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Recensione: Luca Turilli's Rhapsody "Ascending To Infinity”

Luca Turilli's Rhapsody "Ascending To Infinity”

(Nuclear Blast/Audioglobe)

Per Chi Ascolta: metal sinfonico e cinematografico.

Se dopo le note vicende i Rhapsody Of Fire di Staropoli e Lione sono subito partiti in tour, i Rhapsody di Luca Turilli hanno preferito chiudersi in studio e partorire un nuovo lavoro, che magari per motivi commerciali verrà spinto come l'undicesimo album dei Rhapsody, ma che per buona parte dei metallers non sarà altro che il primo album dei Rhapsody di Luca Turilli, e perchè no, di Alessandro Conti. Personalmente mi aspettavo qualcosa di sperimentale, sulla scia degli ultimi lavori solisti del guitar hero, invece ci troviamo di fronte ad un lavoro che è la naturale prosecuzione di quanto fatto fino ad ora dalla band madre. Anzi, la title track in apertura punta su un ritornello azzeccato e di facile presa che ricorda molto i Rhapsody degli esordi. Segue “Dante's Inferno”, mid tempo epico dal coro possente con spezzoni di cantato in italiano; stessa formula per la ancor più convincente “Excalibur”, che parte con un flauto delicato e cresce nel suo incedere maestoso fino ad un ritornello arioso su base power. “Tormento E Passione” prosegue nella tradizione dei brani in madrelingua, è una traccia di impostazione lirica ma che mantiene per tutta la durata una base metallica, uno dei pezzi più convincenti dell'album anche per la variegata prestazione di Conti. Non possiamo dire altrettanto di “Luna”, altro brano in italiano, in realtà cover in omaggio al tenore Alessandro Safina; Conti duetta con una donzella, la traccia ha buone melodie ma è eccessivamente delicata e fuori contesto. “Dark Fate Of Atlantis” e “Clash Of Titans” sono i brani più diretti e svolgono il loro lavoro senza brillare eccessivamente, mentre non si può non applaudire il quardo d'ora di “Of Michael The Arcangel And Lucifers Fall”, dove magistralmente si passa senza cali da atmosfere dark alla pomposità che da sempre caratterizza il songwriting di Turilli. La vera novità alla fine è legata alle tematiche affrontate, non più Terre Incantate ma argomenti vari e spunti personali. Buona la prova di Conti, che tutto sommato stilisticamente non si allontana molto dall'ultimo Lione, anche se personalmente, forse inconsciamente, preferisco il timbro dello storico singer. In ogni caso missione compiuta, e ora appuntamento con il tour in autunno


 

Massima Allerta: il crescendo di “Excalibur”

Colpo Di Sonno: l'eccessivamente melodica “Luna”