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Roadfever "Wolf Pack" (Avenue Of Allies)
Per Chi Ascolta: Heavy Rock con venature Southern Rock, il tutto anni '80 Nati nel 2005 su iniziativa della cantante Stevie 'Manou' Pike (ex State Of Mind), gli svizzeri Roadfever negli anni hanno conquistato una loro reputazione suonando dal vivo anche aprendo per bands quali Blackfoot, Scorpions, Trust, Uli John Roth, Pretty Maids, Rhino Bucket, Eric Singer Project, Little Caesar ed altri. Ciò ha permesso al quartetto di pubblicare un primo album ("Wheels Of Fire") nel 2009 ed un dvd live "Live In Geneva" (2010), entrambi in forma indipendente, per approdare quindi al contratto con l'attiva Avenue Of Allies. Se Stevie ha scritto i testi e le parti vocali, le musiche sono state stese dal chitarrista David Pariat (ex Sideburn) che si è occupato efficacemente anche della produzione (non potevano assumerlo anche i Boston invece di pubblicare il loro ultimo album accompagnato da un suono indegno della loro gloriosa storia? Ah già, dimenticavo che vi sono soloni infallibili... chiudo qua!), mentre la band è completata da Jessie Be (bs) e Pascal Bavaud (bt - State Of Mind, The Persuaders). Le undici canzoni incluse in "Wolf Pack" si muovono fra un hard rock diretto alla Gotthard e Shakra mescolati ai Tangier e ad una certa attitudine heavy rock americana, il tutto ben mescolato, con la voce di Stevie che ricorda un ibrido fra Anastacia e Wendy Kaiser (Rez Band), la solida sezione ritmica a dettare con precisione (svizzera direi, ma in questo caso è ovvio!!!) i tempi sui quali Pariat lavora di fino e di grosso, con riffs che si rifanno alla vecchia scuola ed assoli trascinanti e sempre intelligentemente adeguati alle necessità delle canzoni. I brani scorrono agilmente, si sente che la band si è impegnata a creare un qualcosa che giustifichi il prezzo pagato per acquistare il disco, ma il risultato è purtroppo piuttosto mediocre, senza particolari picchi qualitativi, neanche quando Mat Sinner duetta con Pike su "Magic Sun", inoltre i Roadfever mostrano in questo cd la tendenza ad allungare eccessivamente la durata delle canzoni, finendo col perdere di intensità. Ultima annotazione: Oliver Hartman canta nei cori in diversi brani.
Cosa Funziona: la buona produzione, alcuni riffs ben costruiti Cosa Manca: vi è troppa dispersione (i brani sono troppo lunghi per quello che offrono) ed il songwriting è mediocre
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