Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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Julian Angel's Beautiful Beast "Kick Down The Barricades" (Platinum Blonde Records)
Per Chi Ascolta: Hair Metal fine anni ottanta Terzo album per la band capitanata dal cantante/chitarrista/compositore tedesco Julian Angel, qui accompagnato da Frank McDouglas (bs) e Ramy Ali (bt - Freedom Call), nel quale il biondo artista compie un viaggio nel tempo e ci riporta al 1989 (come dichiarato dalla casa discografica) ad un certo modo di vivere ed interpretare l'hair metal, con anche i suoni che si rifanno a quel periodo. Bisogna ammettere che l'obiettivo è stato centrato dallo scatenato trio ed alcuni brani divertono e coinvolgono coi loro riffoni e la loro energia, ma per chi come il sottoscritto ha pienamente vissuto quel periodo queste dieci canzoni risulteranno nella maggior parte dei casi scontate, anonime e poco interessanti. Fra i migliori momenti bisogna menzionare le prime tre canzoni del cd: "Bad Boys Never Dance" è diretta, vintage quanto basta, un Julian scatenato ed un buon refrain, anche se esso deve qualcosa ad altri ragazzacci con l'abitudine di correre selvaggi (ogni riferimento a "Bad Boys" dei Whitesnake è voluto); "Big Stuff" possiede quell'aurea funky tipica dei The Electric Boys e ci consegna un bel ritmo da assecondare, un accattivante ritornello ultra-orecchiabile e tanta energia positiva; "Can't Stand The Fiction" ha assimilato appieno i dettami scritti nel songbook dei primi Firehouse e abbina con successo melodia e potenza, un brano da ascoltare a volume alto in auto, in spiaggia, sui prati. "Shock 'em Dead" si rifà appieno ai Ratt e agli Aerosmith, hard rock urbano e dinamico che precede la power ballad "The Night Cries For You" copiata da decine di simili (e migliori) esempi sfornati da Poison, Warrant, White Lion, etc, ma il peggio arriva subito dopo con "Unsexy" che viviseziona "Unskinny Bop" dei Poison e "Rag Doll" degli Aerosmith per poi incollarli usando gli Extreme di "Pornograpphitti" come collante. Speravo quindi che la successiva canzone, che per di più dà il titolo al cd, fosse in grado di risollevare le quotazioni qualitativa, ma si rivela alla fine un mediocre scimmiottamento di Ratt, Ted Nugent, Aerosmith e Def Leppard. Leggermente più godibile "Shake Me Back Home" che attinge a piene mani da Poison e Tyketto e suona scontata sin dalle primissime battute, mentre il cromato riff di "High On Love", dai tratti accostabili a White Lion e Damn Yankees, sale di un gradino la scala qualitativa e appena più sotto si piazza la conclusiva "Six In The Red" con quelle melodie imparate da Ratt, Kix e Winger. Chi non ha mai ascoltato alcunchè delle bands sopra citate può acquistare questo cd ed avrà una summa della scena hair metal americana pre-grunge, senza che sia stata aggiunta alcuna influenza moderna a brani che rispecchiano le composizioni di fine anni ottanta. Alcuni brani buoni vi sono, altri non raggiungono che la stiracchiata sufficienza, ma più per la bravura strumentale e vocale del terzetto teutonico che per meriti compositivi. Tutti gli altri rispolverino i loro vecchi albums per riscoprire o rivivere i suoni originali dell'epoca. Ultima menzione alla copertina... io la trovo ridicola e voi?
Massuna Allerta: le prime tre canzoni, High On Love subito dopo Pelo Nell'Uovo: più che influenze si dovrebbe di (competenti) copie di suoni che furono, ma Unsexy è davvero avvilente
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