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Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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Metal Allegiance "Metal Allegiance" (Nuclear Blast)
Per Chi Ascolta: All Star Metal Una parata di stelle così prestigiosa è cosa assai rara, resta da vedere, tuttavia, se a tale assembramento di forze corrisponda altrettanta consistenza sotto il profilo artistico. Il rischio che si tratti di un'allegra scampagnata tra amici (per la quale gli ascoltatori sono però tenuti a pagare), per sfuggire alla noia delle rispettive bands, è infatti palpabile. In ogni caso, il progetto messo assieme dal prezzemolino Mike Portnoy, Alex Skolnick e David Ellefson, parte a bomba con "Gift Of Pain", mix metal classico/contemporaneo segnata (piaccia o meno) dai rabbiosi vocalizzi di Randy Blythe. Niente per cui strapparsi i capelli, intendiamoci, eppure di buona qualità, parimenti a "Let The Darkness Fall", via di mezzo fra Testament e Mastodon, il cui cantante fa la sua degna figura. Si sale ulteriormente di livello con "Dying Song", interpretata stupendamente dal redivivo Phil Anselmo, che da anni non sentivamo tanto in forma, nella traccia più oscura e lenta dell'album. Piace ugualmente "Can't Kill The Devil", che rialza il tiro (courtesy all'ospitata di Chuck Billy) spingendosi in territori Bay Area e Sepultura (non a caso è della partita Andreas Kisser), mentre Mark Osegueda e Cristina Scabbia si spartiscono il microfono in "Scars", pesantemente influenzata dai Megadeth, come pure "Destination: Nowhere", zavorrata da Matthew Heafy che, come nei Trivium, gioca a fare il James Hetfield dei poveri. Inversamente proporzionale, per originalità, si rivela "Wait Until Tomorrow", che presenta il curioso duetto Doug Pinnick e Jamey Jasta, sorprendentemente riuscito, nonostante i due siano agli antipodi stilistici. Detto che (l'immancabile) strumentale è una sorta di Dream Theater sotto steroidi, "Pledge Of Allegiance" chiude in maniera old school, imbarcando Charlie Benante e Gary Holt. La classe e l'esperienza dei personaggi coinvolti fanno sì che "Metal Allegiance", pur se mero divertimento, regali sprazzi di grande musica. Non imprescindibile, ma un disco piacevole e senza cali di tono: non è poco, accontentiamoci.
Cosa Funziona: Performance ad alti livelli Pelo Nell'Uovo: Senso di deja vu qui e là
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