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Recensione: OZ "Burning Leather”

Oz "Burning Leather"

(AFM Records)


Per Chi Ascolta: Metallo Classico!

Sembra che nell’aria ci sia una ritrovata voglia di sonorità classiche ed heavy metal e così, ecco tornare sulla scena anche i finnici Oz. In verità si tratta di un mezzo ritorno, il loro nuovo album è, infatti, infarcito di vecchi successi ri-registrati, mischiati al nuovo materiale, quasi scientificamente uno ad uno. Nuove tracce che seguono perfettamente l’ideale scia su cui si muoveva la band nel passato. Quello degli Oz non è certo il nome più famoso della scena, ma i più attenti si ricorderanno ancora di loro e saranno di certo felici del loro come back, arrivato solo oggi, dopo lo scioglimento del lontano 1991. Ritorno anticipato da alcuni live show estivi che avevano in noi amplificato l’attesa. L'inedita “Dominator” esplode introducendoci questo disco: canzone nuova ma che non mette altra carne sul fuoco che non sia nulla di più di un semplice e puro metallo classico, sprovvisto d’inutili fronzoli, martellante al punto giusto e con i cori sufficientemente anthemici. Un bel tuffo nel passato che è rinverdito dalla ri-registrazione, con suoni più al passo con i tempi attuali, di brani conosciuti solo dai cultori più attenti, ora riportati all’attenzione nel 2011, con lo spirito dichiarato di farsi conoscere anche ai più giovani. A guidare questo manipolo di vecchi successi il trascinante inno "Turn The Cross Upside Down", così come "Fire In The Brain" o Search Lights". Fra i cinque episodi mai dati alle stampe, spicca sicuramente la vigorosa opener track di cui parliamo sopra e la title track. La voce di Ape De Martini è uno dei punti forti della band ed è ancora in più che buona forma. E dietro di lui la band, che annovera ancora fra le sue fila il batterista originale, Mark Ruffneck, ed il bassista dei tempi migliori, Jay C. Blade, suona rocciosa e potente quanto basta per fare la gioia degli amanti delle sonorità classiche. Un altro disco che è solo ed esclusivamente riservato agli amanti del classico heavy metal degli 80s. Se cercate altro, statene alla larga, se altrimenti fate parte della schiera (ancora foltissima) dei nostalgici fan del periodo NWOBHM e ve li eravate persi negli 80s, questo è un buon modo per scoprirli: in attesa magari di un vero e proprio nuovo full lenght!


 

Momento D'Estasi: Riascoltare vecchie perle andate altrimenti quasi dimenticate, su tutte l’inno “Turn The Cross Upside Down”!

Pelo Nell'Uovo: Poco materiale nuovo per giustificare la denominazione di sesto album in studio degli Oz.