Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Humbucker "King Of The World"

Humbucker "King Of The World"

(Humbucker Records/Music Buy Mail)

Per Chi Ascolta: Hard Rock, Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue

Secondo album per la band norvegese formatasi nel 1998 come tribute-band degli Ac/Dc interpretati con un approccio alla Motorhead/The Rods, scioltasi nel 2002 per i pressanti impegni lavorativi dei singoli musicisti, e tornata insieme nel 2010 per una one-off performance trasformatasi presto in desiderio di continuare e pubblicare infine nel 2011 il sospirato debut album "R.O.C.K.S" che ha ricevuto diversi apprezzamenti in giro per il mondo. "King Of The World" vede il quintetto tornare alla carica con una serie di brani hard rock diretti, cattivi, sporchi, un ideale mix di Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue con al microfono un singer con le corde vocali della stessa fibra di Lemmy dei Motorhead, ma capace anche di interpretare con pulita passione la bella ballad malinconica "Harder Being Me", buon diversivo con lontane influenze southern rock. L'inizio è sfacciato, duro e sparato senza fronzoli inutili con "Self-Made Son Of B***H" e "One Size Fits All", con le chiattre che nel refrain di quest'ultima riprendono pari pari il riff di "High Voltage" (Ac/Dc). Sempre in tema di citazioni, "King Of The World" rifà il verso a "It's Only Rock And Roll" dei Rolling Stones nel ritornello, con un'ampiamente godibile dose di energia in tutti i suoi tre minuti scarsi di durata, mentre la successiva "Gone Fishing" che mi ricorda i Tank in versione decisamente migliore come qualità compositiva e suono. Dopo la citata "Harder Being Me" si torna a rockare con la classica "Dirty Nelly", dall'approccio più pulito e tradizionale in netto contrasto con la metallica e cupa "Lone Rider" e l'heavy southern rock di "Lord Have Mercy", comunque trascinanti e divertenti. L'heavy rock tipicamente anni ottanta di "Hey You!" non mi entusiasma più di tanto nonostante l'energia profusa. Ci avviciniamo verso la conclusione del cd con "I Did It All (Thank You & Goodnight!)", termopilante tributo ai leggendari Motörhead, un'elettrizzante cover di "Wine, Women An' Song" dei Whitesnake e "Strongman", mid-tempo acquistabile solo come digital download, buon compendio al cd, ma (a mio modesto parere) non così indispensabile come altre canzoni di "KOTW". Senza pretendere di reinventare l'hard rock o voler essere innovativi/sperimentali ad ogni costi, i cinque musicisti norvegesi ci offrono comunque un buon lotto di brani da gustare, sudare e suonare ad altro volume infastidendo il perbenista vicino di casa!


 

Massima Allerta: Le prime tre canzoni e Harder Than Me

Pelo Nell'Uovo: Strongman ed Hey You! non mi hanno preso più di tanto