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Recensione: David Reece "Compromise"

David Reece "Compromise"

(AOR Heaven)

Per Chi Ascolta: Heavy Rock

Il nome di David Reece è ben noto alla stragrande maggioranza di voi, avendo egli prestato la propria ugola ad Accept, Bangalore Choir, Sacred Child, Sircle Of Silence e Stream, prendendosi poi una pausa per disintossicarsi dalle delusioni del music biz e dedicarsi ad altri suoi progetti. Nel 2008 torna sulle scene con "Another World" insieme ai Gypsy Rose, esordendo da solista l'anno successivo con "Universal Language", per essere quindi parte nel 2010 alla rinascita dei Bangalore Choice e al loro nuovo cd "Cadence". Nel 2011 unisce le proprie forze a Martin Kronlund (Gypsy Rose) e pubblica un album intitolato semplicemente "Reece Kronlund" e l'anno scorso rieccolo in studio per il terzo album dei Bangalore Choir intitolato "Metaphor" e "Identity Crisis" dei Tango Down. A fine ottobre del 2013 esce la seconda prova solista di David che lo vede aiutato da Ronnie Parkes (bs - 7 Witches), Jack Frost (ch - 7 Witches, Savatage, Metalium), Paul Morris (tast - Rainbow, Doro, Jurgen Blackmore) e i special guests guitarists Christian Tolle e Andy Susemihl, col missaggio affidato a Joey Vera (Armoured Saint) e Martin Kronlund. Bene, e ora passiamo alle undici canzoni di "Compromise"! L'uptempo "Disaster" è il primo brano che incontriamo, un tirato hard rocker che funge da ottimo spunto a Reece per spiegare la propria voce aspra e potente e probabilmente è la miglior canzone del cd che prosegue con "End Of It All", altro rocker a briglia sciolta nel ritmo, meno brillante nel songwriting. Non capisco il via libera dato alla cover dei Creedence Clearwater Revival "Fortuntate Son" che non è sicuramente nelle corde di Reece, ed infatti è uno momenti meno riusciti di "Compromise". Molto carino il lento "Someone Beautiful", sentimentale e con le tastiere a colorare il passionale e virile canto di Reece, e le chitarre acustiche a tessere fini cesellature sia in fase ritmica che solistica. Si torna sui sentieri hard rock con la discreta "Along The Ride" e lo si fa con un tempo medio granitico che tuttavia mi lascia insoddisfatto alla fine, come se fosse stata registrata un pò frettolosamente. "Coast To Coast" e "All Roads Lead To War" virano verso l'heavy metal anni ottanta, la prima ammantandosi di un qual certo alone dark, la seconda prendendo a modello Judas Priest e Manowar, una coppia di brani che contrasta parecchio col class rock alla Dokken di "Where My Heart Belongs" dal grosso potenziale radiofonico (per le radio di 25 anni fa!!!) pur restando un momento godibile ed orecchiabile. "Everything To Everyone" vive su pianoforte e chitarre acustiche, ma possiede una potenza espressiva degna di nota con intense parti vocali ed un assolo di synth dal sapore prog. "Evil Never Dies" mantiene fede al proprio titolo, sfoderando un riff maligno, cadenzato e metal vagamente alla Black Sabbath, ma sinceramente non mi ha impressionato più di tanto. Chiude "Treasure Hunter" dove tutto sembra un cavallo di razza con le briglie tirate. Di sicuro David Reece ha composto materiale migliore di quanto proposto in "Compromise" e non capisco come mai non sia stato utilizzato un batterista in carne ed ossa (il promo-kit non ne menziona uno e pare di sentire un robot-drummer; poi magari mi sbaglio). Qualche momento di interesse e tanti altri piuttosto superflui. Fate voi.


 

Massima Allerta: Disaster, Someone Beautiful, Everything To Everyone, Where My Heart Belongs. Ma non si tratta di materiale pregiatissimo

Pelo Nell'Uovo: suono di batteria troppo freddo (computer?), una cover (Fortunate Son) sbagliata, troppa mediocrità compositiva