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Recensione: Mago De Oz "Ilussia"

Mago De Oz "Ilussia"

(Warner Spain)

Per Chi Ascolta: metal folk, Elvenking, Folkstone, Skycklad

Dopo aver assorbito alla grande, con l'ottimo "Hecizos, Pocimas Y Brujeria", il ribaltone che li aveva lasciati senza cantante, bassista e tastierista, i Mago De Oz ritornano sul mercato con un concept album narrante la storia del misterioso e oscuro circo "Ilussia". Consolidata la nuova formazione con una miriade di concerti, si ha la chiara impressione che i nuovi brani siano stati composti in funzione delle doti vocali di Zeta, cantante meno heavy ma più melodico rispetto allo storico predecessore Josè Andrea. Non inganni, quindi, l'opener "Pensatorium", up tempo a tratti sinfonico che ricorda gli ultimi Nightwish. "Ilussia" è un disco che pende decisamente verso l'hard rock anni '80, con l'ovvio apporti di tutti gli elementi che caratterizzano da sempre la band di Madrid. Ecco quindi canzoni come "Melodian", "Abracadabra" e soprattutto i due singoli "Cadaveria" e "Vuela Alto", che fanno dell'immediatezza il loro punto di forza, con il giusto mix di energia ed orecchiabilità. "Con "Salvaje" e "De La Pel Del Diablo", poi, ci troviamo di fronte a chiari e ben riusciti esempi di AOR, che esaltano il cantato pulito di Zeta. Sono ben tre le ballad: "Si Supieras" la prima e più coinvolgente, che non manca del giusto apporto di distorsione; "Constelacion Alpha Dei", in gran parte acustica, cantata da Patricia Tapia, ormai non solo più semplice corista; "Morirè Siendo De Ti", degna traccia di chiusura, un commovente outro con piano, archi, e le due voci dei Mago in duetto. A rappresentare l'anima folk degli spagnoli, troviamo "Pasean Y Beban", brano veloce e combattivo, anche nel testo, che ricorda un po' i concittadini Ska-P. "La Viuda De O'Brian", invece, è una marcetta in gran parte acustica che diffonde sensazioni gitane. Per finire, ecco la title-track, classica suite che sfiora i dieci minuti di durata. Sono diversi i cambi di atmosfera, più cadenzata la prima parte, più teatrale e sinfonico il finale, dove spiccano un poderoso assolo di basso, e la presenza del soprano ospite Pilar Jurado, la quale si cimenta in un passaggio in lingua italiana. Il risultato, però non convince, il tutto dà l'impressione di non essere ben amalgamato, ed un ritornello poco incisivo non aiuta. Nel complesso, comunque, Txus e soci non deludono, le canzoni da canticchiare abbondano, non resta che aspettare il tour che porterà i Mago in Italia per quattro date, a Novembre.

Massima Allerta: l'AOR robusto di "Salvaje"

Colpo Di Sonno: la suite "Ilussia", a tratti forzata