Speciale Muskelrock 2019


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Recensione: Last In Line "Heavy Crown"

Last In Line "Heavy Crown"

(Frontiers Records)

Per Chi Ascolta: Hard Rock Classico

E' un segreto per pochi che i rapporti tra il chitarrista Vivian Campbell (dal 1993 tra le fila dei Def Leppard) e Ronnie James Dio non sono mai stati del tutto idilliaci,soprattutto in considerazione della delusione,poi trasformatasi in risentimento,con la quale il primo ha vissuto la defenestrazione dal gruppo del secondo.In verità queste due forti personalità hanno sempre rappresentato due corpi estranei all'interno della stessa formazione,con la fase di scrittura/registrazione delle canzoni e le esibizioni dal vivo a costituire gli unici momenti di una reale collaborazione e vicinanza tra i due artisti,durata l'arco temporale compreso tra gli anni 1982-1986 con gli album Holy Diver,The Last In Line e Sacred Heart,divenuti pietre miliari del genere. La scelta del monicker Last In Line è pertanto quantomai emblematica dell'indirizzo musicale prescelto da questa nuova formazione posta in essere dal chitarrista nativo di Belfast. Campbell si è avvalso in occasione del disco d'esordio,dal titolo Heavy Crown ,della presenza del cantante Andrew Freeman,turnista di Lynch Mob e The Offspring, abile anche alla sei corde.Quest'ultimo non possiede ovviamente il registro vocale di Ronnie James Dio,nè tantomeno ne tenta un'imitazione improbabile ma si rende comunque autore di una prova autorevole (da ascoltare la sua sofferta interpretazione nella conclusiva "The Sickness")senza incappare nel rischio di una comparazione impari. Scelta coraggiosa pertanto,quando invece sarebbe stato ben facile affidarsi a cantanti più affini al timbro vocale del folletto di Portsmouth,come per esempio Nils Patrik Johansson degli Astral Doors o Jorn Lande. Le sonorità contenute in Heavy Crown sono costituite per la maggior parte da un mélange indovinato di atmosfere sabbathiane ("Blame It On Me") e di hard rock in puro stile R.J.Dio, riecheggiato in particolare nei riff serrati di "Already Dead" e "I Am Revolution". L'apripista "Devil In Me",al pari della poderosa "Burn This House Down"e della groovy "Orange Glow" sono canzoni che assumono da parte loro una coloritura Def Leppard anni ottanta mentre "Curse The Day" si differenzia dal lotto per la sua anima vicina al grunge. Sotto il profilo dell'indurimento del suono,occorre segnalare l'importante assenza delle tastiere, giustificata con ogni probabilità dalla volontà di incentrare il disco unicamente su di un compatto rapporto chitarra-basso-batteria. Di quest'ultimo aspetto si ha riprova evidente nella veloce "Martyr", brano che vive dell'alternanza continua tra gli assolo fulminanti di Campbell,tornato quasi alle sue origini shredder,e la sempre metodica e incalzante gran cassa di Vinnie Appice. Il basso pulsante del recentemente scomparso Jimmy Bain (la cui presenza giunge a completare tre quarti della formazione che incise The Last In Line) dispensa solidità al ritmo della title track e dell'evocativa "Starmaker".Heavy Crown è un album che forse non mira di tropp'alto quanto ad ambizioni ma che racchiude in sè l'impronta di esperti musicisti,composto da brani solidi,con un occhio al passato senza essere troppo nostalgici,valorizzati oltremodo dalla produzione incisiva.


 

Massima Allerta: l'indiavolata "Martyr" e l'energica "I Am Revolution"

Pelo Nell'Uovo: la troppo derivativa "Burn This House Down"