Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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Magnum "On The Thirteenth Day" (SPV/Steamhammerl)
Per Chi Ascolta: Magnum, Pomp Rock di elevata classe Ammettiamolo, i Magnum non hanno mai fatto dischi brutti nella loro carriera anche se sicuramente non tutti sono riusciti alla perfezione o rappresentano dei capolavori imprescindibili, tuttavia a loro vanno ascritte pietre miliari del pomp rock come "On A Storyteller's Night", "Vigilante" o "Wings Of Heaven". E se pensiamo che il nucleo compositivo è rimasto saldamente in mano al sottovalutato chitarrista Tony Clarkin, così come a Bob Catley è sempre toccato a Bob Catley... Analizziamo ora questa nuova raccolta di brani che confermano la band inglese fra i protagonisti della scena pomp rock internazionale e lo fanno senza notare cedimenti o sbavature, recuperando la brillante vena ispiratrice dei citati capolavori pur restandone un mezzo gradino sotto. Forse la scelta di affidare ai sette minuti della cadenzata e pomposa "All The Dreamers" il ruolo dirompi-ghiaccio dell'album non è la scelta più felice, ma se non ci lasciamo condizionare da questo fattore, possiamo gustarci un maestoso susseguirsi di emozioni e melodie dal sapore innegabilmente ottantiano, impressione ancor più enfatizzata da "Blood Red Laughter", rocker in tipico stile Magnum nel quale le tastiere ed il pianoforte del talentuoso Mark Stanway godono di un importante ruolo non solo di supporto che nella successiva "Didn't Like You Anyway" tratteggiano uno staccato teatrale su cui Catley e Clarkin disegnano interventi irresistibili per ogni loro fan di vecchia data, ed anche il refrain lascia immaginare Bob sul palco che arringa il pubblico a seguirlo. Con grande mia gioia, i Magnum non hanno ancora dato il meglio dell'album così eccomi dinanzi alla titletrack, elegante uptempo ricco di melodia e vigore cui manca quel piccolo quid per essere magnifica anche perchè è da comparare con la successiva "Let It Rain", aperta da pianoforte e voce che si apre ad una cascata di fresche armonie catchy di matrice AOR che meriterebbero massicci passaggi nelle radio del globo (chissà...). Uno dei migliori momenti del disco! "Dance Of The Black Tattoo" cambia totalmente atmosfera, i toni si fanno inaspettatamente più serrati, heavy (come quasi mai prima nella storia della band) e cupi pur mantenendo una base di inconfondibile epicità, ma probabilmente come scaletta non è l'ideale da collocare subito dopo la solare "Let It Rain" e prima di "Shadow Town", altro uptempo solare guidato dal pianoforte di Stanway che si dota di un refrain intenso e maestoso. A Stanway viene dato ampio spazio nella esecuzione della malinconica ballad "Putting Things In Place", magnifico episodio ispirato sia nella costruzione che nella realizzazione e con un Catley particolarmente appassionato. Il ritmo si vivacizza con "Broken Promises", altro episodio in pieno stile ottantiano che alterna una strofa più lenta ad un refrain più vivace e coinvolgente ed un Clarkin assolutamente esplosivo nell'assolo. L'intrigante "See How They Fall" sarebbe stata una magnifica opener, invece si trova al decimo slot, così solo a questo punto possiamo gustarci un brano epico e pomposo di grande spessore qualitativo che precede un'altra bella canzone, il mid-tempo di "From Within" ricco di emozionanti armonie e cori. Per la cronaca, questo capitolo discografico della band di Birmingham è disponibile nella versione che vi ho descritto sinora, oppure in edizione digipack limitata con un secondo cd contenente sei bonus trakcs, oppure come doppio vinile. Concludendo... una delle migliori uscite discografiche del 2012 ed uno dei migliori albums dei Magnum. Direi che non vi è bisogno di altro... o no?
Momento D'Estasi: Let It Rain, Putting Things In Place, See How They Fall, All The Dreamers Pelo Nell'Uovo: l'ordine della scaletta non è delle meglio riuscite
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