Recensioni: Where The Sun Comes Down "Ten Years Like in a Magic Dream"
Recensioni: Paolo Siani ft Nuova Idea
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Redrum "Victims Of Our Circumstances" (RMB Records)
Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico, Jaded Heart, Bonfire, Danger Danger I Redrum sono una band proveniente da Salonicco, l'antica Tessalonica, e fondata nel settembre 2003 dai chitarristi Athan 'Lyssa' Kazakis e Panos Baxevanis i quali sottoposero a Michael Bormann (Jaded Heart, Bonfire, Zeno Roth, Rain) le canzoni preparate traendone un responso così positivo che lo stesso Bormann le cantò ed aiutò i due a comporre un altro paio di brani. Nel 2007 vi fu l'esordio discografico ("No Turning Back") attraverso la greca Sleazy Rider Records e riscuotendo critiche favorevoli che permisero alla band di supportare Bonfire, Tyketto, Krokus, Danger Danger, House Of Lords, Adlers Apetite, Blue Tears, Europe, Robert Plant e Glenn Hughes. Per il secondo album i Redrum hanno deciso di comporre e registrare insieme ai RMB Studios in Germania sotto la guida di Bormann per un risultato migliore rispetto al debut album, e non solo grazie ad una migliore e più nitida produzione. In "VOOC" si nota, infatti, un deciso passo in avanti in tutti i settori, dal songwriting all'esecuzione. Superata l'intro "One Of Us" (neanche un minuto), i Redrum ci sparano "Scream", anthemico mid-tempo con un buon gioco di chitarre e tastiere che, alternandosi ed amalgamandosi, creano un buon background per Bormann e per il refrain che ha buon gioco nell'imprimersi nella mente. La piacevole "You Can't Buy No Hero" reca l'impronta di Bormann nella struttura e nel ritornello di matrice Bonfire e Jaded Heart, e ben riuscita è anche "Dust In Your Eyes" nella quale la band mescola con successo rock, blues ed elementi sinfonici, il tutto ottimamente arrangiato ed eseguito. L'inizio acustico di "Empty Promises" lascia intravvedere una ballad sentimentale dal piglio simil-defleppardiano, ma lungo il suo andare aumenta di intensità e il brano diventa un buon mid-tempo di hard rock melodico dalle americaneggianti armonie vocali, mentre "Pokerface" gioca con l'omonimo brano di Lady Gaga e qualche similitudine fra le due canzoni si possono trovare e non solo nella frase 'No he can't read my poker face', comunque si tratta di un hard rock divertente e spigliato con un incendiario assolo di chitarra. Archi sintetizzati aprono l'hard rock melodico "Dirty White Boy" che nel ritornello richiama l'omonimo hit dei Foreigner, ma alla fine non resta molto di questo episodio. Di fattura e qualità decisamente migliore è "Mother I'm Coming Home", ballad interpretata da un ottimo Bormann, e lo svelto heavy rock "Tear Down The Walls", mentre la mediocre "Have A Nice Day" scimmiotta il rock americano fra Kid Rock ed i Bon Jovi, entrambi dei loro momenti più recenti. Ad ogni buon conto è una canzone che si lascia ben ascoltare. Non male la titletrack, ancora sulle orme di Jaded Heart/Bonfire, mentre posso promuovere la cover "You're The Voice" di John Farnham che chiude con trasporto un cd che non cambierà il mondo, ma al contempo è capace di dare buoni motivi per l'acquisto e l'ascolto.
Massima Allerta: La prima parte del cd Pelo Nell'Uovo: si gioca molto (forse troppo) sul sicuro, ma almeno non vengono fatti danni
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