Speciale Muskelrock 2019


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Ciao Alex!


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Recensione: Fair Warning "Sundancer"

Fair Warning "Sundancer"

(SPV/Steamhammer)

Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock, Fair Warning, Bonfire, Jaded Heart

Nel lontano 1992 esordivano discograficamente i Fair Warning, band nata da uno spin-off degli Zeno dai quali si staccarono Helge Engelke (ch e tast - Zeno, Dreamtide, V.A.N., Lana Lane, Ralph Santolla, Letter X), Tommy Heart (vc - V2, Zeno, Souldoctor, Heartlyne, Letter X) e CC Behrens (bt - Zeno, Dreamtide), cui si unirono Andy Malecek (ch - Joal, Last Autumn's Dream) e Ule W. Ritgen (bs), un quintetto da subito alle prese con una scena profondamente modificata dall'ascesa del fenomeno grunge, alla quale risposero con una serie di albums di altissima qualità, hard rock melodico caratterizzato da ottimi suoni e superbe melodie cui gli orfani del genere guardarono come ad un'oasi rinfrancante e sicura. Il nuovo capitolo "Sundancer" vede confermata la line-up iniziale tranne Malececk, fuoriuscito dopo "Four" del 2000 e la qualità delle composizioni è sempre di gran livello con una produzione precisa e potente, composizioni di gran spessore che ricordano nello spirito l'eccellente "Raindancer" (1995), oltre a avere collegamenti col titolo (sole invece di pioggia e due copertine piuttosto speculari in linea coi titoli). La partenza affidata a "Troubled Love" e "Keep It In The Dark" è strepitosa, due grandi brani ricchi di potenza e melodia, con ritornelli azzeccati e non banali, con le tastiere di Hengelke ad offrire supporto alle esplosive chitarre dello stesso musicista che sciorina come sempre velocissimi assoli e spesso lanciati sulle note più acute. "Real Love" è la prima power ballad del cd, classica nel suo sviluppo e si distingue dalle centinaia di simili brani per la classe esecutiva dei FW e quel quid in più di classe che riescono a far emergere senza piegarsi a mere logiche commerciali (un arrangiamento meno 'power' avrebbe dato maggiori chances di airplay quanto snaturato la band). Si torna a rockare con la più frivola "Hit And Run", un tipico filler che comunque diverte e non fa venire voglia di premere il tasto skip, ma troverete più gustosa "Man In The Mirror" accostabile per forma ed esecuzione ai Bad Company di "Holy Water" mescolati (nel refrain) ai Baton Rouge di "Lights Out On The Playground", mentre "Natural High" possiede un feeling più schenkeriano con una punta di 70's rock. Si cambia ancora ambientazione con "Jealous Heart", che inizia con un'intro da wild west intro e ci guida verso un rock più bluesato ed umorale che culmina in un refrain anthemico e di presa, e "Touch My Soul", che combina con un certo successo alcuni fraseggi tipici dell'AOR primi anni ottanta con altri che sembrano rubati alla Steve Miller Band, il tutto filtrato attraverso potenti amplificatori. Quest'ultima canzone non 'acchiappa' al primo ascolto, ma cresce gradualmente ad ogni ascolto che consente di cogliere le varie sfumature. A questo punto giunge "Send Me A Dream", la seconda power-ballad dai tratti distinti da "Real Love" e con un feeling più soul/blues. "Pride" si rivolge più al melodic rock che fu dei Tall Stories e coinvolge senza raggiungere i picchi qualitativi toccati in precedenza ed inaugura una sequenza di canzoni collocate su queste coordinate, ovvero "Get Real", "How Does It Feel" (dal piglio più sbarazzino e blues) e "Living On The Street" (Tall Stories meet Bad Company and Baton Rouge). I tre minuti abbondanti della vivace e giovanile "Cool" chiudono la tracklist dell'edizione europea. Un disco che soddisfa e offre ottimi momenti di intrattenimento alternati ad altri meno entusiasmanti, ma nel complesso non posso lamentarmi dell'ennesima grande prova offerta da un quartetto che merita riconoscimenti ben superiori a quelli già buoni ottenuti sinora. Non perdetli!


 

Momento D'Estasi: La doppietta iniziale su tutto il resto"

Pelo Nell'Uovo: forse un pò troppa carne al fuoco, ma nulla ci vieta di cucinarla un pò alla volta