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Recensione: Pretty Maids "Louder Than Ever"

Pretty Maids "Louder Than Ever""

(Frontiers Records)

Per Chi Ascolta: Melodic heavy metal e hard rock più energico

A pochi mesi di distanza dal rilascio dell'ottimo disco dal vivo "It Comes Alive" e dal valido album in studio "Motherland" ritorna il gruppo danese capitanato dal vocalist Ronnie Atkins e dal chitarrista Ken Hammer.Questa volta i Pretty Maids si presentano al pubblico proponendo un'antologia accuratadei loro brani più rappresentativi rivisitati in chiave attuale ed impreziositi da arrangiamenti che ne valorizzano oltremodo la portata insieme ad una manciata di nuovi pezzi che non sfigurano per confronto diretto e risultano perfettamente integrati ai primi per attitudine e ispirazione.Dalla anthemica Deranged ,dotata di un rifferrama serrato e incalzante,alla tellurica Playing God,irrobustita da melodie vocali potenti e aggressive,fino all'ariosa e sfrontata Psycho Time Bomb Planet Earth,Louder Than Ever mantiene fin da subito pienamente fede alle premesse insite nel titolo stesso dell'album. Una seconda giovinezza artistica sembra scorrere nelle vene dei Pretty Maids che riescono a passare con disinibita naturalezza dai pezzi più tirati come la pesante Virtual Brutality(da brividi il break centrale)e l'impetuosa Snakes In Eden,alle ballate come la dolce With These Eyes dal gustoso assolo melodico e la radiofonica My Soul To Take dai chorus accattivanti.Pur nel risultato interlocutorio ascrivibile ad un'operazione di questo tipo,il recupero delle canzoni più risalenti e dotate di un suono indurito servirà a portare nuovi fans ai Pretty Maids e confermerà,se mai ce ne fosse ancora bisogno,a quelli di vecchia data lo status degno di tutto rispetto ormai raggiunto da una band che ha saputo tenersi al passo coi tempi.

di Mario Scotto
 

Cosa Funziona: lo spirito vincente di un gruppo che si trova in uno stato di grazia assoluto

Cosa Serve: battere al più presto il ferro ancora caldo di una creatività artistica mai così convincente