Speciale Muskelrock 2019


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Recensione: Red Lamb “Red Lamb”

Red Lamb “Red Lamb”

(Mig Music/Audioglobe)

Per Chi Ascolta: Thrash da parte di chi questo genere l’ha inventato

La definizione, oggi stra-abusata, di super-gruppo trova l’ennesima, sorprendente coniugazione nei Red Lamb, parto creativo di Dan Spitz, transfuga degli Anthrax, qui affiancato da Patrick Johansson (Malmsteen, W.A.S.P.) e Chris Vrenna (Nine Inch Nails, Marilyn Manson). Ad aggiungere nobiltà artistica (ed una buona dose di hype) è, inoltre, stato chiamato Dave Mustaine, coautore dei testi, nonché co-produttore di un album cui ci si accosta alquanto incuriositi. L’iniziale “The Cage”, clamoroso connubio - guarda caso - Megadeth/Anthrax, irrompe con decisione ed un’evidente sensazione deja vu. La medesima impressa a “Runaway Train”, praticamente un’outtake dell’ultimo lavoro dei ‘Deth. Il cui storico scivolone commerciale (“Risk”) ritroviamo nei solchi di “Standby Passenger”, tra chitarre macigno e la costante (ma vana) caccia al ritornello sbanca-charts. “One Shell (In The Chamber)”, con le sue cadenze simil hip hop, punta, invece, dritto verso il modernismo, mancando l’obiettivo, parimenti a “Puzzle Box”, groove-thrash calligrafico che può ricordare certi Biohazard. “Watchman”, al contrario, è una felice intuizione in territorio Anthrax periodo “The Sound Of White Noise”. Niente di trascendentale, intendiamoci, tuttavia sempre meglio di “Keep Pushing Me”, tra doppia cassa esagerata ed il coro che implode quando sta per deflagrare. La svisata hard rock di “Get Up”, opportunamente, dà la sveglia piazzando una stoccata che i nostalgici di “Youthanasia” sicuramente gradiranno, come pure le terzine di “Don’t Threaten To Love Me”, con Mustaine sugli scudi. Saltando a piè pari l’inutile “Angels Of War” si perviene infine a “Warpaint”, con i cantati quasi grunge di Don Chaffin incorniciati da un gustoso solismo settantiano e “Temptation”, ennesima toccata-e-fuga in zona Megadeth. Fra glorioso passato e rischiosa contemporaneità i Red Lamb rilasciano un disco cui il mixaggio esplosivo griffato Johnny K fa guadagnare parecchi punti.


 

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