Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


Intervista con i White Skull

Recensioni: White Skull

"Will of the Strong"


Intervista con i Thomas Hand Chaste

Recensioni: Where The Sun Comes Down

"Welcome"

Recensioni: Pandora

"Ten Years Like in a Magic Dream"

Recensioni: Black Star Riders

"Heavy Fire"

Recensioni: Kreator

"Gods Of Violence"

Recensioni: Danko Jones

“Wild Cat”


Intervista con i Saxon

Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea

"Faces With No Traces"

Recensioni: Ted Poley

"Beyond The Fade"

 

 

 

 

 

Recensione: Overkill "White Devil Armory"

Overkill "White Devil Armory"

(Nuclear Blast)

Per Chi Ascolta: Thrash Metal

Se la coerenza pagasse, gli Overkill sarebbero milionari. Mai infatti, nel corso di una carriera che oggi timbra il diciassettesimo album, si sono allontanati dal sentiero thrash metal. E "White Devil Armoury" non fa eccezione: prova ne sia "Armorist", partenza a razzo placata (si fa per dire) unicamente nel break contraddistinto dalle inconfondibili badilate elargite del basso di D.D. Verni. "Down To The Bone" e "Pig" seguono il medesimo tracciato, facendo riaffiorare quella freschezza compositiva legata al periodo aureo del gruppo con Bobby "Blitz" Ellsworth nelle usuali vesti da mattatore incontrastato del microfono. Buona altresì "Bitter Pill", battezzata da un sinistro arpeggio (che ricorda "Soulitude", da "Horrorscope", 1991), abile variante al tema fast ripreso in "When There's A Smoke", in pratica la versione accelerata di "Fight Fire With Fire" dei Metallica. E se è pur vero che la saltellante "Freedom Rings" tira in ballo gli Anthrax dei bei tempi suscitando l'innegabile sapore deja vu, "Another Day To Die" funge da parziale, riuscito tentativo di uscire dal seminato, calando un roccioso mid tempo con riff e ritornello di facilissima presa. Ci pensa la feroce "King Of The Rat Bastards" a rialzare la tensione ad arte (eccellente la performance di un Blitz assai abrasivo), distillandola con mestiere in "It's All Yours", per farla poi deflagrare senza pietà nel roccioso epilogo "In The Name", dai molteplici rimandi alla NWOBHM. Parafrasando il titolo di un loro classico: the years of decay sembrano davvero lontani per gli Overkill.


 

Massima Allerta: Stile inconfondibile ed esecuzione notevole

Colpo Di Sonno: Qui non si corre il rischio di sbadigliare