diamonds”, tanti bei concerti e festival in giro per l’Europa e non solo, ecco che gli Enforcer tornano a batter il ferro, forti di un contratto con Nuclear Blast, pronti per il terzo capitolo della loro, ancor giovane, ma già importante carriera. Sono già entrati nel cuore di tantissimi metalheads sparsi per il mondo e non sono certo usciti oggi per deluderli: ancora una volta propongono un disco compatto, energico, veloce, classico, con quel pizzico di personalità che li distacca dalla massa, ma senza mai uscire dai binari. Questo è sicuramente il loro prodotto migliore, figlio di una crescita esponenziale, e di una voglia di spaccare il mondo ancora intatta, ma con tanta più esperienza sulle spalle. Notevole impatto ha la voce di Olof, ma è tutta la band ad aver fatto un bel passo in avanti. Chiaramente non c’è nulla di nuovo sul fronte originalità pura, ma ci troviamo di fronte semplicemente ad un bel disco, che non si perde in inutili e sterili divagazioni moderne, heavy metal tiratissimo e suonato con l’anima, senza lasciare spazio a riempitivi, tanto su di un disco di vinile non c’è spazio per quello, si hanno meno di quaranta minuti per dare tutto! Tutta qua la filosofia dei nostri, che hanno di nuovo centrato l’obiettivo: dopo un brevissimo intro, ecco sprigionare la potenza di “Death Rides This Night”, che chiarisce subito il tema portante del disco: riff veloci e taglienti e cori di ottimo impatto anche melodico, headbanging che parte immediatamente e horns up! Equilibrio precario rotto da ampi assoli, mai noiosi, neppure durante il –solito per loro- momento strumentale di “Crystal Suite”. “Take Me Out Of This Nightmare” è il pezzo che sicuramente ha il refrain più d’impatto di tutto il lavoro: in un attimo vi si stamperà in testa! Ma è verso il finale, ovvero con la lunga e complessa “Silent Hour / The Conjugation” che troviamo i momenti migliori di tutto il disco. In un lampo siamo già alla conclusiva “Satan” che chiude a tavoletta il tempo a disposizione. Sicuramente quelli per cui il tempo si è fermato nei primissimi anni ’80 apprezzeranno l'impegno e la genuinità del prodotto!


 

Momento D'Estasi: Le lunghe trame di “Silent Hour/The Conjugation”

Pelo Nell'Uovo: Quando sfumano le note dell’ultimo pezzo, la sensazione è che c’eravamo appena cominciati a scaldare, ma basta ripigiare il tasto play e ricominciare il giro in giostra!