Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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The Quireboys "Beautiful Curse" (Off Yer Rocka Records)
Per Chi Ascolta: Rock! Era dal 2008 (con "Homewreckers & Heartbreakers") che non si sentiva più nuova musica dai divertenti rockers inglesi The Quireboys, ma ora con un nuovo managem.ent, nuova label e la guida dell'esperto produttore Chris Tsangarides (Anvil, Judas Priest, Gary Moore, Thin Lizzy, etc), la band è tornata in forma come ai tempi dello scintillante debutto "A Bit Of What You Fancy" dell'ormai lontano 1990. Spike ed i suoi, da consumati artisti, ci propinano la loro sempre divertente e scanzonata formula sonora, riportata a nuova vita dal loro entusiasmo e dall'ottimo suono dato da Chris per dodici canzoni senza tempo, uno spavaldo blues da bar mescolato al boogie e a sing-a-long rockers. L'apertura è splendida con "Too Much Of A Good Thing", trascinante e dissoluto rocker fra Rolling Stones e Ac/Dc, uno di quei brani che da tempo mancano dalla penna di Jagger e Richards, canzone vincente dell'album e dei Quireboys, fate voi. Sulla stessa falsariga si muove la più sleazy "Chain Smokin'", altrettanto contagiosa nella sua accattivante semplicità, mentre "Talk Of The Town" è più malinconica e a suo modo americaneggiante, ma la lenta "Mother Mary" è superba, con quella fragranza tipica delle composizioni di Ian Hunter coi Mott The Hoople, brano da sottofondo mentre si osserva il sole morire all'orizzonte. Ancora rock energetico con "King Of Fools", boogie spensierato che i Quireboys fanno sembrare così facile da comporre e proporre, ma ecco la potente e cadenzata "Homewreckers And Heartbreakers" a stordirci con la sua forza esecutiva e cattiveria con tanto di slide-guitars e hammond e a pregustare deliziosi momenti quando viene eseguita dal vivo. Gli spettri dei Rolling Stones fine '70s/primi '80s si materializzano prepotenti in "Diamonds And Dirty Stones" dal contagioso ritmo funk dettato dalle chitarre. Ben fatto! La titletrack è un carino rocker orecchiabile, ma non la migliore canzone del disco, mentre "Don't Fight It" è uno di quei lenti romantici alla Rod Stewart come i Quireboys ci hanno già proposto tante volte riuscendo comunque a rendere tali momenti sempre speciali. La svelta "For Crying Out Loud" richiama Chuck Berry e subito dopo ecco la più malinconica e bluesata "Twenty Seven Years" che ci aiuta a guardare dentro noi stessi, un modo intelligente di costruire una buona scaletta. Le ultime note sono per "I Died Laughing", un tempo medio che si rivela adatto all'ascolto estivo sulla spiaggia mentre il mare viene arrossato dagli ultimi raggi del sole. Una band che invecchia ottimamente, ostinanatemente legata ad uno stile datato eppur sempre bello da ascoltare quando viene proposto così bene. Grazie a Spike e soci (sotto l'elenco della band, meritano tutti la citazione)!
Massima Allerta: le prime due canzoni, quindi Mother Mary, Don't Fight It, I Died Laughing Pelo Nell'Uovo: it's only rock'n'roll... è un difetto?
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