Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
|
Gamma Ray "Empire Of The Undead" (earMusic/Edel)
Per Chi Ascolta: Hard Rock, Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue Lo spazio fra "To The Metal" di quattro anni fa ed il presente "Empire Of The Undead" è stato parzialmente colmato da due EP ed un buon live album, così l'attesa un nuovo full-lenght-cd fra i fans della power band tedesca era molto alta e non so quanto i dieci brani proposti sapranno soddisfare le loro aspettative, e non penso che i Gamma Ray siano rimasti più di tanto influenzati dall'abbandono dello storico drummer Dan Zimmermann (rimpiazzato da Michael Ehré) e neppure dall'incendio che lo scorso novembre ha distrutto gli Hammer Studios di Kai Hansen ad Amburgo, lasciando intatte le prime registrazioni del nuovo album che sono state quindi completate in altri studi. Di certo la band riesce a sollevarsi qualitativamente dalle ultime e deludenti prove in studio (ep esclusi), compositivamente assimililabili a poco riuscite copie in carta carbone del repertorio già noto ai fans, ma non tutto in questo "EOFU" brilla come potrebbe. I nove minuti dell'epica "Avalon" aprono la tracklist rievocando in chiave power-metal alcuni schemi compositivi degli Iron Maiden con quella partenza cadenzata e solenne corredata da imponenti tastiere, per progressivamente crescere in intensità e velocità sino alla porzione solista al fulmicotone ed un finale meno veloce quanto non meno inteso o tremendo. Di per sè non si tratta di un brutto brano, anzi, forse è un pò troppo prevedibile e non è adatto ad aprire un disco, ma in fin dei conti si tratta di un'idea personale. La tiratissima "Hellbent" è non solo nel titolo un'omaggio ai metal masters Judas Priest del periodo "Painkiller" filtrati attraverso la tipica lente Gamma Ray, quindi la secca e teutonica "Pale Rider" unisce al proprio interno Accept e Judas Priest con tratti facilmente riconoscibili, ma questa 'canzonetta' non riesce a prendermi più di tanto. Anche "Born To Fly" si rivela un brano a due facce: semplice e lineare con anthemiche melodie di facile presa, ma anche una sciocca ed inutile riproposizione del tema 'volare alti come un'aquila' già sentita dai GR varie volte! "Master Of Confusion" è forgiata nel metal anni ottanta e sa tanto di autocitazione e sarà comunque una piacevole sorpresa per chi per la prima volta si accosta alla musica dei Gamma Ray, per gli altri avrà un suono molto più familiare: vi è molto di "I Want Out" nella musica e di "Heaven And Hell" nei testi, oltre a recuperi vari da "Send Me A Sign", insomma un'opera di riciclaggio un pò pigra e poco ispirata. La titletrack fortunatamente ci porta un songwriting più lucido e decoroso per un episodio di thrash/speed metal sparato che riporta i Gamma Ray sui livelli che i versi fans si aspettano e si meritano, ma subito dopo la power ballad "Time For Deliverance" riporta in evidenza la sindrome da plagio che ha colpito Hansen: sul ritornello e pre-ritornello cantate le analoghe parti di "We Are The Champions" dei Queen e vi ci ritroverete nota per nota. La cadenzata e pesantissima "Demonseed" e la più spigliata "Seven" (inficiata da un invadenti influenze maideniane) sono due brani mediocri senza infamia nè lode, il tutto riscattato dalla bellissima "I Will Return" posta in fondo alla tracklist, un'esplosione di energia e potenza alla vecchia maniera dei Gamma Ray, con un divertente intervallo strumentale. Seppur non eccelso e ancora parzialmente accostabile agli ultimi tre albums in studio dei Gamma Ray, questo "Empire Of The Undead" mostra dopo tanto tempo sprazzi di quell'ottimo power metal sui cui la band ha costruito la sua reputazione e perciò è degno dell'attenzione dei suoi fans.
Cosa Funziona: qualche segnale di ripresa dopo alcuni albums non all'altezza dei Gamma Ray Cosa Manca: dopo tanti anni di assenza, mi aspettavo qualcosa di più
|
|||
|
||||
|