Speciale Muskelrock 2019


Rok and Roll On The Sea - Festa del Redentore


Ciao Alex!


L'Antro di Ulisse Vol. XXII


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Recensione: Redline "Vice"

Redline "Vice"

(Escape Music / Frontiers)

Per Chi Ascolta: Ottimo Heavy Metal anni ottanta, Black Sabbath, Dio, Judas Priest, Whitesnake

Formatisi in quel di Birmingham nel 2006, i Redline hanno attraversato le inevitabili fasi di assestamento con vari cambi di line-up e diversi demo registrati, sino a trovare un loro equilibrio con Kez Taylor (vc), A.D. (ch), Mark Biddiscombe (bt), Redvers (bs) e Steve Petty (ch), quintetto messo sotto contratto dalla Escape Music e da questa spedita per le registrazioni di "Vice" ai Mad Hat Studios (utilizzati anche da Magnum, Diamond Head e Marshall Law) e per alcuni ritocchi ai The Old Smithy Studios che ospitarono i Trapeze ed i Judas Priest per loro ultimi due albums. Fortunatamente un simile spiegamento di energia trova contropartita nella proposta musicale dei rockers albionici, un potente e genuino heavy metal anglosassone che ha nella potente ugola di Kez Taylor un degno erede di tal Ronnie James Dio, confronto che deriva più dalla impostazione della voce che da un vero e proprio scimmiottamento del piccolo immenso cantante. Si possono ascoltare elementi di Black Sabbath (anni ottanta), Dio, Iron Maiden, Saxon e Judas Priest elaborati dalla entusiasta vena compositiva ed espressiva della band che risparmia energie e le spara senza tregua in ciascuna delle dieci canzoni senza neanche un momento di cedimento. A differenza di altre produzioni del momento (e del passato più o meno recente) non si può parlare di 'just another band and album' e lo potrete apprezzare sin dalla vigorosa opener "Battle Cry", spietata come sanno essere i migliori Judas Priest, e da "King Of The Mountain", brano utilizzato sin dal 2009 quale colonna sonora ufficiale della più antica e pericolosa gara motociclistica TT (Tourist Trophy) dell'Isola del Man. La più cadenzata "Black Sky" offre a Kez la chance di sfoderare una timbrica alla Dio su un potente riff che mixa la potenza dei Black Sabbath con intrecci cromati di chitarra alla Dokken (il risultato è ottimo, credetemi), quindi via a briglia sciolta con "No Limits", portentoso incrocio fra i Saxon ed i Judas Priest, e la più melodica "Twisting The Knife" impreziosta da un ottimo 'twin guitar duo' nella miglior tradizione H.M. inglese. La prima parte di "Cold Silence" offre una delicata e sentita pausa, con i violini suonati da Jimmy Lea (Slade) e gli arrangiamenti al pianoforte ad opera di Pete Lakin (ex Double Cross / Fatemaker), poi il climax si impenna senza eccedere in inutili forzature per un risultato complessivo altamente soddisfacente. Più Whitesnake che puro heavy metal fanno capolino dalla vibrante "High Price To Pay" e dalla più accattivante "Edge Of Falling", mentre "Some Kinda Mean" apre a certe soluzioni stile Dokken/Heaven's Edge senza snaturare il sound dei Redline che torna per una potente chiamata alle armi metalliche con "We Came To Rock". Non ho molte altre parole da utilizzare per lodare questo disco che non perlustra alcun nuovo o inedito sentiero musicale, ma se volete una raccolta di buon heavy metal fatevi avanti e non avrete pentimenti alcuni.


 

Momento D'Estasi: Battle Cry, Black Sky

Pelo Nell'Uovo: rimandato ad altro disco